Benvenuti a Brindisi, Lettera aperta ai partecipanti a NOTTE A CERANO (Carmine Dipietrangelo)
Un patto per lo sviluppo .... altrimenti a Brindisi è notte fonda
L’ennesimo grido di allarme sullo stato di crisi dell’economia brindisina(chiusura di attività,aumento della disoccupazione e della cassa integrazione, assenza di investimenti pubblici e privati) non può rimanere inascoltato. Tutto il vecchio apparato industriale è da tempo in grande sofferenza. I più colpiti rimangono i settori della metalmeccanica,dell’edilizia e dell’indotto delle tradizionali manutenzioni di impianti industriali molti dei quali in fase di esaurimento se non di chiusura. Prospettive nere. Numeri davvero impressionanti e non possono che destare grande preoccupazione per il futuro dell’apparato industriale brindisino. All’industria non si può e non si deve rinunciare anche se va ripensata assieme al contributo che possono dare altri settori come l’agricoltura e le sue filiere agroalimentari ed enogastronomiche, il turismo e la valorizzazione e il potenziamento delle sue infrastrutture. Il lavoro deve ritornare ad essere centrale.
Al lavoro è legato tutto, dalla coesione sociale alla sopravvivenza di una comunità. Molte delle nostre aziende, in gran parte, vivono da sempre all’ombra dei grossi insediamenti industriali e soffrono se c’è carenza di investimenti da parte dei grossi gruppi.
La presenza della grande industria in città ha rappresentato la stabilità lavorativa per decenni ed allo stesso tempo l’aggressione in termini ambientali del territorio causando danni seri alla salute e all’ambiente. Coniugare l’esigenza di lavoro con il rispetto per ambiente è la sfida centrale di questo secolo e solo chi riuscirà a farlo potrà sperare in un futuro migliore.
La soluzione per creare lavoro non può essere più la devastazione del territorio e l’inquinamento selvaggio come il rispetto per l’ambiente non può significare la cancellazione dell’industria.
Rendere circolare l’economia, rendere i processi idonei a produrre ricchezza minimizzando gli impatti ambientali non significa eliminare l’industria dalle attività produttive. Al contrario. Paradossalmente proprio dove per decenni l’industria è stata così poco interessata all’ambientalizzazione dei processi ed alla produzione incontrollata di rifiuto inquinante, c’è tanto da fare.
Ci sono le bonifiche e la riconversione dei siti, c’è la dismissione del carbone, ci sono i lavori per ottimizzare le produzioni esistenti al fine di renderle meno impattante possibile con l’utilizzo delle migliori tecnologie, ci sono gli investimenti in nuove tecnologie a impatto zero. Non si può rinunciare all’industria e al contributo che i grandi gruppi storicamente presenti nel territorio possono e ancora devono dare. Vanno richiamati, questi ultimi, ad un confronto sui possibili e rispettivi piani di investimenti per processi e prodotti industriali e di servizi di nuova generazione.
Nostro convincimento è che la politica cittadina con trasparenza e rigore deve giocare un ruolo di primo piano in questo processo, diversamente dal passato in cui è stato esercitato un ruolo passivo e succube di scelte altrui per interessi particolari e non generali.
Il tutto deve essere fatto avendo una chiara visione del futuro esplicitata attraverso i documenti di pianificazione, competenza specifica e disponibilità al dialogo. La proposta di un patto per lo sviluppo del territorio va allora accolta per riprendere una strada nuova e per creare condizioni in cui tutti gli attori siano coinvolti e consapevoli di dare ognuno il proprio contributo senza scadere in un velleitarismo inconcludente ma senza neanche difendere lo status quo di un industria in affanno
Auspichiamo una nuova pagina per la città, auspichiamo che a scriverla sia questa amministrazione. La politica urlata delle denunce e delle colpevolizzazioni dovrebbe lasciare il posto al buon senso da parte di tutti gli attori.
I muro contro muro servono solo a rimandare la soluzione dei problemi che rischiano di diventare irrisolvibili con il passare del tempo.
Si riaprano i tavoli di dialogo, si dia spazio alle associazioni di categoria, alle associazioni sindacali, ai grandi player dell’industria sul territorio che devono essere coinvolti e resi corresponsabili del futuro del nostro territorio.
Occorre la consapevolezza da parte di tutti che in passato si sono commessi degli errori clamorosi, occorre la disponibilità a riparare i danni fatti e rilanciare con investimenti verso un futuro con una economia sostenibile al passo con le sfide di questo di questo tempo. E più che improvvisazioni dell’ultimo momento sono necessari strumenti efficaci e semplici, risorse reali, politiche pubbliche e volontà da sollecitare con coraggio.
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