Aboliti i Punti di Primo intervento. Solo nella nostra provincia saranno eliminati Mesagne, Ceglie, San Pietro e Cisternino.
Dura reazione in Regione da parte di tutti gruppi per le decisioni della Giunta di abolire i punti di primo intervento. Ripotiamo i comunicati stampa resi noti fino ad ora dai gruppi politici regionali e da singoli consiglieri.
Riordino punti di primo intervento, Romano: “Scelta inopportuna”
Nota del Consigliere regionale di Art.1-Mdp e Presidente della III Commissione consiliare (Sanità), Pino Romano.
“L’ennesima delibera di giunta, la 583 del 10 aprile scorso che mette mano alla rete di emergenza-urgenza territoriale, è l’ultimo atto giuntale di un governo ministrocentrico che sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario pugliese.
Tempi e priorità politiche sono importanti, se si vuole invertire la percezione negativa che il cittadino-paziente ha quando è costretto a ricorrere al sistema sanitario pugliese.
Mi chiedo: era proprio necessario chiamare alla contestazione 39 Comuni pugliesi e scaricare sui pronto soccorso dei DEA di primo e secondo livello tutto il carico di lavoro che viene oggi gestito?
Se è vero, come è vero, che il D.M. 70 prevede la riconversione dei Punti di Primo Intervento in Presidi medicalizzati 118, a garanzia della più rapida ed efficace tutela della salute dei cittadini nella situazione di emergenza, è altrettanto vero che il Ministero ha interesse pari allo zero circa la rete di emergenza-urgenza pugliese.
Che visione della sanità ha una Regione che, di fronte alla carenza di medici, declassa i PPI?
Eppure soluzioni alternative ce ne sarebbero. Ne elenco giusto alcune:
- Creare il Dipartimento regionale del 118 e lavorare sulle economie di scala. Sottolineo Dipartimento e non Agenzia regionale che vorrebbe dire ennesimo carrozzone amministrativo;
- Accelerare sulla definizione e approvazione della rete delle patologie tempo dipendenti;
- Attivare un modello organizzativo che metta in sinergia rete di 118, pronto soccorso e dipartimenti di emergenza-urgenza.
Occorre poi dire le cose come stanno.
L’uscita a dicembre del Piano Operativo, che consentirà di sbloccare ed assegnare circa 500 posti letto ospedalieri - atteso che la Puglia è ormai sotto soglia dei parametri del famoso D.M.70 di circa 500 posto letto – non dipende certo dai tagli che si operano sui Punti di Primo Intervento, ma dal buco che creano i 200milioni di spesa farmaceutica. Questo è il vero problema. Allora consiglio sommessamente di mettere da parte tutto il resto e di concentrarsi su questo che rimane il punto più importante.
Infine, il Piano Operativo del 2014, riproposto nel 2015 è sostanzialmente quello di oggi, solo modifiche e dettaglio. La sostanza, quindi, non è cambiata e la migliore performance della Puglia sui LEA è il riconoscimento, da parte del tavolo nazionale, dell’algoritmo che ci ha consentito di recuperare 7/10 di punti e non altro.
Allora, Presidente Emiliano, concentriamoci sulle vere priorità del sistema e costruiamo risposte serie su quelle. Il resto è solo girare a vuoto attorno al problema”./comunicato
Chiusura PPI. M5S deposita interrogazione: “Prima provvedere alla riorganizzazione della rete di emergenza -urgenza”
Il Movimento 5 Stelle ha depositato un’interrogazione urgente a firma del consigliere Marco Galante, indirizzata al Presidente/ Assessore alla Sanità Emiliano per richiedere chiarimenti sulla Delibera di giunta approvata lo scorso 10 aprile che prevede la chiusura di numerosi Punti di Primo Intervento (PPI).
