Oggi e sempre Resistenza (di Michele Graduata)
Il 28 Novembre di quarantadue anni fa, a Bari in piazza Prefettura, un manipolo di fascisti assassinava con una coltellata il diciottenne Benedetto Petrone.
L’Italia viveva una fase avanzatissima di rinnovamento civile e democratico: da un lato vi erano le forze conservatrici in crisi, perché avevano perso l’egemonia nella società, ma mantenevano ancora le leve del potere; dall’altra si affacciava sulla scena politica un nuovo schieramento riformatore che puntava alla guida dello Stato. Al fine di impedire o ritardare questa avanzata, le classi dominanti risposero con la strategia della tensione che alimentò odio e violenza. In questo clima perse la vita un giovane operaio di Bari Vecchia dove, per denunciare l’assenza di acqua corrente ed elettricità in molte abitazioni, si era concentrato l’ impegno politico di un movimento composto da forze di sinistra, del cattolicesimo democratico, del sindacato e di tanti intellettuali. Al fine di evitare che questo movimento, che si batteva per un diverso modello di sviluppo, si propagasse ad altre parti della città, il blocco di potere cittadino non disdegnò di utilizzare la violenza fascista come metodo di lotta politica.
Ho ancora impressa nella memoria quella serata. A conclusione di una riunione della segreteria regionale del Pci, mentre ci attardavamo nell’androne di Via Roberto da Bari, vedemmo uscire dalla sede del Msi, collocata a pochi passi, un gruppo di giovani che, correndo, si dirigeva verso il centro. Sapemmo solo qualche ora dopo l’epilogo di quella rincorsa volta a “dare una lezione ai rossi”. Davanti ai gradini della Cattedrale, mentre un gruppo di giovani si intratteneva abitualmente discutendo di politica e suonando la chitarra, si scaraventò la furia fascista costringendo quei giovani alla fuga. Giunti in piazza Prefettura Pino Piccolo raggiunse il claudicate Benedetto che cadde a terra stramazzato con addosso la borsa a tracolla nella quale, quando fu restituita ai familiari, vi era ancora un pezzo di focaccia.
Il giorno dopo la città di Bari rispose con una grande manifestazione, mentre nei giorni successivi si svilupparono diverse iniziative. Oggi, a distanza di tanti anni dalla sua morte mi piace ricordarlo con le stesse parole pronunciate al Teatro Piccinni, in una iniziativa commemorativa insieme a D’Alema: “Pur giovane, Benedetto aveva maturato l’animo dell’oppresso: sapeva di essere un umiliato ed un oppresso, ma non un vinto e non era disposto a rassegnarsi. Dall’incontro con altri giovani, che vivevano la sua stessa condizione, aveva maturato la fede comunista. Per questo non possiamo e non vogliamo dimenticarti, perché anche nel tuo nome vogliamo continuare a combattere contro il fascismo, il nostro nemico di sempre”.
(Fonte Facebook)