Orsini, l'intervento in Consiglio Comunale del capogruppo Pd dopo la nomina dei nuovi Assessori.
Signor presidente, colleghi consiglieri, signor sindaco, signore e signori della giunta, concittadini presenti in questa sala ed all’ascolto per radio, consentitemi preliminarmente di formulare a nome del gruppo consiliare PD gli auguri di buon lavoro ai neo-eletti
consiglieri Castrignanò (il suo peraltro è un ritorno su questi banchi) e Zurlo e rinnovare l’augurio di buon lavoro ai neo-assessori D’Ancona, Saracino, Scalera e Ture per questa loro nuova esperienza politico-amministrativa.
Voglio rivolgere un saluto anche agli ex assessori Marotta, Pisanò e Rubino per l’impegno profuso nel periodo in cui hanno rivestito la loro carica.
L’abbrivio all’argomento in discussione lo voglio prendere citando questo passo: «…per favore, non rivolgetevi più nel modo così fastidioso ed irritante nei confronti della compagine di giunta. Francamente, questa cosa non riesco a capirla, neanche consentendo il logico gioco delle parti. Perché, forse è una delle prime volte nella storia, in cui viene esercitata davvero la prerogativa che la legge consegna al sindaco, che è quella di stabilire che gli assessori sono consiglieri del sindaco e prescindono da qualsiasi tipo di valutazione. È la prima volta, forse, che nel Comune di Mesagne si attua pienamente e consapevolmente questo principio, c'è sempre il gioco di dire: “ma non hanno spessore politico”. E mi sembra che sia pesantemente offensiva questa cosa. O, semmai fossero stati designati con altro metodo, il metodo dell’indicazione dei partiti, avrebbero sì forse lo spessore politico, ma avrebbero il vizio di origine di dover corrispondere al problema del consenso. Allora, quando sono politici sono viziati in partenza, perché sono soggetti alle sollecitazioni del consenso; se sono tecnici esterni, hanno il vizio di partenza che non sono politici. Per favore, lasciateli stare. Massacrate me…».
Ove qualcuno non dovesse ricordarle, queste sono le parole che anche con una certa enfasi ebbe a pronunciare in questa stessa aula il sindaco il 4 settembre 2015, in occasione della presentazione alla Città ed al Consiglio comunale delle linee programmatiche e della giunta, quella con la quale esordì in questa nuova avventura amministrativa.
Una settimana fa abbiamo letto e poco fa abbiamo ascoltato le valutazioni sull’esito della “verifica” politico-amministrativa appena conclusa, considerazioni che ci appaiono politicamente deboli e sulle quali, in ogni caso, ci permettiamo formulare qualche breve osservazione.
Sia chiara una cosa sindaco: lei potrà procedere a tutte le nomine e sostituzioni degli assessori che ritiene opportune, anche una al giorno, non possiamo essere certamente noi ad impedirglielo, avendo, peraltro, ancora il sostegno della sua maggioranza, verificheremo in seguito quanto solido, anche perché questa volta qualche mugugno e qualche piccolo straccio volare, lo hanno sentito e visto nettamente tutti: le cronache di questi giorni di quel che si è verificato a Palazzo dei Celestini lo attestano inequivocabilmente.
Allo stato, sono eventi che riguardano lei e la sua maggioranza e finché non avranno ricadute sulla Città, noi ci limitiamo a prenderne atto, rinviando a dopo questa seduta consiliare quali ripercussioni possano avere iniziative di gruppi e/o consiglieri comunali e soprattutto quali saranno le sue concrete determinazioni.
E nondimeno se a lei è consentito procedere a sostituzioni, rimpasti, verifiche e sostituzioni, a noi non potrà esserci negato di pensare che quell’aura di “nuovismo” e di “civismo” con cui aveva esordito innanzi a questo Consiglio tre anni fa, quel rivendicare orgogliosamente le sue scelte fuori e al di là dei soggetti politici, oggi è naufragata, si è dissolta inesorabilmente, è sotto gli occhi di tutti.
Vecchi rituali della politica, quegli stessi che lei aveva fortemente stigmatizzato all’atto della presentazione della “sua” giunta al Consiglio Comunale, oggi sono tornati prepotentemente alla ribalta. Aver sconfessato quella concezione proclamata a gran voce in quella circostanza, oltre a minare la sua credibilità politica, non può che esporla alle critiche provenienti anche da coloro - i mugugni penso non siano giunti solo ai nostri orecchi - che avevano condiviso il suo progetto.
