Unire e riunire (di Carmine Dipietrangelo)

Guardo e seguo con attenzione quanto avviene nel mondo variegato della sinistra e del centro sinistra.

Lo faccio con la passione di militante disincantato ma ancora carico di speranza..

È tempo di unire e di riunire, credo che sia questo il maggiore impegno che ha difronte a se soprattutto il Pd e il suo segretario anche a seguito di questa esperienza di governo con i cinque stelle.

Ne ha bisogno la sinistra diffusa, lo stesso Pd e ne ha bisogno l’Italia.

Sento, come tanti che hanno una storia politica di militanza a sinistra, la mancanza di un partito, nuovo e moderno, dove potersi confrontare e lavorare “assieme”.

Un partito che non comunichi solo attraverso i social o le chat di whatsapp.

Un partito dove poter costruire progetti condivisi per migliorare le condizioni di vita di chi soffre di più e paga le conseguenze di una ingiustizia diffusa.

Fu questo il motivo che mi spinse a lasciare il Pd pensando di poter partecipare con Leu alla costruzione di una fase costituente per un nuovo partito.

Il progetto ebbe una torsione elettoralistica che immediatamente mise in discussione ogni sua potenziale capacità espansiva e attrattiva.

La nuova situazione politica, imprevedibile fino a qualche mese fa, impone, oggi, a tutti un salto in avanti.

Non è più il tempo per rinfacciarsi le responsabilità delle sconfitte e degli errori di questi anni. Ci vogliono “scelte straordinarie” ha affermato Zingaretti. C’è una inedita sfida di governo.

C’è una destra da combattere e sconfiggere culturalmente e socialmente. C’è un paese da unire e un rapporto con il popolo e con il mondo del lavoro da recuperare.

L’accordo di governo tra Pd, 5 stelle e Leu può essere una occasione per fare  un passo in avanti nella direzione di quella chiarezza politica di cui il paese ha tanto bisogno.

A tutti coloro che hanno teorizzato che sinistra e destra erano concetti superati è stata data una lezione di realtà.

La destra esiste e in Italia si è manifestata e si manifesta in una forma aggressiva e regressiva come mai conosciuta nella nostra storia.

La imprevedibile e arrogante scelta di Salvini di far saltare il governo ha riportato il Pd e tutta la sinistra a ritornare ad essere determinanti. Ma può essere una illusione soprattutto se la politica si rinchiude di nuovo nel palazzo.

I problemi e la crisi di consenso del 4 marzo 2018, per tutte le forze di centro-sinistra, sono ancora lì e sono attualissimi. Non si può perdere o sprecare questa occasione in giochi di palazzo e di posizionamento. Spetta al Pd dare un segnale forte in questa direzione. Da roma e dai territori dovrebbero partire iniziative tese a unire e a riunire. Questo presuppone soprattutto nei territori coerenza e coraggio e gruppi dirigenti nuovi.

Se si realizzasse una fase costituente di idee e di nuova organizzazione politica in grado di unire e di riunire, molti, ed io tra questi, sarebbero pronti a dare il proprio contributo.

I partiti nascono, si creano, perché rappresentano valori e bisogni. Non nascono o non hanno lunga vita se a prevalere sono ragioni di convenienze elettorali e di sopravvivenza di un ceto politico che si organizza attorno ad  un capo o al potere da gestire. La crisi del Pd ha queste ragioni di fondo e la scelta di Renzi di lasciare il Pd mi sembra che risponda più a questa idea della politica che ad altro. Ci sono, però, nei territori ancora troppi gruppi dirigenti cresciuti e formatisi con questa idea della politica.

Valori e bisogni, domande di cambiamento, rimangono pressanti e necessari per una sinistra nuova, attuale e utile.

Tutte le forze che si richiamano alla sinistra e al centro sinistra si sono rivelate inadeguate e sono state sconfitte nella società e in tutti i passaggi elettorali degli ultimi anni. Pd, Liberi e uguali, Art1,Sinistra Italiana a cui si è aggiunto il gruppo di Renzi, rischiano di essere, anche stando assieme nel governo, solo espressione di un ceto politico chiuso in se stesso e percepito come distante e impegnato solo per autoconservarsi in  manovre politiche ed elettorali.

Il  rapporto con i cinque stelle è allora fondamentale non solo per aver dato al paese un governo, spero di vero cambiamento, ma anche per ricostruire un tessuto di rapporti sociali che abbia al centro il lavoro e le questioni ambientali che il mutamento climatico impone. Questioni queste che possono unire o quantomeno avvicinare il mondo della sinistra a quello di cinque stelle e viceversa.

Quello che c’è non basta e quello di cui c’è bisogno non c’è. Lo dice spesso Bersani.

La situazione richiede un salto e un impegno a lavorare da più parti alla costruzione di quello che Zingarettti ha definito un partito nuovo. O come più realisticamente ha affermato  Gianni Cuperlo  quando ha scritto di “un Pd da rifare”.

Ci sono le condizioni per avviare un lavoro comune e diffuso nei territori partendo proprio da queste affermazioni e dalla consapevolezza che queste affermazioni comportano?

Un lavoro di lunga lena per un programma fondamentale e per un progetto di una nuova forma partito non può prescindere dal Pd ma non solo da esso. Ci sono tanti democratici, progressisti, una sinistra diffusa che si possono unire. Chi crea queste condizioni?

Un partito è un'associazione di persone al servizio di una causa e di una comunità ed è strumento di partecipazione e di formazione.

La comunicazione è importante, la TV e il Web sono indispensabili, ma il valore degli individui e il loro stare assieme, sentirsi comunità è insostituibile l'apertura alla società è vitale, così come è determinante la formazione di nuovi dirigenti educati all’impegno, al lavoro politico e allo studio. Insomma un partito.

E di un partito di sinistra che si richiami al socialismo, al solidarismo cattolico e a quei valori sempre moderni e attuali (le grandi questioni dell’uguaglianza, del lavoro, della libertà, della difesa e del futuro del pianeta terra e dell’umanità che lo abita), c’è bisogno. Questo, lo si deve sapere, richiede la  fatica del pensare, dell’organizzare e dell’agire con coraggio e coerenza e che assieme a visione, passione e competenza fanno di un partito, alternativo alla destra e a questa nuova destra italiana, un partito utile e attrattivo.

Un partito dalle idee e dalla forma nuove, serio, organizzato e popolare, privo di rancori e diretto da dirigenti consapevoli, riconosciuti, giovani e motivati a cui quelli della mia generazione possono solo dare il proprio disinteressato contributo. Per tutte queste ragioni e dopo la ennesima scissione pensata e organizzata da Renzi penso spetti al Pd avviare una fase costituente di idee e di organizzazione in grado di unire e riunire.

Left Brindisi  come luogo libero di incontro e di elaborazione è pronta a ritornare a dare

il proprio contributo.

Carmine Dipietrangelo

Presidente LeftBrindisi

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