La festa della Repubblica (di Michele Graduata)

Dopo la sconfitta del nazifascismo le classi dirigenti tedesche e italiane dovettero affrontare,

oltre al problema della conversione da una economia di guerra in una di pace, anche quello del diffuso discredito maturato fra larghissime masse popolari contro lo Stato accentratore nazista e fascista. In Germania i protagonisti della ricostruzione furono gli imprenditori, soprattutto del settore chimico come Basf, Bayer e Hochst che, attraverso una orchestrata campagna pubblicitaria, si schierarono a favore dello “Stato economico” e della terza via ordoliberale, una economia sociale di mercato a metà strada fra capitalismo e socialismo, e contro la democrazia economica per la quale si battevano i socialdemocratici. In questo modo, dopo che la Storia si era pronunciata contro la Germania, le nuove elites si affidarono all’economia per rilegittimarla.

In Italia, al contrario, protagonista della ricostruzione fu la politica che, attraverso un compromesso fra i partiti che formavano il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) e la scelta di una “nuova economia” incentrata sull’intervento pubblico, sulla limitazione della proprietà privata e sull’orientamento dell’attività economica a fini sociali, si assunse il compito della rilegittimazione dello Stato italiano. In un paese in cui, dopo l’esperienza fascista, le parole scheda elettorale, voto di preferenza, lista di candidati erano termini sconosciuti ai più, toccò alla politica e ai partiti svolgere un compito di educazione civile, di apprendistato democratico, di selezione della classe dirigente, di mediazione fra la società e le istituzioni, strumento per la formazione delle coscienze e arma di difesa collettiva contro i soprusi.

Il 2 Giugno 1946, dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia di cui 20 di dittatura, gli Italiani attraverso il referendum istituzionale e le elezioni per l’Assemblea Costituente, abolirono la monarchia e scelsero di diventare una Repubblica costituzionale. Il doppio voto attraverso il referendum, tipico strumento della democrazia diretta, e l’elezione della Costituente, mediante il meccanismo della rappresentanza, costituirono una novità nella storia politica del nostro paese. Questa duplice scelta venne motivata per conciliare l’antica tradizione, fondamentalmente rappresentativa, con la necessità di coinvolgere tutto il popolo nelle scelte politiche essenziali.

La soluzione repubblicana, con il contributo fondamentale del voto femminile, ottenne 12.718.641 voti validi, pari al 54,3%, mentre quella monarchica si fermò a 10.718.502voti, pari al 45,7%. Anche accettando le riserve e le proteste verbali degli irriducibili di casa Savoia, secondo i quali il conteggio dei voti avrebbe dovuto effettuarsi in base alla percentuale degli elettori e non sui voti validi, la soluzione repubblicana sarebbe stata comunque prevalente. Tenuto conto, infatti, che le schede bianche e i voti nulli erano stati rispettivamente 1.146.729 e 363.355 per un totale di 1.510.044, la soluzione repubblicana avrebbe, comunque, prevalso con il 51,01%.

L’elezione della commissione dei 75, pur con qualche alterazione a favore dei gruppi minori, rispecchiò i rapporti di forza esistenti fra le forze politiche. La Dc, infatti, a fronte del 37,23 % dei componenti nel plenum dell’assemblea, ottenne 26 rappresentanti in commissione, pari al 34,6%. Il Psi ottenne 20 rappresentanti con il 20,68% nel plenum e il 26,6% nella commissione, mentre il Pci fu rappresentato da 16 membri con 18,70% nel plenum e 21,3% in commissione. A conclusione dei lavori Calamandrei chiarì: “La Costituzione conserva intatto, per chi resta fedele alla Resistenza, il suo valore di messaggio”.

Celebrare, oggi, la festa della Repubblica significa ricordare che da anni è in corso uno scontro culturale e politico fra chi vuole cambiare l’Italia e l’Europa utilizzando la Costituzione per superare ingiustizie e disuguaglianze e chi, invece, punta a cambiare la Costituzione e uscire dall’Europa per mantenere, in Italia, le vecchie ingiustizie e le vecchie disuguaglianze. L’esito di questo scontro, ancora incerto, dipenderà da dove ognuno di noi deciderà di schierarsi.

Michele Graduata

2 giugno 2020

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