Giochi irresponsabili sulla pelle della città (di Giovanni Galeone)

A pochi mesi dal rimpasto che doveva rilanciare e rinvigorire l’attività della Giunta comunale, pare essere arrivata al termine l’esperienza amministrativa del Sindaco Pompeo Molfetta,

in anticipo di un anno mezzo sulla scadenza naturale della legislatura. 

Non è l’attività dell’opposizione consiliare, nel complesso puntuale e mite, né quella extra consiliare, più graffiante ma relativamente incisiva, a mettere in crisi l’Amministrazione. Né ad occhio e croce si vedono in città barricate contro la Giunta comunale, gli ultimi innesti hanno visto peraltro assessori impegnati e presenti.

A voler mandare a casa il Sindaco Pompeo Molfetta è una manovra interna di palazzo, resa evidente dalle dimissioni dal ruolo di coordinatore politico della maggioranza dell’onorevole Toni Matarrelli, rapidamente sostituito dall’altro uomo forte della coalizione, il sindacalista Luigi Vizzino. Un gioco delle parti che sembra più che altro precostituire un alibi per scaricare sul Sindaco la responsabilità della fine della legislatura.

Certo è che negli scorsi mesi segnali inequivocabili erano arrivati al Sindaco accompagnati da pesanti bordate: “Stupisce che la giunta non sia ancora caduta”, si era letto in qualche articolo, come si permette di fare incontri “segreti”? al sindaco era stata rimproverata poi la sua personalità umbratile, diffidente e accentratrice che lo rende inadeguato al ruolo di guida. Se pensiamo alle parole dolci spese in passato per magnificare le qualità politiche e umane di Pompeo Molfetta, c’è da rimanere stupefatti.

D’altro canto non ci vuole poi molto a passare da consigliere politico del Sindaco Pompeo Molfetta a liquidatore del Sindaco Molfeo Pompetta.

Appena un anno fa si poteva vedere sui social un video in cui sindaco, onorevole e consigliere regionale cantavano simpaticamente in macchina mentre si recavano all’assemblea nazionale di Liberi e Uguali, per qualche tempo ritenuto un treno utile per la conquista di un ruolo politico-istituzionale, poi rapidamente abbandonato. Oggi non si canta più e quasi non ci si parla più.

Il casus belli per defenestrare il Sindaco è l’equilibrio di bilancio, tema da pochi mesi divenuto dirompente, ma ci dice il consigliere Lenoci ampiamente affrontato e discusso in maggioranza. È come quando un’impresa decide di licenziare un dipendente e gli invia la lettera di contestazione, il dipendente risponde e si giustifica, ma l’esito quasi sempre è il licenziamento perché l’impresa ha già deciso. Ecco, è una situazione simile, anche qui si è ormai deciso.

La domanda da farsi è però: ma l’interruzione della legislatura e lo scioglimento del Consiglio comunale è utile alla città? O un’ambizione personale supera e travolge gli interessi di Mesagne? E perché un commissario e una nuova elezione quando si ha già un ampio potere per contribuire alla risoluzione del problema e a far crescere la città?

I limiti della Giunta Molfetta sono stati più volte evidenziati e confermati, è stata una legislatura abbastanza tormentata, ma giocare allo sfascio è diverso dal criticare legittimamente, è così ad un accordo personale tra maggiorenti all’interno di un indistinto civismo oggi segue una rottura personale fuori da un orizzonte politico chiaro.

Questa operazione divide sia la maggioranza (non tutti hanno firmato per il nuovo coordinatore) che l’elettorato di riferimento di questa Amministrazione. Una prova di forza comunque voluta puntando probabilmente sulla debolezza degli altri soggetti politici, il Pd avversario di ieri e forse bramato alleato di domani, il centro destra di cui non si apprezzano segni vitali, i movimenti locali più recenti, Italia in Comune e il Movimento La M, voci critiche e pungenti ma ancora poco organizzate.

In quanto al M5S, sembra inverosimile che possa capitalizzare in chiave cittadina l’ampio consenso ottenuto alle politiche. Il deputato locale sembra vivere una dimensione tutta sua inondando il web di post trionfalistici; così mentre la leadership di Di Maio si è molto indebolita, in Europa si è suonata la ritirata, l’Istat ha certificato che il paese non cresce, in uno degli ultimi post ci dice che grazie alle cose bellissime fatte dal M5S il Pil è in ripresa e con esso la felicità degli italiani. Improbabile!

Approfittare delle difficoltà degli altri, in assenza di un approdo politico certo puntare sul rapporto con il governatore Michele Emiliano, porsi come riferimento dei poteri economici che gravitano nel settore socio-sanitario-assistenziale, sembra essere questo il disegno del dopo Pompeo.

Tuttavia un dato è certo, se il Sindaco Molfetta cade, assieme alle sue, ci sono anche e molto pesanti le responsabilità dei due maggiorenti che hanno avallato e garantito la città per questo progetto, se il Sindaco rimane in sella, rimane comunque l’insoddisfazione per una legislatura difficile, sofferta, travagliata e politicamente equivoca.

Forse è il caso di voltar pagina e aprire ad una nuova leva di amministratori.

Giovanni Galeone

6 dicembre 2018

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