Come anche fatto nelle precedenti circostanze, il nostro bon ton istituzionale, ci impone di non formulare alcun giudizio sulle singole persone che lei ha chiamato al suo fianco: lo lasciamo interamente alla sua responsabilità, a quella della maggioranza che la sostiene ed al giudizio dei nostri concittadini.
Non ho il tempo di rileggere quelle che lei, innanzi a questa assemblea sostenne all’atto della presentazione della sua prima giunta, difendendo vigorosamente i suoi assessori, il loro coraggio perché si trovavano davanti ad un impegno strenuo, arduo, difficile nell’accettare con passione la sfida e l’incarico cui lei li aveva chiamati. Due righe di quelle dichiarazione però non posso non rammentargliele: «Bisogna trattarli con rispetto e con i guanti», tuonò lei quel 4 settembre 2015, aggiungendo «la difendo io la mia Giunta, su cui scommetto da ora e per la fine di questa consiliatura». Il tempo poi si è incaricato di affermare che mai scommessa si è rivelata più fallace!
E, tuttavia, io potrei nutrire pochi dubbi che le parole che ebbe a pronunciare in quella occasione fossero sincere ed appassionate. Ma con altrettanta convinzione, le dico però - e lei non dovrebbe fare fatica a convenire con me - che quel che hanno rappresentato è oggi sotto gli occhi di tutti. Si sono rivelate quasi del tutto prive di significato e di valenza politica, fragili, molto fragili. Quella scommessa, lo dico con tutto il rispetto per la sua gravosa funzione, lei l’ha persa inesorabilmente. Assediato – penso che sia proprio questo il termine da usare – dalla sua maggioranza o, quanto meno, da qualche maggiorente, ha dovuto fare una clamorosa marcia indietro per soddisfare appetiti che in un primo momento era riuscito a domare. La vicenda che la vede – per certi aspetti suo malgrado – protagonista, può essere utile a comprendere che in politica non tutto quel che si ha intenzione di fare alla fine lo si possa davvero anche realizzare.
Siamo arrivati alla soluzione che lei ha adottato sotto la spinta di una verifica che, sicuramente, è stata quasi esclusivamente organigrammatica e per quasi nulla programmatica, più funzionale verso qualcuno che per la Città. Il tutto – si dice sempre così e lo leggiamo anche nel comunicato che ha accompagnato l’annuncio della nomina di 4 nuovi assessori su 5 – [perché poi, di quelli che erano rimasti dopo le dimissioni dell’assessora Librato, tre “scaricati” ed uno solo “promosso”, è uno dei misteri dolorosi dell’Amministrazione Molfetta!] – il tutto, dicevo, per un “rilancio dell’azione amministrativa” e di un “rinnovato impegno”.
Ma lei ritiene davvero che il rinnovamento sia raggiunto solo con la nomina di nuovi assessori?
E d’altronde, dovrebbe anche spiegare perché mai appena un mese fa, in occasione della discussione del bilancio di previsione 2018 – ma anche in precedenti circostanze – gli assessori sostituiti (uno, l’assessore Rubino, sostituito dopo neanche un anno) andavano bene, avevano fatto un buon lavoro, venivano da lei elogiati ed oggi quelle stesse persone non vanno più bene, vengono scaricati come una sorte di “merce politica avariata”. Cosa è cambiato in appena 30 giorni? E perché ad un certo punto “il treno del rimpasto” che correva ad alta velocità è stato bruscamente fermato (avete annullato la riunione della conferenza dei capigruppo del 26 aprile), rischiando anche di andare a deragliare? Non è stato chiaro quasi a nessuno nella Città – salvo a voi stessi - per quale motivo la giunta andava quasi totalmente rifatta, quali obiettivi raggiungere entro la fine di questo mandato che non fossero stati già indicati quando era stato presentato appena un mese fa il DUP e con quali prospettive per il futuro.
A queste domande - interrogativi che non solo noi ci siamo posti - pensavamo di avere una risposta. E sicuramente non soddisfa le nostre aspettative – e non solo le nostre - leggere il suo ringraziamento agli ex assessori pubblicato sul “Quotidiano” del 6 maggio scorso - «…li voglio ringraziare perché sono convinto che insieme abbiamo imbroccato la via discreta del cambiamento…». Lo consideriamo un attestato di stima ed affetto sul piano personale ed umano – sul quale evidentemente è interdetto a noi qualsiasi giudizio – ma non su quello politico. Ché non vorrei che qualcuno intendesse che Marchionna, Marotta, Pisanò e Rubino li abbiamo sostituiti noi o che siamo stati noi a chiedergli le dimissioni per far posto ad altri!
