Risposta dell’Assessore Palma Librato a “Il fatto quotidiano”
Gentile Lilli, conoscendo la Sua grande sensibilità verso i temi di architettura e archeologia che condivido pienamente,
Le chiedo ospitalità sulla sua testata non «per fatto personale», ma per interesse generale. Non ci crederà, ma sono stata (in parte) contenta del suo articolo sul «solar cooling» impiantato sul tetto della casa Comunale della mia città. Ciò perchè l'impatto mediatico della sua inchiesta costituisce un efficace catalizzatore al mio operato di fresco assessore ai Lavori Pubblici per rimuovere un problema che è anche uno scandalo. Parlandole da giovane amministratrice, architetto peraltro, nutro il sogno di dare un piccolo contributo di speranza ai giovani che si affacciano alla politica e sperano a loro volta di costruirsi un mondo più lineare che possa partire già dalla esatta informazione sui fatti.
Provo ad illustrarle, a corredo dell'articolo, gli accadimenti relativi all’opera realizzata e degli ultimi mesi, lasciando a Lei l’opportunità di tagliare il testo per motivi giornalistici.
L’opera (impianto di solar cooling) è stata finanziata e realizzata gli scorsi anni in parte con fondi europei (FONDI PON ENERGIA) per un importo di circa € 366.000,00 ed in parte con fondi comunali - € 90.000,00.
L’opera da dover essere obbligatoriamente unico impianto fu divisa in tre lotti funzionali ed in particolare la parte di impianto solar cooling riferita alla centralina, pannelli e tubazioni, la parte di pompe e la parte terminale, ovvero i corpi raffrescanti e radianti interni all’edificio. I tre lotti vedevano tre progettisti e tre ditte esecutrici. Il tutto realizzato in step differenti fu consegnato e collaudato separatamente, ciascuno per il proprio pezzo e consegnato alla precedente Amministrazione ai primi di dicembre 2014. L’impianto a detta del RUP pare sia all’avanguardia e così tecnologicamente avanzato che operare e gestirlo è impossibile!!! Pare abbia visto solo qualche momento di funzionamento da allora ad oggi, questo è da verificare. Questa Amministrazione insediatasi nel giugno 2015 sin da allora ha chiesto conto circa il mancato funzionamento e, soprattutto, ha chiesto verifiche circa la stabilità del solaio della Sala Consiliare su cui sono stesi i pannelli che ha presentato distacchi importanti di parti costitutive del solaio stesso nel mese di settembre 2015.
L'aula consiliare del Palazzo dei Celestini di Mesagne è stata inibita all'uso da settembre 2015 a pochi mesi dall'insediamento dell'Amministrazione Molfetta, a seguito di caduta di pezzi di intonaco e copriferro del solaio. La triste occasione ha consentito di mettere in atto una serie di richieste da parte del Sindaco e dell'Assessorato ai Lavori Pubblici, che hanno immediatamente sollecitato gli uffici ad accertare se, precedentemente all'apposizione di impianto di «solar cooling»
sui tetti, era stata verificata la resistenza del solaio da un punto di vista statico. Il Dirigente dei Lavori Pubblici, incaricato di effettuare le verifiche, ha quindi proceduto con alcune iniziali prove materiche sul solaio che non era stato mai oggetto di verifica statica prima dell’apposizione dei pannelli, estendendo le verifiche in copertura rispetto ai punti di scarico dell'impianto (se omogenei o puntuali) e a eventuali perdite dell'impianto che potessero costituire la causa delle infiltrazioni di acqua rinvenute nel solaio. Con altrettanta immediatezza si è proceduto anche a candidare l'opera di ripristino del solaio (nonché della facciata del Palazzo) ad un bando regionale, il cui esito non è ancora noto in quanto il progetto di recupero dello stesso è risultato molto oneroso. Precedentemente e soprattutto in seguito all'arrivo della ditta vincitrice della gestione dell'appalto di manutenzione e tenuta in esercizio degli impianti comunali, il Sindaco e l'Assessore hanno tenuto riunioni di verifica sia con il Rup (responsabile unico del procedimento) dell'impianto, sia con il responsabile dell'ufficio Lavori Pubblici. La necessità di aria calda in inverno ha fatto scaldare moltissimo gli animi, poichè sembrava regolare per gli uffici far finta che i pannelli non esistessero e riscaldare con le stufette i dipendenti. Più volte l'Assessore già da dicembre ha chiesto per iscritto e verbalmente una relazione tecnica denunciando sprechi di energia nell'uso delle stufe ed anche mancanza di buoni livelli di sicurezza nell'uso indiscriminato di stufe in un luogo di lavoro. Dopo una sistemazione dei soli fancoil, frequentemente l'Assessore è entrata negli uffici ed ha invitato a spegnere le stufe per evitare situazioni pericolose e sprechi. A dicembre non sopportando più quella struttura invadente e sgraziata su un edificio seicentesco ha destinato mail (assegnando tempi per rispondere) ai funzionari interessati. Le risposte - arrivate solo ad aprile - sono contrastanti e inconciliabili tra loro, perché secondo l'ufficio lavori pubblici l'impianto danneggerebbe la sala e presenterebbe molte raccorderie rimaneggiate, invece secondo il Rup e collaudatore mancherebbero soltanto alcuni pezzi e vi sarebbero inefficenze gestionali a carico della ditta gestore; la ditta, dal canto suo, sostiene che l'impianto è complesso e non funziona. Insomma un grattacapo in cui l'Assessore (che si rifiuta di entrare in loop) rilancia insistentemente con la domanda: «Ok, ma funziona o no? Crea danni o no?».
Pochi giorni addietro, dopo l'ennesima pessima sorpresa dell'impianto, la fuoriuscita di vapore e il raggiungimento di esercizio e la risposta distaccata e stizzosa del Rup alle asserzioni dell'Assessore, la stessa ha richiesto formale parere legale e tecnico, aggiungendo ai due tecnici l'avvocato in organico comunale e annoverando tra i tanti problemi generati dall'impianto, oltre all'impatto visivo dell'impianto su un bene monumentale, questioni di sicurezza che sono minate se ancora ad oggi, persi in una bega tecnica, nessuno ancora dopo tanto tempo conosce il funzionamento dell'impianto. È della scorsa settimana la domanda di verifica se si può mettere in sicurezza ed esercizio rapidamente o se il suo smontaggio e la conseguente ricollocazione in altro edificio possa generare danni economici all'ente dopo il finanziamento ricevuto e a chi andrebbero richiesti i danni. L'ennesima richiesta a cui non sono ancora pervenute risposte ma solo sbraitamenti evasivi e per nulla rassicuranti.
Qual è il senso «politico» della questione? La vera novità rispetto a quanto accaduto sui tetti del Palazzo di città e che oggi è solo ed esclusivamente una grande problematica tecnica è che oggi ci sono un Sindaco attento e una tenace e giovane assessore che insegue la verità da mesi, non per mortificare qualcuno o rivolgere accuse alla precedente Amministrazione, ma perché crede fermamente che nel 2016 queste cose non debbano più accadere.
Ass. Palma Librato