Orsini: ennesimo incarico affidato ad un professionista esterno dall’amministrazione comunale di Mesagne.

Con la delibera nr. 102 - adottata l’1 giugno scorso e pubblicata solo oggi, dopo ben 42 giorni (!) - viene impegnata la somma di cinquemila euro per sottoporre ad un avvocato di Bari

la richiesta di alcuni pareri inerenti la proposta di ampliamento del parco commerciale da parte di privati.

E, purtroppo, si ricorre ancora una volta all’esterno, nonostante la presenza all’interno della struttura organizzativa comunale di un dipendente avente la qualifica di avvocato che, peraltro, in forza di un decreto dello stesso sindaco, riveste una posizione di “alta professionalità”.

Nel provvedimento di giunta, si legge che «sussistono già in fase preistruttoria problemi di natura giuridica-tecnica-urbanistica di particolare complessità, per approfondire i quali si rende necessario acquisire puntuali pareri legali da parte di professionisti con specifiche professionalità ed esperienza in diritto urbanistico». E subito dopo, si precisa che nonostante la «presenza all'interno dell'organico dell'Ente dell'Ufficio di Avvocatura interna», si rende necessario «in relazione alla straordinarietà e complessità delle problematiche esplicitate… avvalersi di figure professionali esperte della materia che consentano di risolvere gli aspetti più complessi del procedimento avviato mediante la formulazione di appositi pareri».

Chi ha stabilito che l’avvocato–dipendente non è in grado di rendere i pareri che la Giunta ritiene necessari?

Sono stati richiesti preventivamente i pareri al dipendente avvocato? Se sì, l’avvocato-dipendente ha declinato di rendere i chiesti pareri perché non si sentiva “all’altezza” in relazione alla straordinarietà e complessità delle problematiche sottopostele?

Perché la delibera che, peraltro, non è un atto di indirizzo, viene sottoscritta dalla responsabile di un servizio che non è quello legale?

Atteso che nella delibera viene «dato atto che il professionista all'uopo contattato, si è dichiarato disponibile a svolgere la propria prestazione professionale», è proprio da “impiccioni” chiedere da chi sia stato contattato?

E poi, perché accollarsi l’onere di una spesa simile, quando il Comune potrebbe limitarsi ad aderire all’istanza del privato ed in caso di diniego da parte di altri Enti, lasciare allo stesso privato l’onere di ricorrere eventualmente innanzi al giudice amministrativo?

Era solo questo l’unico modo per spendere cinquemila euro?

Come? Quante domande.

Sì, ci rendiamo conto, siamo un po’ curiosi.

Lo saremmo un po’ di meno se avessimo anche le risposte?

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