L’odore dei soldi (di Carlo Ferraro).
Col prospettarsi dell’arrivo di un robusto aiuto dall’Europa all’Italia, per permettere al nostro paese
di uscire dalla crisi innescata dalla pandemia, cominciano a scatenarsi gli appetiti e l’inventiva di molti politici, che fremono davanti alla prospettiva di poter attingere a quegli aiuti, parte di questi a fondo perduto, promessi col Recovery Fund.
Da diverse settimane ormai, puntualmente, il Tg regionale della Rai intervista a cadenza regolare il presidente dell’Acquedotto Pugliese, Simeone Di Cagno Abbrescia, (ex sindaco di Bari, ex deputato prima con Forza Italia e poi con la Casa delle Libertà, nominato presidente dell’AQP dal munifico Emiliano, in favore delle larghe intese ed imprese), in relazione agli annosi problemi della nostra regione riguardo alle scarse piogge invernali e la possibile conseguente scarsità idrica estiva.
Puntualmente il nostro, dopo aver prospettato crisi bibliche, invasioni di cavallette e quant’altro, rispolvera un suo vecchio progetto che propone una soluzione, a suo dire, drastica e definitiva: andare a prender l’acqua dall’Abruzzo, ricco di montagne e sorgenti che la riversano in Adriatico, con una nuova condotta che porterebbe quest’acqua, altrimenti sprecata, da noi in Puglia; stimando un aumento del 40 percento della disponibilità di acqua per la nostra regione, da qui al 2050.
Guarda caso questa cifra (40 per cento) è la medesima che quantifica l’acqua che si perde per strada nelle condotte del vecchio acquedotto pugliese.
Ci vuole una bella faccia tosta per parlare di sprechi di acqua da parte del presidente dell’ente più famoso nel mondo in quanto a sprechi, date le clamorose perdite d’acqua delle sue reti, e che continua a sprecare finanche l’acqua trattata dai depuratori, che invece di essere utilizzata per l’agricoltura viene vergognosamente riversata in mare.
Così questo signore, che presiede da generazioni l’AQP, invece di parlare delle dovute e necessarie manutenzioni e riparazioni della rete idrica, cosa questa che richiederebbe già di per sè ingenti finanziamenti, sogna un’opera faraonica e costosissima per risolvere i problemi idrici in Puglia.
Come tutti i vecchi politici va in automatico, pensando sempre a nuove opere in cemento, nuove cattedrali nel deserto, invece di pensare ad un approccio sistemico nella manutenzione di un territorio fragile quale il nostro.
E quando i politici fiutano l’odore dei soldi sembra che smarriscano il lume della ragione per come sono disponibili a sostenere i progetti più astrusi e irrealizzabili (il progetto del ponte sullo stretto di Messina ne è un fulgido esempio).
Questa classe di politici è la stessa che in 50 anni ha impietosamente cementificato e deturpato il nostro territorio, e ancora oggi, nonostante nei cittadini ci sia una nuova e diversa sensibilità, nonostante il Papa stesso abbia invocato più rispetto per la nostra Terra con la sua enciclica “Laudato sii”, non sa proporre altro che ulteriore devastazione.
Perché per portare l’acqua “sprecata” dall’Abruzzo qui da noi non basta certo un tubo collegato a qualche rubinetto, non è così semplice come lo fa sembrare il Di Cagno; qui si parla di irregimentazione delle acque con la costruzione di numerose dighe, devastazione del territorio abruzzese per formare i bacini idrici, una massa enorme di cemento per costruire tutto questo, ed infine dei tubi di grande diametro che porteranno l’acqua per due o trecento chilometri in Puglia. Senza sapere se quest’acqua arriverà da noi o si perderà anch’essa per strada…
Per chi non avesse idea delle somme in gioco, stiamo parlando di un’opera colossale paragonabile al Mose di Venezia o al Tav Torino-Lione. Un gran bell’appalto, destinato a placare gli appetiti dei soliti noti.
È la vecchia maniera tecnocratica di affrontare i problemi dell’uomo rispetto al suo ambiente vitale: alti investimenti nel cemento con basso ritorno occupazionale.
Da tempo il Movimento 5 Stelle combatte contro questa logica predatoria verso l’ambiente e propone misure più adeguate alla risarcitura di un territorio devastato anche dalla Xylella.
Il piano proposto ad inizio legislatura dal nostro consigliere regionale Cristian Casili, attualmente vice presidente della Commissione Ambiente, ora ripresentato nel programma per le elezioni regionali di settembre, prevede un generale rimboschimento del territorio, per recuperare terreno fertile all’uso agricolo, l’impianto di nuove specie di ulivi o anche di nuovi tipi di colture, per sopperire alla progressiva scomparsa della maggior risorsa economica della Puglia, il nostro olio, e la creazione di biolaghi nelle numerose cave dismesse diffuse nel territorio, specie in quello salentino. (Abbiamo in Puglia 555 cave dismesse, molte delle quali abbandonate e trasformate spesso in discariche; una volta recuperate potrebbero contenere diversi milioni di metri cubi d’acqua). Solo così potremmo avere un rapporto più armonioso con la natura e con l’agricoltura, creando un ambiente meno arido e siccitoso, ma pieno di riserve d’acqua disponibili per i momenti di crisi idrica. E per fare questo non sono richieste somme colossali, ma somme destinate agli uomini che materialmente rimodelleranno il nostro territorio; quindi bassi investimenti con alto ritorno occupazionale. La logica giusta per creare lavoro per tutti invece che utili per pochi.
Carlo Ferraro
Movimento 5 Stelle