Il Sindaco interviene con una nota stampa sulle aree fabbricabili.
L’intera vicenda consumatasi in questi giorni sulla determinazione del valore venale delle aree edificabili ha portato a confusione e a interpretazioni completamente sbagliate. Un fatto grave perché danneggia anzitutto i cittadini. Occorre dunque riportare le cose al proprio posto e chiarire l’intera questione partendo dal fatto che non si può mentire su scelte e orientamenti già notori e registrati da pubblici verbali (commissione e consiglio comunale, conferenza capigruppo) per provare a nascondere un clamoroso autogol in cui è incorsa l’opposizione a causa del disinteresse delle ricadute negative sui cittadini.
E’ un modo di fare politica (vedi l’ultimo menzognero comunicato sulla raccolta dei rifiuti) che sacrifica sull’altare della demagogia e della rissa ogni possibilità di confronto-scontro sui contenuti e sulle scelte. Il centrodestra continui pure negli insulti e nelle bugie, io e la giunta proveremo sempre a replicare attenendoci alla nuda cronaca dei fatti e facendoci giudicare sulle scelte compiute e non da questa indiscriminata campagna di non verità.
Nel corso dell’ultimo Consiglio comunale del 27 maggio avevamo proposto, per l’approvazione, una delibera che rideterminasse i valori venali in comune commercio delle aree edificabili per l’anno 2014 ai fini IUC. Si tratta di un adempimento non obbligatorio, che appartiene alle prerogative della Giunta, ma che era stato portato in Consiglio per una discussione la più ampia possibile su un argomento complesso che riguarda i proprietari di terreni prima agricoli e poi divenuti edificabili (tra il 1976 ed il 2005).
Argomento complesso perché questi cittadini hanno maturato il diritto all’edificazione ma non possono realizzarlo, atteso che le zone dove ricadono i lotti sono privi di strumenti attuativi ma, nel contempo, la legge impone il pagamento dell’Ici prima e della IUC oggi.
Per tale finalità, in assenza di una rendita catastale predeterminata, i Comuni possono stabilire un “valore” indicativo che aiuti il contribuente al calcolo della propria imposta e, comunque, non impedendo che lo stesso possa “certificare” valori inferiori. Nel 2011 abbiamo confermato il valore di 20 € a metro quadro già stabilito nel 2008 con delibera del Commissario straordinario. Quest’anno abbiamo riaperto una discussione tra le forze politiche cercando di ricomprendere il fenomeno nei suoi complessi risvolti urbanistici, fiscali ed economici. E, pur tra opinioni contrapposte, si è scelto una via di mezzo significativa, abbattendo tale valore da € 20/mq a € 10/mq, riportandolo addirittura allo stesso valore stabilito nel 2001 dalla Giunta Comunale dell’epoca (che stabiliva il valore in Lire 20.000 corrispondenti alle attuali 10 Euro).
Le forze politiche di centrodestra hanno sull’argomento, legittimamente, coinvolto i proprietari per dare corpo alla loro battaglia per l’abbassamento ulteriore di questo valore non accontentandosi dell’abbattimento del 50% e chiedendo, sempre per questi soli contribuenti, anche l’esenzione dalla Tasi. Ribadiamo, posizione ovviamente legittima che è stata però respinta dalle forze di maggioranza, poiché l’abbattimento ad € 10/mq del valore venale è sembrato l’equilibrio migliore nei confronti di proprietari penalizzati sul piano fiscale e che però godono di un titolo edificatorio che oggettivamente valorizza il loro possedimento. Ed è stato respinto l’emendamento per l’esenzione della Tasi sulle aree fabbricabili perché abbiamo giudicato palesemente ingiusto nei confronti di tante altre categorie di contribuenti concentrare nei confronti di questi soli un doppio abbattimento fiscale.
Posizioni diverse che si contrastano facendo poi prevalere le regole della democrazia. Regole che evidentemente le opposizioni di centro-destra accettano a seconda della convenienza. Durante la seduta consiliare, infatti, dopo che vari consiglieri delle stesse opposizioni avevano espresso liberamente la propria posizione, preso atto che la stessa sarebbe stata bocciata, hanno deciso di abbandonare l’aula al momento del voto. Indetta dal Presidente del consiglio la votazione, la stessa ha registrato il voto favorevole dei 10 presenti in quel momento. Per un disguido, un difetto di comunicazione fra lo stesso presidente del consiglio ed il segretario, non è stato rilevata la circostanza che fra i 10 presenti era compreso anche il sindaco che, ai sensi del Regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale (art. 44), non va computato ai fini del quorum necessario per poter deliberare. Del vizio si è accorto lo stesso presidente immediatamente dopo la proclamazione e non risponde assolutamente al vero che siano stati i gruppi di opposizione o singoli consiglieri a sollevare e far presente l’anomalia. Peraltro, per eliminare la stessa, occorreva procedere alla pubblicazione di quella delibera, posto che un atto amministrativo può essere eliminato dall’ordinamento solo quando lo stesso è formato in tutti i suoi elementi essenziali. Di tutto ciò, il presidente del consiglio ha dato contezza ai capigruppo consiliari nel corso della riunione da lui indetta per il 3 giugno, (prima data utile dopo la seduta consiliare) ed in quella stessa circostanza ha comunicato e si è convenuto, né poteva essere altrimenti, che l’annullamento in sede di autotutela della deliberazione di che trattasi andava (e va fatto) dallo stesso organo che ha proceduto a deliberare.
In quella medesima riunione è stata rimarcata, da parte mia e da parte di uno dei capigruppo della maggioranza, la volontà dell’Amministrazione di confermare la propria posizione già espressa nella seduta del 27 maggio. Vero è che alcuni capigruppo dell’opposizione hanno chiesto di “riaprire” nel merito i termini della questione, invitando l’Amministrazione comunale ad un ripensamento delle scelte adottate e a valutare l’opportunità di accogliere quanto proposto dalle stesse opposizioni nella menzionata seduta consiliare. Queste sono state le varie posizioni espresse in quella seduta, nel corso della quale era stato in ogni caso ribadito il fatto che la competenza specifica sull’argomento era dell’organo esecutivo. Nessun accordo è stato raggiunto circa le modalità del ripristino di tale deliberazione che poteva anche, questo sì, essere riproposta in Consiglio comunale ove se ne fossero verificate tutte le condizioni. Abbiamo accertato, a riunione terminata ed il giorno successivo, visto la delicatezza dell’argomento alla vigilia della scadenza fiscale del 16 giugno, che causa l’assenza di alcuni Consiglieri della maggioranza (per improrogabili motivi personali e di famiglia, quindi, non politici), non si sarebbe potuto tenere entro tale data. Per tale esclusivo motivo, essendo il sottoscritto fuori sede per impegni istituzionali, ho chiesto al vice sindaco di disporre la convocazione della Giunta per approvare – essendone comunque competente – la stessa identica delibera di abbattimento del valore venale della aree da € 20/mq a €10/mq.
E’ da rilevare, infine, l’aspetto che mi preme più di ogni altra questione. Si è creata ingiustificata e dannosissima confusione nei cittadini a causa sia di dichiarazioni di consiglieri di opposizione sui social network, sia di notizie imprecise apparse su un quotidiano locale. La confusione riguarda la distinzione tra le aliquote TASI per tutti gli immobili (che non c’entra assolutamente niente) ed il valore venale delle aree fabbricabili che attiene invece solo all’imponibile da applicare quando si calcolano le imposte TASI e IMU.
I fatti sono questi senza tema di smentita.
Il Sindaco
Franco Scoditti