E, comunque, non è il cambio degli assessori, ma le politiche di un’Amministrazione quelle che fanno la differenza! Di quale rinnovamento poi si parla? Il rinnovamento di un’Amministrazione che ha già cambiato in meno di tre anni ben 7 assessori (addirittura 3 in un solo settore), che ripete il vecchio rito di far girare gli incarichi per accontentare le forze della maggioranza, secondo una pessima ed infelice tradizione che pensavamo sepolta da tempo? O non è piuttosto il rinnovamento dei «rimpasti» di metà consiliatura, una sorta di “riposizionamenti” funzionali a nuovi orizzonti politici?
Noi siamo stati abbastanza rispettosi del travaglio che la maggioranza ed il sindaco hanno vissuto in queste ultime settimane. E però non possiamo non evidenziare come nella discussione che si è aperta in seno alle forze della maggioranza la grande assente sia stata la Città.
Ora, sarà a carico del sindaco e dei nuovi assessori dimostrare che l’operazione appena conclusa non è solo tattica, mero marketing politico, pura immagine senza sostanza. Sarà a carico del sindaco e dei nuovi assessori far sì che non cambino solo le facce, le parole e le promesse, ma anche i risultati - considerati evidentemente insoddisfacenti quelli prodotti dagli amministratore sostituiti, altrimenti non se ne comprenderebbe la ragione della loro sostituzione - la qualità della politica, i benefici per i cittadini e le scelte, che vorremmo finalmente coraggiose: cose che francamente avremmo voluto leggere in quel comunicato cui ho appena fatto cenno, sicuramente redatto bene – d’altronde dell’autore ne conosciamo la penna – ma scarno sotto l’aspetto politico-amministrativo e non certo, evidentemente, per deficienze di quello stesso redattore.
Noi chiediamo al sindaco ed alla sua maggioranza – lo abbiamo fatto anche nel corso della seduta consiliare in cui abbiamo discusso il bilancio di previsione ed il Documento Unico di Programmazione - un cambio di rotta con scelte nuove e libere da qualsivoglia condizionamento. Ed a questo proposito, non possiamo non prendere atto, che qualsiasi riconsiderazione di quale Città costruire per i prossimi anni, ben tenuta a mente anche dallo stesso sindaco, sia andata del tutto frustrata. Evidentemente, anche su questo, lo stesso Molfetta era andato oltre i “desiderata” di qualcuno che, ben consapevole di quel che ciò poteva rappresentare, ha frapposto un niet che, prima ancora che verso altri, è stato un altolà, politicamente increscioso per lo stesso sindaco, piegatosi a logiche politiche non sue. Si tenta con un’operazione alquanto politicamente disinvolta di “…proiettare l’attuale compagine politica verso il quinquennio successivo, nel quale si intenderà – cito testualmente dal vostro comunicato - «riconfermare una diretta responsabilità alla guida del Comune…» con l’intenzione di aprirsi alle forze politiche e sociali democratiche presenti nella nostra comunità”. Che è come dire: prima metto una solida “ipoteca” sulla guida del Comune – chi poi? l’attuale guida dell’Amministrazione o l’attuale guida politica della coalizione della maggioranza, per usare lo stesso vostro lessico - e poi chi ci sta bussi, chieda permesso, si presenti con il cappello in mano e poi finalmente può accomodarsi. Non occorre essere politologi per ritenere politicamente inconsistente tale assunto!
E, tuttavia, così come abbiamo fatto sin dall’esordio di questa Amministrazione, noi rinnoviamo ancora una volta la nostra disponibilità ad una valutazione scevra da qualsiasi pregiudizio in tutti quei casi in cui vi sia la effettiva volontà di cambiare nettamente quelle politiche rivelatesi inefficaci e, talvolta, persino negative per il territorio.
Chiediamo che si intervenga con decisione in tutte quelle situazioni più volte da noi evidenziate durante le discussioni sui bilanci. Ecco, nel merito dei provvedimenti, se saranno a favore della crescita di Mesagne, ci troverà più leali forse anche di alcune forze ed esponenti della sua stessa maggioranza. Se saranno buoni provvedimenti non avremo problemi a votarli, proporremo qualche idea, come abbiamo fatto in più di qualche circostanza in passato, e in cuor nostro tiferemo perché riesca a smentirci per Mesagne. Sia coraggioso se non proprio ambizioso per i mesagnesi e noi saremo validi interlocutori. Non ci troverà invece e saremo molto distanti se continuerà nei giochi e giochetti come quelli appena terminati.