“Come ormai da copione – dichiarano i consiglieri pentastellati – il Presidente Emiliano agisce solo sulla base dei dati numerici ed economici dettati dal Decreto Ministeriale n. 70, senza prendere neanche lontanamente in considerazione quelle che sono le reali esigenze del territorio. Leggendo la delibera - continuano - si evince chiaramente che si intende provvedere alla chiusura dei PPI pur non avendo ancora provveduto alla riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza, né al potenziamento dei servizi territoriali. Una situazione molto rischiosa per la salute dei cittadini, i quali saranno tutti costretti a recarsi appositamente nei Pronto Soccorso ancora esistenti”.
Nell’interrogazione si chiede al Presidente Emiliano se non ritenga necessaria la previa riorganizzazione dei servizi di emergenza ed urgenza sanitari e territoriali, e di conoscere con precisione tempi e modalità di attuazione delle riconversioni dei singoli PPI.
“Evidentemente - continuano i consiglieri cinquestelle - il presidente Emiliano ignora che il D.M. 70 richiede esplicitamente di prendere in considerazione le esigenze dei territori e il potenziamento della rete emergenza-urgenza, e non semplicemente i numeri, per realizzare il Piano di Riordino. Il potenziamento dei Distretti Territoriali e l’istituzione dei PTA (così come previsti dal Decreto) potrebbero agevolare la fruizione dei servizi ai cittadini, ma il modo di operare del Presidente Emiliano è fuori da ogni logica. Si tratta - prosegue - dell’ennesimo schiaffo alla tutela della salute dei cittadini, di cui sembra si siano accorti anche i consiglieri di maggioranza. Leggo i loro commenti indignati, ma mi chiedo allora perché alla prova dei fatti abbiano votato a favore del piano di riordino. Sembra –proseguono – che ora caschino dalle nuvole, come se non fossero a conoscenza del lavoro svolto dal loro Presidente”.
"I PPI - incalzano i pentastellati - devono essere trasformati in punti di primo intervento territoriali da collocare negli ospedali di comunità, nelle case della salute o nei PTA. Come sono intesi oggi, creano aspettative di cure nei cittadini che poi non possono essere soddisfatte traducendosi in una inutile spesa e, soprattutto, in una perdita di tempo che, per le patologie più gravi può divenire fatale. Con la trasformazione che abbiamo suggerito più volte ad Emiliano i Punti di Primo Intervento creerebbero quel filtro territoriale, la cui assenza oggi intasa i triage dei Pronto Soccorso che sono già al collasso. Tale rimodulazione eviterebbe l'inappropiatezza che quotidianamente viene perpetrata negli ospedali per acuti, dove, invece, afferiscono i codici bianchi e verdi che rappresentano l'80% degli accessi totali. È semplicemente assurdo pensare di chiudere oggi tutti i PPI, non tenendo conto degli accessi, dell'orografia del territorio, della distanza dai nosocomi. È assurdo perché questa scelta non può essere assunta prima di aver strutturato e ristrutturato il territorio così come previsto dalla legge istitutiva dei PPI. Vanno modificati la Delibera di Giunta 239/2017 e il regolamento 14/2015 relativi al piano di riordino ospedaliero rimodulando il cronoprogramma. Sostituire con ambulanza il presidio territoriale non garantisce l'incolumità continua dei cittadini. Tenuto conto che ci possono volere anche più di tre ore per trasferire un paziente, con previsioni peggiorative in caso di maltempo, chi garantirebbe tutti gli altri cittadini nel frattempo da altre urgenze e emergenze?”.
Chiusura punti di primo intervento, DiT-NcI: “Nella sanità pugliese il peggio deve ancora venire!”
Così i consiglieri regionali del Gruppo ‘Direzione Italia-Noi con l’Italia’ (Ignazio Zullo, Francesco Ventola, Luigi Manca e Renato Perrini) commentano la possibile decisione della giunta regionale.
