Gli operatori della sanità denunciano l'inadeguatezza della Asl di Brindisi nel contrastare il Coronavirus.

Da quanto si legge in una apposita lettera la dirigenza attuale non è stata in grado

e, stando così le cose, non ha le potenzialità di gestire questa emergenza.

Dopo questa denuncia spetta ai Sindaci richiedere adeguate garanzie per il futuro.

Il testo integrale della lettera.

“Le sottoscritte OOSS, da un esame comparativo dei casi di covid-19 registrati in Puglia dall’inizio della pandemia, contestano alla S.V. la inadeguatezza della organizzazione per contrastare le infezioni da covid-19, a distanza di un mese e mezzo dal ricovero del primo paziente. In particolare, fanno le seguenti osservazioni, considerazioni e richieste: Le percentuali di pazienti positivi al covid-19 sono le seguenti (dati aggiornati al 17 aprile 2020)

–  1.050 nella Provincia di Bari;            0,083%

–  333    nella Provincia di Bat;             0,084%

–  439    nella Provincia di Brindisi;       0,110%

–  807    nella Provincia di Foggia;        0,127%

–  434    nella Provincia di Lecce;          0,053%

–  235    nella Provincia di Taranto;       0,040%

È di tutta evidenza che Brindisi risulta la seconda Provincia per il numero dei contagiati (ai quali si aggiungeranno anche i positivi del focolare non ancora conteggiati globalmente, avendo deciso la Regione di spalmarli su più giorni come comunicato dal Sindaco di Brindisi dr. Riccardo Rossi su fb). Ma, entrando nel dettaglio, la percentuale dei contagiati a Brindisi e provincia risulta essere quasi tre volte quella della provincia di Taranto, poco più del doppio della provincia di Lecce e circa il 25% in più rispetto alla provincia di Bari e alla BAT, con un trend incrementale. La maggior parte dei contagiati proviene dallo stesso sistema sanitario, e i dati dicono che negli ospedali del brindisino vi sono, pericolosamente, più contagiati da covid-19 di quanti ce ne siano nelle altre province! Quali le cause secondo le OOSS? La scellerata decisione di scegliere l’Ospedale Perrino come Ospedale COVID, ma anche come ospedale NOCOVID, decisione più volte contestata e più volte ribadita dalle OOSS, perché ha bloccato tutta l’attività ordinaria del Perrino, unico ospedale di II livello di tutta la provincia, abbandonando tanti pazienti che non hanno più quell’assistenza continua necessaria per patologie croniche anche severe. Nonostante le rassicurazioni fatte nei vari incontri sindacali, i percorsi dei pazienti covid, nocovid o sospetti covid continuano a non essere adeguatamente separati, aumentando la possibilità di contagio tra gli operatori sanitari. E’ inaccettabile che ancora, dopo oltre un mese e mezzo dal primo contagio, non si siano resi inaccessibili gli spazi riservati ai covid , e che il personale non sia esclusivamente dedicato ad essi,  con una promiscuità che aumenta il rischio di infezione.

