Piazza commestibili: Gino Vizzino su Facebook e la nostra opinione.
Per fortuna abbiamo facebook che ci riporta qualche “pensiero ferragostano” dei nostri amministratori.
Ed uno in particolare, quello di Gino Vizzino lo riportiamo volendo aggiungere qualcosa.
Pensiero ferragostano: La vendita itinerante, a posto fisso o presso la propria abitazione,di produttori agricoli di frutta e verdura è uno dei problemi più ostici con il quale l'amministratore comunale è chiamato a misurarsi. In particolare negli ultimi tempi e per motivazioni coincidenti (assenza di un mercato attrezzato; crisi occupazionale severa) ha assunto dimensioni significative. Si tratta di un problema che genera mancanza del rispetto delle regole, concorrenza sleale ed anche questioni ligienico sanitarie. La repressione, che pure occorre praticare, ha dimostrato la sua inadeguatezza ed inefficacia. L'auspicio che si agisca, invece, con pratiche preventive ripensando, magari, la necessità di ripristinare una piazza mercato, e non necessariamente nello stesso posto dove è stata ubicata per tantissimi anni, concentrando li' l'offerta dei produttori locali. Io la penso così. (Gino Vizzino).
La questione di “una Piazza Commestibili” è molto “antica” ed in molti hanno tentato una soluzione. Nel 1976 nella mia breve esperienza di Assessore cercai di portare avanti tale questione e, quanto meno di far realizzare quello che prevedeva la lottizzazione della contrada Seta, proprietà in gran parte del dott. Marco Tondi. Dove adesso c’è la Chiesa di San Pio (ex San Giuseppe Artigiano) era prevista una “Piazza Commestibili” e chi, per caso osserva quella piazza potrà notare che ci sono molti box che dovevano essere utilizzati per vendita di prodotti commestibili. Ma c’era “un voto” da parte di un prelato di riuscire a costruire una Chiesa, si diceva come ringraziamento per “grazia ricevuta”. Ma la chiesa, nel progetto, non era prevista come si presenta adesso; ora, ha, infatti, oltre la zona di calpestio religiosa anche un oratorio con ampi spazi per attività sociali. All’epoca le pressioni per ampliare quel che era il progetto, furono immense e le promesse di voti elettorali di una forte parrocchia non lasciarono insensibili i politici, in particolare chi all’epoca era all’apice delle vicende amministrative. Ricordo di essermi recato dal Vescovo Settimio Todisco che delegò il vicario foraneo nostro concittadino, mons. Armando Franco” a trattare “la questione”. E le riassicurazioni furono nette e determinate: “Nessuno decide a Mesagne per quanto attiene la costruzione di luoghi sacri. C’è una commissione che decide modi, luoghi e tecniche architettoniche”. Capitolo chiuso! Pochi mesi dopo abbandonai il mio impegno politico e non seguii più la questione. La realtà, quella che si vede ora non mi sembra che sia quella che era stata prospettata! E, oltre agli spazi utilizzati in modo diverso … che dire? Certo la situazione di fatto crea problemi per realizzare in parte quello che era stato programmato. Davanti ad una chiesa non è proprio accettabile fare una piazza commestibile mobile fino a mezzogiorno e con negozi che potevano garantire la vendita di prodotti nel pomeriggio fino a sera. In molti non sono di questa idea.
Ritengo che quel progetto, caro Gino, potrebbe essere recuperato, forse sarebbe importante per una serie di motivi che tra le altre cose sono oggettive.
In molti concordano che la mancanza di una “Piazza Commestibili” ha ridotto la città ad essere “ostaggio” delle varie frutterie che praticano prezzi che sono diversi e molto più pesanti di quelli che vengono praticati a Brindisi al nuovo mercato ex Inapli. (Visto che frequenti Brindisi per lavoro puoi accertarlo direttamente), e questo nonostante la presenza “in loco” della grande distribuzione e soprattutto nonostante la presenza fino a metà mattinata di tanti piccoli contadini diretti che vendono nei loro piccoli casa-putea.
Una “Piazza commestibili” che, necessariamente, deve chiudere a mezzogiorno riporta alla memoria un sacco di gente che con pochi mezzi finanziari va a fare “la spesa” alla fine della giornata per accaparrarsi quel poco che i venditori non vogliono riportare in deposito e cedono il tutto a basso prezzo (per intenderci “a muzzu”), ma soprattutto riporta alla mente la concorrenza tra contadini e rigattieri che, naturalmente porta benefici agli acquirenti.
Ma ci sono anche altri problemi da segnalare: difficilmente si riscontra nelle frutterie, e penso di conoscerle tutte quelle presenti in Mesagne, la provenienza del prodotto in vendita ed alcune volte anche il cartellino con il prezzo (cose previste dalla normativa) ma non si conoscono (saremmo ben lieti di darne comunicazione) interventi amministrativi in tal senso. Ma ancor di più: l’Amministrazione dovrebbe cominciare ad interessare l’Asl o i Nas per campionare ed analizzare alcune verdure di largo consumo (tanto per fare un esempio: li rapicauli) e verificare se siano stati utilizzati concimi (magari cinesi) perché una tale verifica pare venga fatta solo dalla grande distribuzione. Su questo, caro Gino, puoi contare su una potentissima organizzazione al tuo fianco l’Adoc che fino a qualche giorno fa era guidata dall’avv. Antonio Marotta, ora Assessore e che mi auguro possa continuare il suo lavoro unitamente ad analoghe associazioni di consumatori.
Una nuova “Piazza Commestibili” è necessaria per la nostra Mesagne e fuori dal centro storico ormai inagibile per tale attività per via della questione parcheggi. Ma per far questo occorre una Amministrazione che dimostri di avere coraggio e chiudere la questione dei venditori ambulanti(paninari compresi) che sono diventati fissi. Fare questo significa interpretare le nuove esigenze e se mi permetti, scusami per la scurrilità, avere anche attributi, ovviamente politici. Ci si rende conto che “buttare fuori” le associazioni che hanno in gestione quei locali di fronte alla parrocchia di San Pio di Pietralcina è un aspetto proibitivo ma forse qualcuno dovrebbe ricordare che l’interesse collettivo, il bene comune prevale sull’interesse privato … qualche volta!
E’ certo, comunque, che un impegno per una nuova “Piazza Commestibili” avrà non solo tutto il nostro appoggio come testata giornalistica ma quello della cittadinanza al completo e soprattutto quello di molta povera gente, in particolare anziani, che con pochissimi centesimi nel proprio portamonete ma con molta umiltà vanno a fare “la spesa” dai piccoli rigattieri che vendono casa-casa che fanno prezzi onesti (al di là se questi pagano o meno le tasse) e come si diceva un tempo anche “la bbona mmusura”.
Pino Giordano