“Quando pensi che peggio non possa andare nella Sanità pugliese ecco che arriva l’ennesima mazzata: l’annuncio – che apprendiamo sempre dalla stampa – della chiusura di 39 Punti di Primo Intervento il 30 aprile prossimo.
Si tratta di infliggere notevoli disagi ai cittadini dei Comuni interessati (17 nel Barese, tre nella Bat, cinque nel Brindisino, cinque sul Gargano, tre nel Salento e cinque nel Tarantino) che rimarranno totalmente privi, 365 su 365 giorni l’anno, di qualsiasi presidio sanitario e che dovranno chiamare il 118 o andare all’ospedale più vicino nel caso di malore. E se in alcuni territori si dovranno fare pochi chilometri per raggiungere il Pronto Soccorso dell’ospedale ci sono alcune località che sono talmente distanti da rischiare di mettere a repentaglio la stessa vita. Una decisione che andrà ad intasare maggiormente i Pronto Soccorso che già lavorano in condizioni di surplus e mancanza di personale.
Senza contare che molte località sono turistiche, un esempio su tutti Vieste il cui Punto di Primo Intervento serviva un bacino di centinaia e centinaia di migliaia di turisti durante l’estate tenuto conto che il primo ospedale utile (per altro ecclesiastico) è San Giovanni Rotondo.
Insomma, una Sanità pugliese con un Piano di Riordino Ospedaliero che ha tagliato reparti e posti letto e ai pugliesi è costato anche di più, una sanità periferica sempre più depauperata, liste di attesa che finiscono per scoraggiare anche a curarsi e un presidente che pretende di continuare a fare l’assessore alla Sanità, non capendo che è il primo responsabile di questo sfascio!”./comunicato
Chiusura PPI, Longo: “Rivedere la decisione almeno per le località turistiche”
“Solo una efficiente rete di medicina territoriale può supportare un piano di riordino ospedaliero che punti su un numero congruo di centri di Eccellenza”, è quanto afferma in una nota il vicepresidente del Consiglio della Regione Puglia, Peppino Longo, sulla questione della chiusura di 39 Punti di primo intervento al momento attivi in Puglia, rivolgendosi direttamente al presidente della Giunta Michele Emiliano: “Sono certo, che anche in base alle istanze che giungono dai rappresentanti istituzionali dei territori, si potrà rivedere la decisione almeno per quanto riguarda le località turistiche e in attesa di un concreto potenziamento della rete integrata delle emergenze/urgenze e del trasporto verso i pronto soccorso ospedalieri. Partendo dal presupposto che un adeguato sistema di assistenza sanitaria costituisce un valore aggiunto per l’attrattività turistica”.
“E’ una questione di numeri e buon senso – continua Longo – e sono convinto che proprio in virtù di tali principi sia questo il progetto perseguito dal presidente Michele Emiliano per rendere sano il sistema sanitario regionale. Solo limitando il numero degli accessi ai pronto soccorso delle struttura sanitarie più organizzate, si può garantire un’assistenza adeguata e l’abbattimento delle liste di attesa anche per esami diagnostici e strumentali non eseguiti in emergenza. E per fare ciò l’unica strada, del resto già percorsa da Regioni con ssr all’avanguardia, è il potenziamento della medicina territoriale in una rete che preveda posti di primo soccorso, poliambulatori, case della salute decentemente distribuite sul territorio per assorbire e trattare le situazioni meno gravi, oppure stabilizzare quei pazienti che poi dovranno essere trasferiti nei centri specialistici. Affermare il contrario credo presupponga una scarsa conoscenza delle problematiche pugliesi legate all’assistenza, né la questione sanitaria può essere affrontata esclusivamente con il pallottoliere. Per questo torno a chiedere al presidente Emiliano di rivedere alcune scelte, ricordando che in Puglia ci sono ampie aree – spesso ad elevatissima vocazione turistica – soprattutto nel Gargano e in Salento, distanti ore di auto dagli ospedali più vicini: solo i presidi di primo soccorso, magari addirittura potenziati, possono qui contribuire a salvare vite umane e a rendere attrezzata e attrattiva una regione che vuole giustamente fare del turismo la sua prima industria”./comunicato
Chiusura PPI, Cera: “Aumentano disagi per i cittadini e i pericoli per il personale sanitario”
Dichiarazione del Presidente del Gruppo consiliare dei Popolari, Napoleone Cera.
