Prima regola: rispettare le regole (di Carla Maria Graduata).
C’era una volta la democrazia.
Ieri ho ascoltato stupefatta il Consiglio Comunale di Mesagne.
Soprattutto una questione ha destato la mia attenzione.
Il gruppo consiliare del PD solleva un problema tecnico-politico: nell’approvare il rendiconto di gestione, non sono stati rispettati i termini di consegna a TUTTI i consiglieri comunali della documentazione allegata.
Chiede, dunque, il ripristino della legalità.
Interviene stizzito il Sindaco.
Alza i toni, aggredisce verbalmente le opposizioni, cerca alibi nel passato, lascia emergere ancora una volta, in maniera evidente, la sua visione antidemocratica e padronale della gestione della cosa pubblica.
Arriva a qualificare come “SUOI” i FUNZIONARI del Comune, addossa la responsabilità dei suoi stessi errori alle opposizioni quando erano al governo, invoca la prassi come giustificazione del mancato rispetto dei termini, rimbrotta i dirigenti invitandoli “da questo momento in poi” a rispettare la Legge (ce n’era davvero bisogno?).
Parla di IRRESPONSABILITÀ dei consiglieri del Pd e, poi, candidamente ammette che il punto all’ordine del giorno va rinviato perché effettivamente non sono stati rispettati i termini di legge.
Interviene in Suo soccorso il fido consigliere Vizzino, il quale con barboso tono saccente adombra presunti e non meglio dichiarati “SCHELETRI NELL’ARMADIO” delle opposizioni.
A Lui ricordiamo che l’unica strada percorribile in questi casi è quella della denuncia.
I toni rimangono simili per oltre 6 ore, eppure tutto era iniziato solo con una richiesta di rispetto della Legge.
È inutile ricordare che l’essenza della democrazia è la presenza delle opposizioni.
Tentare di ridicolizzarle, esautorarle, zittirle o peggio ancora minacciarle significa spalancare le porte ad una logica autoritaria.
Una semplice richiesta di rispetto della Legge non consente reazioni permalose da parte di chi è stato chiamato a gestire il gravoso compito che gli ha assegnato una parte (!) della Città.