Le scriventi OO SS ritengono ancora doveroso evidenziare alcune criticità rilevate nella nota Prot. N. 28393 di codesta Direzione Medica di Presidio avente oggetto: “Percorsi dedicati Covid”. Prima di tutto ritengono opportuno rammentare ciò che è stato disposto nella nota della Regione Puglia, avente prot. N. A00/05/270 del 30/03/2020 (Oggetto: Emergenza sanitaria covid -19 indirizzi operativi in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nelle strutture sanitarie e socio sanitarie) in relazione al mantenimento dei requisiti strutturali ed organizzativi. Nella suddetta nota è precisato, infatti, che l’effettività dell’identificazione dei percorsi (operatori sanitari montanti in servizio; operatori sanitari smontanti dal servizio; manutentori; addetti alle pulizie ed alla distribuzione dei pasti; nonché pazienti positivi o sospetti per infezione da SARS – COVID – 2) deve essere garantita dalle direzioni mediche dei presidi ospedalieri attraverso le attività del Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale. Ciò detto in relazione alla nota n. 28393 di codesta Direzione Medica di Presidio, le  scriventi OO.SS. esprimono le seguenti osservazioni e  interrogativi: Quali sono i percorsi orizzontali che, secondo la suddetta nota, i pazienti Covid positivi dovrebbero seguire per raggiungere i reparti di pertinenza siti in Medicina  (3° piano – blocco D1) Malattie Infettive ( 3° e 4° piano – Blocco D0); Pneumologia (7° piano – Blocco D1)?. Ovviamente, rimane inteso che l’ascensore del blocco D2 si dovrà fermare esclusivamente ai piani (secondo i percorsi orizzontali) covid, e non come al momento  pare accadere. Ulteriore osservazione riguarda l’ascensore del blocco D3 che, secondo la vostra nota, dovrà essere utilizzato solo per i trasferimenti che coinvolgono l’ex ORL e l’ex Chirurgia plastica, ma anche per l’ingresso in sala dei pazienti non covid. Tale ascensore in realtà risulta, pertanto, promiscuo nell’utilizzo poiché dedicato anche al raggiungimento dei reparti sospetti covid (ex Orl e ex Chirurgia plastica).

In relazione alla evidenziata promiscuità dell’utilizzo  le OOSS chiedono: come può l’operatore sanitario essere certo dell’ avvenuta sanificazione? Quali sono i tempi di attesa per trasportare un paziente non covid in assoluta sicurezza? Segnalano, inoltre, che il prevedere la sanificazione di un percorso costituisce, a loro avviso, l’ammissione implicita di una mancata separazione dei percorsi. Sempre in relazione all’utilizzo promiscuo dei percorsi, le stesse chiedono di conoscere quante sono le barelle di biocontenimento in uso in codesto presidio ospedaliero e se fornite delle relative idoneità. Altra osservazione, che si considera doveroso   fare, riguarda il percorso orizzontale sicuro, non promiscuo, che il paziente non covid deve effettuare, ad esempio per accedere alla sala operatoria oppure alla sala emodinamica partendo dai vari reparti di degenza. In particolare, le scriventi OOSS chiedono se è stato differenziato il corridoio da quello del piano 0 a quello del piano 1. Il colpevole ritardo nel non aver mai attivato prima un laboratorio per gli esami di biologia molecolare, che ha visto questa ASL impreparata a processare prontamente i tamponi per il covid19, test che ancora oggi sono del tutto insufficienti per sottoporre anche tutti gli operatori sanitari, in tempi brevi, a tale verifica; sanitari non solo del Perrino, ma di tutti gli ospedali.

Ancora oggi non è previsto alcun protocollo che stabilisca dove allocare i pazienti affetti da patologie infettive diverse da quella del covid-19, atteso che non può e non deve essere ricoverato nel reparto di malattie infettive dedicato ai pazienti positivi per il covid-19. Il Reparto di malattie infettive è unico in tutta la provincia di Brindisi. Colpevole ritardo di avere una sola terapia intensiva per tutta la provincia di Brindisi, pur avendo più volte assicurato che, in caso di necessità, sarebbe stata prontamente attivata all’ospedale di Francavilla Fontana. Spiace dover constatare, da parte dei vertici aziendali, una produzione ridondante di disposizioni e circolari che, assolutamente distanti dalla reale situazione dell’Ospedale Perrino, e talvolta quanto meno in parte inosservabili, appaiono agli occhi di chi  è giornalmente impegnato sul campo, un maldestro ed inaccettabile, se non vergognoso, tentativo di scaricare sugli operatori sanitari la responsabilità di ripetuti casi di infezioni fra sanitari e pazienti degenti; a tal riguardo, da ultimo si consideri la comunicazione del 16 aprile 2020, protocollo n.ro 28553 a firma del Vice Direttore Medico del p.o. “Perrino”  e del Coordinatore PP.OO. Emergenza Covid, avente per oggetto: ”Assegnazione in merito a misure preventive Pandemia covid19”, per inciso denominata in maniera incomprensibile, in cui si pretende, tra l’altro, che i Direttori non debbano limitarsi, com’è loro dovere, a informare puntualmente il personale delle direttive/protocolli aziendali e a  viglilare sull’osservanza delle stesse, ma debbano di fatto “riscriverle”…

