Canile, per ProgettiAmo Mesagne "l'Amministrazione deve attenersi al dettato normativo".
La vicenda relativa all’affidamento del Canile di Mesagne ad un nuovo gestore - dopo quasi un decennio di affidamenti diretti,
gare inadeguate e proroghe tecniche - sembra non aver più fine. Come avevamo ampiamente previsto due mesi fa, all’indomani della pubblicazione del bando, la gara d’appalto è andata desolatamente deserta. Due le ragioni fondamentali: la scarsa attrattività del bando, visto che il budget messo a disposizione copriva per il 75% solo le spese del personale, e per il 25 % tutto il resto(sostentamento dei cani, pulizia, smaltimento carcasse, servizi vari, ecc.) e la incomprensibile decisione di non attenersi alle norme previste per i bandi di gara sopra la soglia europea, cosiddetti bandi ad “evidenza europea”, che impongono alle stazioni appaltanti di garantire la massima concorrenza! Non è ammessa dunque alcuna riserva di partecipazione (nel caso di specie era prevista una riserva per le sole associazioni di volontariato)!
Ad avallare le nostre ragioni, esattamente un mese fa(GU 5a Serie Speciale - Contratti Pubblici n.44 del 18-4-2016) , il comune di Roma, ha pubblicato un bando di gara, ad evidenza europea, per l’affidamento della gestione proprio di due canili comunali. L’amministrazione capitolina, infatti, sta tentando di sanare una posizione considerata illegittima anche dall’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) per la reiterata “violazione dei principi di libera concorrenza” a causa di affidamenti diretti, proroghe tecniche, gare irregolari; situazione molto simile, da un punto di vista amministrativo, a quella della nostra città. Nel bando di gara “romano” non è prevista nessuna riserva di partecipazione atteso che possono partecipare al bando, oltre alle associazioni di volontariato anche soggetti economici iscritti al registro delle imprese, raggruppamenti temporanei d’impresa(RTI), consorzi ordinari, gruppi europei di interessi economici(GEIE),ecc.
Ora l’amministrazione Molfetta si trova a gestire una situazione difficile. Due le strade da percorrere a nostro avviso: procedere con una breve proroga tecnica, ed istruire, entro tre mesi, una nuova gara ad evidenza europea(come quella capitolina) che permetterebbe di aumentare la platea dei concorrenti (immaginiamo consorzi o RTI che possono gestire meglio i costi fissi di gestione)o procedere ai sensi dell’art. 63 del nuovo codice degli appalti, ossia attivando una procedura negoziata nel rispetto dei principi della trasparenza, della concorrenza e della rotazione ( trattativa privata) con almeno cinque soggetti economici. In questo caso però dovrà attenersi sostanzialmente alle condizioni previste dal vecchio bando!
La questione nel suo complesso è tuttavia molto grave, poiché sottolinea l’inadeguatezza di un’amministrazione che lavora con estrema leggerezza creando, nonostante le sollecitazioni e i “preventivi inviti ad attenersi al dettato normativo”, situazioni di empasse che determinano inevitabilmente uno spreco inutile di risorse pubbliche e caos nella gestione dei servizi! Seguiremo tuttavia l’evolversi della vicenda, non escludendo di sottoporre la questione direttamente alle Autorità competenti.
Il coordinatore di ProgettiAmo Mesagne
Antonio Calabrese