Oggi il progetto politico che lei ha voluto incarnare nel 2015 non esiste più, è venuto inesorabilmente meno, ma quel che è più grave, per quanto ci riguarda, è l’aver tradito le aspettativa dei cittadini che l’hanno votata e di chi come noi, seduto in questo consiglio, ha provato a confrontarsi e contribuire a migliorare la Città. Sin dall’inizio del suo mandato abbiamo cercato di interpretare in consiglio un ruolo propositivo – penso non abbia difficoltà a darcene atto - senza chiaramente tralasciare l’aspetto critico e di controllo dell’operato amministrativo.
Non sfugge agli addetti ai lavori come varare una nuova giunta a poca distanza dal nuovo appuntamento elettorale (due anni in politica è veramente poca cosa) rappresenti uno specchietto per le allodole: nessuno dei nuovi assessori avrà il tempo necessario a far partire una eventuale azione degna di nota. E se a ciò aggiungiamo che, con l’addio dei vecchi assessori, buona parte di ciò che era stato iniziato potrebbe essere interrotto, ecco le evidenti criticità: si vara una giunta rinnovata per ripartire, ma, di fatto, si ottiene d’ingessare una volta di più quella che dovrebbe essere un’attività amministrativa già intrapresa. Ecco perché cambiare ora serviva ben poco: un nuovo assessore tra l’insediamento e il disbrigo degli atti avrebbe pochi mesi per incidere nel cambio di passo.
A noi è parso che il rimpasto non sia servito per offrire una opportunità alla Città, ma ha rappresentato solo un mero strumento di pubblicità elettorale ed un mezzo per stringere nuove alleanze strumentali a candidature che già sono dietro l’angolo. Occorre invece programmare, ben fissare ed incentivare le politiche del futuro, dallo sviluppo economico alle politiche sociali, dall’urbanistica alla cultura. Il futuro di questa Città – abbiamo già avuto modo di evidenziarlo - deve diventare l'unico tema di cui discutere, anche appassionatamente se del caso, anche con forti contrapposizioni se necessario, anche ritrovandosi su posizioni condivise se ciò corrisponde al bene generale dell'intera Città. La maggioranza che regge l'Amministrazione Molfetta, dentro la quale abbiamo notato qualche crepa, finisca di occuparsi solo ed esclusivamente di incarichi, verifiche e deleghe; avvii un confronto dialettico e senza sconti con le forze politiche, le parti sociali e le energie vive della Città. Servirebbe costruire una prospettiva e quindi una politica – quella che il compianto Guglielmo Minervini chiamava “politica generativa” - capace di rispondere alle istanze generali e collettive di buon governo, anche perché dovrebbe essere chiaro ormai ai più, anche dentro la maggioranza, che senza la politica si risponde - e anche male come dimostra la storia recente - solo alle ambizioni piccole, sebbene legittime, e spesso personali, ma non si consegna alla Città qualcosa di buono e di duraturo.
Noi – e mi avvio alla conclusione – non le chiediamo alcunché sindaco. Se lei ritiene di poter continuare ad assolvere al compito che le è stato affidato dai mesagnesi tre anni fa, lo faccia, assumendosene la responsabilità di fronte alla Città. Noi PD viviamo questo momento preoccupati piuttosto da quello che potrà esserci per questa Città – anche alla luce di comportamenti e prese di posizioni che hanno interessato alcuni settori della sua maggioranza - da questo momento sino alla fine della consiliatura, se tutto questo che avete posto in essere - dopo le vostre appena consumate polemiche, nascoste per ora sotto il tappeto - non sarà servito neanche a far risvegliare nella Città una coscienza collettiva che consenta di riannodare i fili che si sono via via aggrovigliati ed affrontare una crisi sociale che rischia di travolgere tutto il campo delle forze progressiste, di un centrosinistra sempre più in difficoltà, a Roma come a Mesagne. Una Mesagne che a noi appare oggi alquanto trascurata anche sotto l’aspetto della gestione dell’ordinaria amministrazione – le doglianze dei cittadini che leggiamo quotidianamente sui giornali locali online lo attestano - per non parlare poi della ormai inveterata e pessima abitudine di approvare i bilanci (sia quello preventivo che quello consuntivo) ben al di là dei termini di legge e solo dopo che siano state notificate le diffide prefettizie.
Per quanto ci riguarda, noi ci saremo sol che si voglia favorire un confronto vero - magari anche duro ma senza pregiudiziali di qualsivoglia natura - sulle idee, sui progetti, sui programmi e sulle alleanze con cui rilanciare la sfida del rinnovamento che questa Città merita.