Capuzzo: per provocare dibattito, carissimo Emanuele.
ho letto con estremo interesse le tue riflessioni sulle prossime elezioni ed essendo anch’io uno spirito libero,
forse con uno stimolo più “biricchino” e provocatorio, le condivido pienamente, soprattutto per gli aspetti che riguardano una politica che pur di vincere (tenere o conquistare poltrone) ha smesso di mettere al centro la sua vera funzione di servizio per la comunità ed è, per lo più, diventata uno strumento al servizio di pochi.
Le prossime elezioni regionali ne sono un esempio evidente dove la maggior parte delle coalizioni non sono un insieme di alcuni “partiti”, con tutto quello che in termini di storia e di offerta politica il nome significa, ma di infinite liste, la maggioranza delle quali nascono sul momento per consentire di “acchiappare” voti attraverso i personaggi che ne sono inseriti, od accettano di essere inseriti.
(Tra parentesi potrebbe essere interessante pensare ad un “premio di maggioranza” a quella coalizione che presenta il numero più elevato di liste, ed in Puglia questo potrebbe essere un vantaggio per la “sedicente” coalizione di centro-sinistra).
Un processo degenerativo che allontana molti, soprattutto tra i giovani, dalla politica e porta chi viene eletto non ad essere l’espressione democratica di una maggioranza; pur con credo e visioni diverse, aggregata su ideali e programmi ma su volti, immagini e slogan che la “scienza” della comunicazione politica riesce ormai a confezionare, proponendo le persone che dovranno governarci come dentifrici o pannolini.
Condivo con te che questo quadro sia deprimente ma, se posso permettermi, vorrei andare oltre l’esercizio di usare il “naso per fiutare l’aria” (in questo frangente si corre il rischio di respirare solo virus) e proporti, con la massima simpatia e stima, di “imbracciare” assieme il megafono e tornare, come in tempi non tanto lontani come anni ma lontanissimi come era sociale, a parlare e discutere sia tra le persone in piazza sia nelle sedi di partito (quelli che dovrebbero portare tale nome con responsabilità) al fine di ribaltare l’atteggiamento “intellettuale” oggi dominante che siano le persone ad andare alla politica e non la politica ad andare dalle persone.
Forse per entrambi un modo per tornare “giovani” ma con il vero obiettivo di scuotere gli animi ed i cuori da una delusione che si sta trasformando in fatalismo, “provocando” per costruire dibattiti e partecipazioni che non siano quelli da “tifosi di calcio” ma da persone che sono interessate al bene comune, cercando di coinvolgere soprattutto i giovani.
Con affetto e stima
Silvano