Rischio maxi-multa per il big delle passate Conserve Italia
L'Antitrust di Bruxelles indaga sulla società che tra i suoi marchi vanta big come Valfrutta e Cirio.
Da quanto sembra è stata formulata l'accusa, tra le altre cose confermata da un parere preliminare della Commissione, di aver violato le norme europee "accordandosi collusivamente per falsare la concorrenza"
Conserve Italia, una delle ditte più rappresentative in campo mondiale nel settore delle conserve alimentari e detentrice di marchi come Valfrutta e Cirio, rischia una maxi-multa da parte della Commissione europea per violazione delle regole antitrust.
L’antitrust di Bruxelles, ha comunicato alla società e alla sua controllata Conserves France Sa, il parere preliminare di una indagine aperta nel 2013 e che aveva coinvolto altri big del settore, come la francese Bonduelle (già sanzionata nel 2019).
Secondo la Commissione, Conserve Italia avrebbe violato le norme antitrust dell'Ue, "accordandosi collusivamente per falsare la concorrenza nel mercato delle conserve vegetali all'interno dello Spazio economico europeo (See)".
La Commissione sospetta che Conserve Italia si sia accordata collusivamente con altri operatori dello Spazio economico europeo per fissare i prezzi di vendita, ripartirsi i mercati e suddividersi i clienti per la fornitura di alcuni tipi di conserve vegetali (con marchi propri o privati) a dettaglianti e/o società di servizi alimentari nel See. In particolare, la Commissione ribadisce che la società abbia partecipato ad accordi orizzontali di fissazione dei prezzi e di ripartizione del mercato, nel quadro dei quali, per numerosi anni consecutivi, ha coordinato la propria condotta commerciale con quella di altri partecipanti al mercato. Se il parere preliminare della Commissione venisse confermato, la condotta dell'impresa risulterebbe avere violato le norme dell'Ue che vietano le pratiche commerciali anticoncorrenziali quali gli accordi collusivi sui prezzi e le ripartizioni dei mercati. L'invio della comunicazione degli addebiti non pregiudica l'esito dell'indagine.
Nel settembre 2019 la Commissione ha adottato una decisione di transazione nei confronti di Bonduelle, Coroos e Groupe Cecab, constatando che le tre imprese avevano partecipato per più di 13 anni a un cartello relativo alla fornitura di alcuni tipi di conserve vegetali a dettaglianti e/o società di servizi alimentari nel mercato Ue. L'indagine della Commissione è iniziata nell'ottobre 2013, con l'esecuzione di alcuni accertamenti senza preavviso. Le tre imprese hanno ammesso il proprio coinvolgimento nel cartello e complessivamente sono state erogate ammende per 31,6 milioni di euro. Nell'ambito della stessa indagine, la Commissione ha avviato un procedimento nei confronti di una quarta impresa, Conserve Italia.
Conserve Italia non figurava tra i destinatari della decisione di transazione del settembre 2019 e, pertanto, l'indagine che la riguardava è proseguita nell'ambito della procedura standard relativa ai cartelli.
La comunicazione degli addebiti è un atto formale che fa parte delle indagini della Commissione relative a presunte violazioni delle norme dell'Ue in materia di pratiche commerciali restrittive. La Commissione informa per iscritto le parti interessate sugli addebiti mossi nei loro confronti. Le parti possono quindi esaminare i documenti contenuti nel fascicolo di indagine della Commissione, rispondere per iscritto e chiedere un'audizione per presentare le loro osservazioni sul caso ai rappresentanti della Commissione e delle autorità nazionali garanti della concorrenza. Se, dopo che le parti hanno esercitato i loro diritti di difesa, la Commissione conclude che esistono prove sufficienti dell'esistenza di un'infrazione, può adottare una decisione con cui vieta la condotta e infligge un'ammenda, la quale può elevarsi fino al 10% del fatturato mondiale annuo dell'impresa. La normativa non impone alla Commissione alcun termine temporale per la conclusione delle indagini antitrust relative alle condotte anticoncorrenziali. La durata di un'indagine antitrust dipende da una serie di fattori, tra cui la complessità del caso, il grado di cooperazione con la Commissione dell'impresa interessata e l'esercizio dei diritti di difesa.
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