Avevamo un Partito! (di Silvano Capuzzo)

Silvano e la sua nuova provocazione. Ci sarà un seguito?

 

Era un luogo di incontro e di partecipazione ove si discuteva di tutto ma soprattutto si aveva il desiderio di stare assieme per contribuire a costruire un futuro migliore.

Era pieno di confronti accesi ed anche di scontri, di visioni particolari ma anche di allargamento ai problemi degli altri, di ricerca di un’unione per combattere l’avversario, garantendo l’agone democratico.

Aspirazioni personali si esprimevano nella delega di rappresentanza di tutti, in una mediazione che trovava nel dibattito e nella costruzione di ipotesi e proposte comuni il collante nello stare e lottare assieme, da cui una leadership riceveva e si assumeva in pieno, “pro tempore”, la responsabilità della rappresentanza e della guida.

Nel contempo continuava la responsabilità della partecipazione di tutti, nel desiderio e nella convinzione di contare ed incidere affinché la delega fosse un pensiero comune e non l’espressione di pochi o di cordate ristrette.

La leadership nasceva per coordinare e rappresentare una visione comune e condivisa e non per percorrere da sola, o con il supporto di pochi, un percorso di crescita e di assunzione di responsabilità e soddisfazioni sempre maggiori.

E tutti fornivano un contributo, condividendo o contrastando, combattendo da “dentro”, senza fuggire, senza abbandonare in attesa di tempi diversi, di condizioni convintamente migliori.

Un patrimonio che avvicinava al partito e lo considerava punto di riferimento fondamentale per l’azione politica.

Ora non è più così.

Chi ha ricevuto deleghe si sta sempre più isolando nei formalismi e nella gestione “istituzionale” del proprio ruolo, allontanandosi ed allontanando quella partecipazione popolare che è stata l’essenza dei consensi e delle adesioni del passato.

Un formalismo da palazzo del potere cha allontana e contribuisce al distacco sempre più grande dalla “Politica” (quella con la P maiuscola).

Dall’altra un abbandono del proprio ruolo di portatori di istanze e visioni, ed anche di interessi comuni e contrapposti, che erano sia un elemento per il giusto controllo sia un fondamentale contributo per la crescita del partito e del suo ruolo.

Atteggiamenti a mio giudizio entrambi perdenti perché una leadership rimane tale se ha una solida base di riferimento che la esprime e che essa coltiva con attenzione e continuità, in quanto il contributo e la presenza di tutti è fondamentale per assumere posizioni condivise, forti e rappresentative.

L’attendere gli eventi ed il solo criticare gli altri senza agire sono posizioni che non ottengono risultati e portano semplicemente a favorire l’allargamento degli spazi di chi si critica.

Un appello a tutti coloro che credono in una società più giusta e più sana a non percorrere vie sterilmente solitarie ma a ritrovare, volendoli e cercandoli, momenti di reincontro per poter nuovamente giocare un ruolo importante in un passaggio molto critico per il futuro di tutti.

Ricostruiamo il Partito perché esso sia all’altezza delle sfide, mettendoci la faccia ed i valori.

Vogliamo avere di nuovo un Partito all’altezza della sua storia.

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