Grazie Emilia Romagna! (di Michele Graduata)
A urne chiuse e in presenza di risultati chiari e incontrovertibili, qual è la lezione politica
che possiamo trarre dalle elezioni regionali in Emilia Romagna?
Dopo la vittoria alle elezioni europee, una nuova Destra razzista e xenofoba era convinta di poter dare la scalata al cielo: ha mostrato i muscoli, ha alzato i toni, ha gridato, provocato e minacciato. Ha, in sostanza, rispolverato un vecchio modo di fare politica incentrato sulla violenza fisica e verbale.
Il capolavoro della Sinistra è consistito nel non averla seguita su questo terreno: alla violenza ha risposto con la forza delle idee, con l’organizzazione della protesta, con la mobilitazione di larghe masse popolari, con i risultati di buon governo conseguiti nel corso degli anni e con l’unità fra società civile e Partito Democratico.
All’Emilia Romagna è toccato il compito di individuare i veri nemici da battere ricordando al suo popolo che proprio da quelle terre, tanti anni fa, era partita l’offensiva fascista contro il mondo del lavoro.
Di cultura e prassi politica democratica e antifascista hanno bisogno ancora oggi i lavoratori, il ceto medio, quello produttivo, i giovani e le donne del nostro paese: di una forza, una potenza politica organizzata che li rappresenti, li difenda e li promuova da sudditi a cittadini.
Chi non comprende questa lezione e si attarda a mobilitare il malcontento accumulato nel corso degli anni attorno ad una singola persona dimostra che non ha capito nulla della storia della sinistra italiana. In questi casi, come insegna appunto la storia, si tratta di fiori di campo che fanno scena per un po' di tempo e poi si afflosciano senza lasciare traccia.