“La giunta regionale ha deciso di chiudere dal 30 aprile le postazioni di primo intervento (PPI).
Un provvedimento che era nell’aria da tempo ma che sconcerta per una tempestività non richiesta, specie alla vigilia della stagione estiva, quando molte località, soprattutto del Gargano (come Vico e Vieste) sono prese d'assalto dai turisti, con innegabile aumento degli accessi alle PPI.
In pratica il Gargano nord resterà senza punti di riferimento di primo intervento, dovendo ora riversarsi su San Giovanni Rotondo o Manfredonia, se non pure San Severo.
Non si comprende tanta velocità di una decisione che renderà ancora più problematica la gestione dei Pronto Soccorso, con inevitabile aumento dei tempi delle prestazioni, visto che si chiudono strutture ma non vengono potenziate quelle esistenti, costrette a fare i conti con carenze di personale e di spazi.
La decisione della Giunta, sia pure giustificata da direttive del governo, finirà per aumentare i disagi per gli utenti e i pericoli per il personale sanitario, già oggetto di aggressioni e violenze da parte di cittadini esasperati dalle lunghe attese”./comunicato
Borraccino: “La chiusura di 39 PPI punto di non ritorno per la Sanità pugliese”
Dichiarazione di Mino Borraccino, consigliere regionale di Sinistra Italiana/Liberi e Uguali.
“La chiusura di 39 Punti di Primo Intervento su tutto il territorio regionale decisa ieri dalla Giunta rappresenta l’ennesimo durissimo colpo che, con un accanimento davvero incomprensibile e che meriterebbe certamente miglior sorte, Michele Emiliano infligge alla sanità pubblica pugliese.
La scure utilizzata ora dal governatore contro i PPI rappresenta, a mio parere, il punto di non ritorno per un sistema sanitario regionale già molto provato dai tagli operati in questi tre anni e mette seriamente a rischio il diritto alla salute costituzionalmente garantito a tutti i cittadini.
Quel che amareggia è che questi ulteriori tagli vengono operati con la stessa arida e inconcludente logica ragionieristica adoperata per l’approvazione del Piano di Riordino Ospedaliero (per il quale Sinistra Italiana ha votato contro in Commissione, determinando la sua bocciatura), senza tenere in alcuna considerazione le reali esigenze di salute che emergono dal territorio.
Tagli, tagli e ancora tagli alle strutture pubbliche: è solo questa la ricetta in politica sanitaria adottata dal governo regionale, priva di qualunque prospettiva strategica e finalizzata solo ad avvantaggiare il business della sanità privata che, infatti, non viene minimamente toccato dai vari interventi che si sono succeduti in questi anni.
Purtroppo la chiusura di questi PPI determinerà su moltissimi territori (da Taranto dove la situazione è ormai fuori controllo, al Gargano che rischia di rimanere senza presidi sanitari come evidenziai già un anno fa nel corso di una affollata assemblea a Vieste) un ulteriore aggravio su pochi Pronto Soccorso ospedalieri che già sono costretti ad affrontare quotidianamente situazioni ben oltre ogni limite di tolleranza e che ora subiranno la ricaduta negativa di queste scellerate decisioni.
Mi auguro che dinnanzi a questo scempio che si sta facendo della sanità pubblica su tutto il territorio regionale (e che noi denunciamo ormai da più di due anni) ci sia un moto di orgoglio da parte degli stessi settori della maggioranza che oggi sostengono il Presidente Emiliano affinché, con un atto di resipiscenza e di ravvedimento, possa essere radicalmente modificata questa infausta delibera approvata ieri.