E’ assolutamente necessario e improcrastinabile che si refertino i tamponi in urgenza H/24, entro max due ore, sia prima di ogni ricovero ospedaliero che per quei casi che siano stati successivamente considerati sospetti in regime di ricovero presso Reparti “non covid”. Sempre a proposito dell’esecuzione e refertazione dei tamponi, devono essere stabiliti dei trasparenti protocolli di priorità, dei tempi certi di risposta e delle specifiche e individualizzate (per Reparto) modalità di comunicazione dei risultati. Aver portato a Fasano i post-covid, clinicamente guariti, ma ancora virologicamente positivi e quindi con la possibilità di infettare altri operatori sanitari, è un’altra scelta sbagliata, avendo la possibilità di portarli alla Casa di cura Salus, già pronta per accogliergli e logisticamente molto più conveniente, distando neanche 400 mt dal Perrino, invece di portare tali pazienti con l’ambulanza e personale che deve percorrere A/R circa 120 km.  E nello stesso tempo ci sembra ulteriore spreco di denaro pubblico investire 180.000 (se saranno sufficienti), per reclutare ulteriori posti letto per i pazienti post-covid presso “La Casa della Salute” di cisternino. Non esiste un programma di screening degli operatori e si sta vedendo come i positivi aumentino a vista d’occhio.  La richiesta di “gruppi di operatori dedicati esclusivamente ai COVID” è irrealizzabile in tutti quei reparti che effettuano consulenze in tutto l’Ospedale.

Si è chiamati indiscriminatamente a valutare pazienti sia in ambiente “infetto” che “non infetto”, oltre a fare normale attività di reparto, e questo vale purtroppo per tanti. Il tutto senza  tornare ai  dubbi già espressi su taluni DPI. Ancora, l’assenza di un’unità di crisi/task-force/gruppo di studio, non esclusivamente medicocentrica e non esclusivamente ospedaliera, ma multidisciplinare, multiprofessionale e aziendale, che includa i professionisti coinvolti nella risposta e nell’ organizzazione di tale risposta alla pandemia.  A tutto questo, si è aggiunta la cronica ed inveterata carenza di organico dell’azienda brindisina, che non è stata sanata nonostante due D.L. siano intervenuti nel merito, consentendo alle ASL di assumere personale con le formule e nel numero che avessero ritenuto opportuno. Ma la Direzione Aziendale è al corrente che, da oltre 40 gg., tutti coloro che sono attivamente impegnati nei reparti COVID19 non hanno goduto di un solo giorno di ferie per poter riprendere fiato e che non è stato, neanche pensato, un turnover parziale, programmato, di tale personale, al fine di ridurne l’innegabile stress lavorativo (devono, per l’ennesima volta, ricordare quanti operatori sanitari sono deceduti in Italia per la corrente epidemia?) che conduce inevitabilmente anche ad un esponenziale aumento di potenziali errori?

E ci sarebbe ancora tanto dire….. No, Direttore, non è “tutto sotto controllo”, i fatti raccontano tutta un’altra storia!  Le scriventi OOSS si augurano, finalmente, che questa sia l’occasione buona per avere risposte immediate ed efficaci. Non c’è più tempo per tergiversare e, in assenza di tali risposte, si riservano ogni eventuale ulteriore iniziativa a tutela degli operatori sanitari, dei pazienti e della intera collettività brindisina”.

Firmato : ANAAO, ANPO ASCOTI FIALS MEDICI, AAROI, CGIL medici, CISL medici, UIL medici, FASSID,  Federazione CIMO FESMED .

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