Giuseppe Florio ci scrive per l'articolo: "Sindaco perché non revocare ..."
Caro Direttore,
è difficile districarsi nella platea di «nom de plume» che affolla la sua testata,
tra i vari viandanti e «Cocu ti la chiazza», non di rado collaboratori che prediligono l'anonimato per dissimulare le proprie mediocrità. Tuttavia, in riferimento all'ultimo intervento non firmato (“Sindaco, perchè non revocare all'Assessore ai LL.PP. La delega e nominarla consulente?”), avverto la necessità di indirizzarle qualche considerazione a margine.
Questa volta, infatti, mi pare che si tratti di un autore pregevole: che sa scrivere a dovere, che conosce lo stato delle cose, che sa inquadrare le problematiche che insistono negli ingranaggi del governo cittadino. Concordo infatti – con lui? Con lei? - almeno su un aspetto della sua analisi: e cioè sulle differenze di vedute tra il sindaco (che auspicherebbe il disbrigo dell'ordinarietà, perlomeno nel settore dei lavori pubblici) e l'assessore Librato (che invece coltiverebbe la visione di una città straordinaria).
A me, però, non sembra che questa possa costituire la pietra dello scandalo. Governare (dal greco: «tenere il timone») significa proprio gestire la rotta, contemplando le diverse spinte e pure i marosi. Certamente, è di là da vedere se il primo cittadino sarà in grado di fare sintesi, e non soltanto tra la propria prospettiva e quella del suo assessore, ma anche tra l'agenda della giunta in carica e quella della maggioranza, ad esempio: ma restano ancora quasi 4 anni di tempo, per una valutazione definitiva. Rilevo infine con dispiacere che il tanto valente opinionista abbia disseminato l'intervento di chiose polemiche inutili o cadute di stile (l'«ennesima intervista autocelebrativa rilasciata e/o eterodiretta ad un “Blog”» era, per coloro che fossero interessati alla verità fattuale, una intervista rilasciata al capo di gabinetto del Ministro Giannini, in cui peraltro si esaltava il ruolo della Pubblica Amministrazione), soprattutto perchè la qualità delle sue argomentazioni rimane sopraffina.
Tanto che sono io ad avanzare, fatte necessarie premesse, una proposta. Se l'autore o l'autrice non è iscritto al PD; se non è il coniuge o uno stretto parente di qualche funzionario comunale; se non è un candidato sconfitto alle ultime elezioni; se non è un vecchio arnese della politica pensionato dalla Storia; se come hobby non ha quello di giocare a freccette usando come bersaglio una foto di Toni Matarrelli: ebbene potrebbe diventare il consulente politico di Pompeo Molfetta, surrogando quello precedente (tanto inetto) e assurgendo al ruolo più consono di nostrano Henry Kissinger (Furth, 27 maggio 1923 – vivente).
P.S. Se dovesse accettare l'incarico, però, dovrebbe a quel punto firmarsi, e magari mostrare il suo volto: ma non credo che questo sia un problema, per un adulto arguto e colto.
Giuseppe Florio