In caso contrario continueremo a batterci in tutte le sedi, in Consiglio regionale e in piazza, per contrastare un disegno finalizzato, evidentemente, a disarticolare l’assistenza sanitaria pubblica sul territorio per favorire solo quella privata. Noi, come Sinistra Italiana/Liberi e Uguali non ci stiamo e siamo convinti di avere dalla nostra parte la gran parte del popolo pugliese”./comunicato
Chiusura PPI, Gatta: “Giunta Emiliano smantella i punti di primo intervento, piano perverso che tradisce i cittadini”
“Ci sono località che, come Vieste, non solo superano i 7000 accessi al Punto di Primo Intervento all’anno, ma sono situate in territori che hanno problemi gravissimi di viabilità, una particolare struttura orografica e distanze notevolissime dall’ospedale più vicino. Per questo siamo davvero senza parole per il perverso piano di smantellamento della rete di assistenza sanitaria adottato con delibera dalla Giunta Emiliano. Stanno tradendo i cittadini”. Lo dichiara il Consigliere regionale di FI e Vicepresidente del Consiglio regionale, Giandiego Gatta.
“Proprio Vieste e Vico del Gargano, ma non solo – aggiunge - subiscono uno scippo clamoroso, considerando che attualmente l’assistenza è ridotta molto al di sotto delle esigenze. E’ una decisione disdicevole che sopraggiunge dopo una lunga serie di bugie dette ai cittadini, ma anche a noi rappresentanti del territorio: potrei ricordare le numerose interrogazioni e le decine di interventi del sottoscritto proprio in merito alla riconversione dei vecchi ospedali in PPI e sul futuro di questi ultimi”.
“Una violenza – conclude Gatta - compiuta sulla pelle di comunità a cui si parla solo di tagli, ma non anche dei numerosissimi sprechi che continuano ad esserci nel sistema, forse perché utili al raggiungimento di scopi elettorali di qualcuno. La misura è colma”./comunicato
Riconversione punti di primo intervento (PPI). Amati: decisione sbagliata che contrasterò per modifiche”
“La riconversione dei Punti di primo intervento (PPI) con più di sei mila accessi all’anno è decisione sbagliata che contrasterò per ottenere modifiche. Almeno per Brindisi: la rete che conosco meglio.” Lo dichiara Fabiano Amati presidente della commissione regionale bilancio, commentando la delibera “Rete di emergenza–urgenza territoriale. Modifica ed integrazione della Dgr. n. 1933/2016”.
“Approfondirò la questione per gli altri territori provinciali, ma circa Brindisi posso assicurare che l’esecuzione della decisione rappresenterebbe un prevalente e ingovernabile carico sul Perrino di Brindisi.
La mia opinione si fonda su tecnicismi forse noiosi e non su suggestioni di varia natura.
Nell’anno 2017 in quattro PPI (Mesagne, Ceglie, San Pietro, Fasano e Cisternino) ci sono stati 31.183 accessi (in tre su quattro ben oltre 7.000 annui), con una percentuale media di trattamento e dimissioni del 95%: cioè curati e dimessi.
Solo 1.364 sono stati invece trasferiti in ospedali per acuti, con accesso (evidentemente) attraverso il relativo Pronto soccorso.
Lascio immaginare a tutti cosa avrebbe significato, prendendo i dati 2017, caricare i Pronto soccorso dei presidi per acuti di altri 29.819 pazienti e cosa significherebbe sfornite di PPI i Punti territoriali di assistenza (PTA) appena dotati di innovativi ospedali di comunità.
Per questi essenziali e riassuntivi motivi auspico una pronta modifica della delibera, con criteri altamente scientifici, cioè fondati - come dice la stessa parola - sulla distinzione tra i diversi casi della realtà. Perché quando tutta l’erba si raccoglie in un unico fascio non c’è scienza e nemmeno amministrazione”.