E poi ... la lettera di Marchionna al Sindaco, con le dimissioni formali.

Caro Pompeo,

preso atto della nota con cui mi hai chiesto di rassegnare le dimissioni da assessore del Comune di Mesagne, perché non ti avrei messo al corrente di una mia iniziativa giudiziaria – querela per diffamazione (anche) a tutela della mia onorabilità – nei confronti del giornalista autore del pezzo apparso sul “Quotidiano”, non ho alcuna difficoltà a rassegnare le mie irrevocabili dimissioni, con la doverosa ed imprescindibile precisazione che non mi sento responsabile per nulla, proprio per nulla, di alcun comportamento censurabile sotto l’aspetto politico-amministrativo.
In sostanza, mi pare di comprendere con profondo e sincero rammarico, non ti lamenti del fatto che io sia stato fatto oggetto di un’accusa insopportabile per un pubblico amministratore (almeno su questo, penso, dovremmo essere d’accordo) – agevolare nell’assegnazione di fondi pubblici un soggetto che non ha diritto a discapito di altro che (solo) ne ha, accusa assolutamente infondata e non provata, che lede non tanto (e non solo) l’onorabilità di un singolo assessore, ma di un’intera Amministrazione – quanto del fatto che io non ti abbia detto che intendevo esercitare un diritto a tutela (anche) della mia onorabilità per quel che era stato scritto; diritto che, peraltro, comunque mi riconosci.
Ecco, caro sindaco, tu ed io sappiamo che le cose non stanno proprio così.
Ricordi il mio malessere dopo aver letto l’articolo in questione?
Avevo o non avevo evidenziato la “rilevanza istituzionale” che annettevo alla notizia?
Se togliamo ai cittadini la fiducia in chi è chiamato a governare, cosa rimane alla città?
Avevo o non avevo chiesto un tuo intervento?
Ho atteso prima di procedere con la mia iniziativa, nella speranza che vi fosse una (anche minima) presa di posizione ufficiale dell’Amministrazione, atto che evidentemente avrebbe reso superflua ogni mia singola azione. Di tanto avevo anche notiziato un autorevole componente della maggioranza, il quale correttamente mi ha risposto che ove mi ritenessi leso nella mia onorabilità, potevo agire dinnanzi la magistratura competente.
Non avendo avuto alcun “sostegno politico” ed anche al fine di evitare “imbarazzi” altrui, ho ritenuto di esercitare un diritto, senza che ciò potesse costituire un intralcio all’azione amministrativa.  Ora, se tu ritieni che io mi sia reso responsabile di azioni lesive per l’immagine del Sindaco e dell’intera Amministrazione comunale e di aver posto in essere “operazioni” illegittime, avevi tutto il diritto, non di chiedermi di farti avere le dimissioni,  ma di “cacciarmi”, di revocarmi l’incarico che mi hai conferito (per il quale non posso che ringraziarti ancora, anche pubblicamente) e, sussistendone tutti i presupposti, anche di denunciarmi all’Autorità Giudiziaria.
La verità, caro Sindaco, è che il fine ultimo di quel che ho fatto, era difendere la “tua” Amministrazione unitamente alla mia onorabilità di amministratore; non era evidentemente la (eventuale) condanna dell’articolista –vorrei ti fosse chiaro – il fine ultimo di quella mia iniziativa. 
Il paradosso è che “pago” per qualcosa che io ho fatto e che, con altre modalità, avresti dovuto fare tu, sempre che fossi convinto della correttezza del mio operato. In altri termini, il fatto di aver inteso tutelare oltre che la mia, anche l’immagine dell’Ente, mi viene scaraventato addosso come un misfatto qualsiasi. E bisogna dare atto all’autore del pezzo giornalistico del 14 u.s., laddove presentiva che «il sindaco Molfetta potrebbe decidere di operare un rimpasto per rinvigorire eventuali settori che sembrano in sofferenza. In primis i servizi sociali e giovanili dove alcune settimane fa sarebbe stata fatta un’operazione a danno di un sodalizio di giovani e a favore di un altro».
Queste sono le circostanze di fatto che mi premeva mettere in evidenza anche per tutelare – questa volta sì – la mia esclusiva onorabilità nei confronti della Città.
Lascio, quindi, la funzione che ho avuto l’onore – grazie a te – di esercitare per quasi un anno, svolta con tutti i miei limiti ed errori, ma con la sicura consapevolezza di averlo fatto nell’interesse pubblico e mai privilegiando alcuno. Lascio con la serenità d’animo e senza alcun risentimento nei tuoi confronti e se mi son permesso di dilungarmi per qualche rigo, l’ho fatto solo per amore di verità, a tutela della mia dignità di cittadino e di professionista e per rigettare ogni profilo di responsabilità che in qualche modo, per la vicenda che mi ha visto coinvolto, mi poteva essere addebitato.
Ti ringrazio ancora per l’opportunità che mi hai dato ed insieme a te saluto tutti i colleghi di giunta, il presidente del consiglio comunale, tutti i consiglieri comunali, il segretario generale, i responsabili di servizio e tutto il personale del Comune di Mesagne, in particolare quello degli uffici “Servizi sociali e politiche giovanili”, al quale ho “lasciato” un pezzo di cuore.
Da ultimo, ma non per ultimo, ringrazio tutti coloro, soprattutto giovani, che mi hanno manifestato vicinanza e solidarietà in queste ore per me molto difficili. A loro va la mia gratitudine ed a te, caro sindaco, l’ultimo augurio, davvero sincero: di poter continuare a guidare, pur con tutte le difficoltà che abbiamo sperimentato in questi 12 mesi, una Città difficile come la nostra Mesagne.
Mesagne 19.06.2016

Rolando Manuel MArchionna

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