Sanità. Laricchia: “Serve un cambio di passo nell’assistenza sanitaria che sia rispondente alle esigenze del territorio”

“La situazione della sanità in Puglia è la conseguenza di una politica regionale che ha portato solo a una progressiva riduzione

delle risorse umane, tecnologiche e finanziarie pregiudicando gravemente l’efficienza del servizio sanitario regionale. Il Piano di Riordino è il simbolo del fallimento della politica sanitaria di questa Giunta: chiusure mascherate da riconversioni a cui non è seguito un adeguato potenziamento dell’assistenza territoriale con la conseguenza di una diminuzione dei posti letto e una sanità che, come abbiamo visto nelle ultime settimane, ha dovuto optare per strutture private perché il pubblico non era in grado di gestire l’emergenza. Questo non può più esistere: la sanità pugliese deve avere al centro della politica l’adeguata risposta alle esigenze del territorio”, lo dichiara la candidata del M5S alla Regione Puglia Antonella Laricchia.

Secondo la rielaborazione del M5S Puglia la prima versione del Piano di Riordino ha

complessivamente prodotto una riduzione di 81 posti letto nella provincia di Foggia, 30 nella Bat, 111 nella provincia di Brindisi e 172 nella provincia di Lecce. Solo a Bari e Taranto si è registrato un incremento rispettivamente di 28 posti letto nel capoluogo e 41 a Taranto. “Tagli che hanno comportato un congestionamento degli ospedali - spiega Laricchia - mentre ospedali di comunità, PTA, aggregazioni funzionali territoriali e unità complesse di cure primarie, sono rimasti solo sulla carta. Per realizzare un programma di assistenza sanitaria che sia davvero rispondente ai bisogni della cittadinanza, occorre potenziare il servizio di assistenza primaria e continuità assistenziale. Per questo l’incremento dell’offerta specialistica ambulatoriale e diagnostica deve essere successiva a una mappatura territoriale che individui le caratteristiche della distribuzione delle prestazioni e una ricognizione dell’esistente e delle patologie più frequenti e gravi.

È necessario anche promuovere le forme associative tra i medici di Medicina

 Generale (oggi presenti solo a Trani, Bari San Paolo, Casamassima, Palagianello) per l’erogazione dei servizi di competenza dell’assistenza primaria con il contestuale ricorso a competenze specifiche, come quelle infermieristiche, per costruire un modello assistenziale integrato di tipo multidisciplinare. Da tempo chiediamo di istituire un Tavolo permanente regionale con gli Ordini provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, così da consentire una interlocuzione e  una adeguata concertazione con l’Amministrazione regionale, ma niente  stato fatto. Nell’ambito della specialistica ambulatoriale è necessario rivedere la riorganizzazione della Rete dei Laboratori di Patologia clinica privati accreditati, in particolare occorre garantire che la ripartizione del budget tenga conto dell’effettivo fabbisogno di assistenza sanitaria del singolo territorio. Occorre inoltre procedere alla verifica della legittimità delle acquisizioni di un numero rilevante di laboratori di analisi cliniche regionali accreditati con il SSR che hanno comportato numerosi licenziamenti del personale sanitario, che non ha trovato ricollocazione. Infine, anche grazie alle risorse di recente messe a disposizione dal Governo nazionale, potremo finalmente avviare la sperimentazione dell’infermiere di famiglia che in Puglia non è stato finora previsto e che, come riferito in audizione in Commissione Sanità Senato dal Consigliere della Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche in Piemonte Nicola Draoli, in Toscana e Friuli Venezia Giulia ha portato a una riduzione del 20% degli accessi per codici bianchi in Pronto soccorso e a un meno 10% dei tassi di ospedalizzazione con uno sgravio anche per i medici di famiglia e un aumento degli accessi domiciliari.

La specialistica ambulatoriale deve essere considerata uno degli assi strategici della prevenzione e della sanità territoriale.  Per anni la sanità pugliese non ha tenuto conto delle reali esigenze dei cittadini e dei territori. Ma ora è il momento di cambiare il passo”.

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