C’è vita a sinistra? (Left Brindisi)

Si dice che c’è vita a sinistra, lo dimostrano gli sforzi che stanno facendo il Pd e Leu per dare un senso alla loro presenza nel governo.

Si sente però sempre più l’esigenza di un partito nuovo di cui il Pd può essere il fulcro. C’è qualche riflessione in tal senso e si inizia a leggere qualche pensiero politico più lungo ben oltre l’affanno governativo e il tatticismo spregiudicato di questi anni.

Si tratta, se abbiamo capito, dopo errori e difficoltà, di mettersi a lavoro per dare vita ad una sinistra che abbia riferimenti sociali, un’anima, una politica e una organizzazione. La pandemia ha reso più urgente tutto questo.

Oggi la sinistra appare incerta, troppo divisa, poco incisiva di fronte alle grandi domande che pone la contemporaneità. Pensiamo che ne debba discutere il Pd, l’intera sinistra, anche quella senza partito.

In Puglia e a Brindisi, è possibile avviare un confronto sereno e costruttivo, aperto ad energie giovanili, alle competenze diffuse, alle passioni politiche?

Sentiamo , come tanti che hanno una storia politica di militanza a sinistra, la mancanza di un partito, nuovo e moderno, dove potersi confrontare e lavorare “assieme”. E non è una questione di nostalgia.

Non si tratta di ricostruire le vecchie sezioni di partito superate dalla storia, ma  di avere strumenti e sedi di partecipazione, di confronto e di organizzazione da frequentare non solo per le scadenze elettorali. Anche se almeno di un luogo fisico dove incontrarsi c’è bisogno. A Brindisi manca anche questo.

Un partito che non comunichi solo attraverso i social o le chat di whatsapp.

Un partito dove poter costruire progetti condivisi per migliorare le condizioni di vita di chi soffre di più e paga le conseguenze di una ingiustizia diffusa.

C’è bisogno di una sinistra che non ha paura di cambiare e alternativa alla cultura della destra sovranista e populista.

La destra esiste e in Italia si è manifestata e si manifesta in una forma aggressiva e regressiva come mai conosciuta nella nostra storia recente. Lo avrebbe dovuto capire da tempo tutta la sinistra che ha preferito, una parte importante di essa, rincorrere politiche liberiste e di mera gestione di governo (con un brutto termine viene chiamato “governismo”) mentre un’altra parte si è limitata a polemizzare con queste politiche.

Si è persa da tutte e due le parti la dimensione della realtà e ci si è allontanati da un popolo che chiedeva protezione e riferimenti certi.

Spetta soprattutto al Pd dare un segnale forte. Da Roma e dai territori dovrebbero partire iniziative tese ad aprire, ad unire e riunire per “attraversare la società”, come recentemente ha suggerito Goffredo Bettini.

Se si realizzasse una fase costituente di idee e di nuova organizzazione politica in grado di unire e di riunire, penso che molti si metterebbero in discussione e sarebbero pronti a dare il loro contributo.

I partiti nascono, si creano, perché rappresentano valori e bisogni. Non nascono o non hanno lunga vita se a prevalere sono ragioni di convenienze elettorali e di sopravvivenza di un ceto politico che si organizza attorno ad un capo o al potere da gestire.

La persistente difficoltà del Pd, le sue divisioni hanno queste ragioni di fondo e a Brindisi queste ragioni sono fin troppo evidenti. E a Brindisi quel poco di Pd che ne è rimasto sembra essere tutto schiacciato a difendere recinti e funzioni di governo, refrattario a qualsiasi confronto e dialogo con la società.

Valori e bisogni, domande di cambiamento, rimangono pressanti e necessari per una sinistra nuova, attuale e utile. Lo impongono le conseguenze sociali e economiche della pandemia, le diseguaglianze che in Occidente stanno drammaticamente aumentando, lo dicono e lo chiedono i movimenti di questi anni come quello delle sardine e quelli a difesa dell’ambiente, del lavoro, per la legalità e contro le mafie.

Quello che c’è non basta e quello di cui c’è bisogno non c’è ancora.

Nuove e vecchie sigle sono una sommatoria di fragilità e gli appelli all’unità lasciano il tempo che trovano così come non sono più sufficienti se non addirittura dannosi i cartelli elettorali di indistinti “senza un’anima e senza una politica”. A Brindisi come in Puglia ne sappiamo qualcosa.

La situazione richiede un salto e un impegno a lavorare da più parti alla costruzione di quello che lo stesso Zingaretti qualche tempo fa ha chiamato un partito nuovo ma non un nuovo partito. Ci sono le condizioni oltre che la necessità di avviare un lavoro comune e diffuso nei territori, nelle piazze, nei quartieri, per strada, nei luoghi di lavoro e di studio, partendo proprio dalla consapevolezza che queste affermazioni comportano. E ci vuole tanta umiltà e una buona dose di disciplina necessarie anche per frenare l’individualismo supponente e ignorante.

Un lavoro di lunga lena per un programma fondamentale e per un progetto di una nuova forma partito. Dovrebbe essere questo il primo impegno che tutta la sinistra ha di fronte a se per il post pandemia.

Un partito è un'associazione di persone al servizio di una causa e di una comunità.

La comunicazione è importante, la TV e il Web sono indispensabili, ma il valore degli individui e il loro stare assieme, sentirsi comunità è insostituibile, l'apertura alla società è vitale, così come è determinante la formazione di nuovi dirigenti educati all’impegno, al lavoro politico e allo studio.

E di un partito di sinistra che si richiami a quei valori sempre moderni e attuali (le grandi questioni dell’uguaglianza, della solidarietà, del lavoro, della libertà, della difesa e del futuro del pianeta terra e dell’umanità che lo abita), c’è tanto bisogno.

Valori che potrebbero essere rilanciati come sintesi di “socialismo e cristianesimo” e che richiedono proposte, progetti, politiche pubbliche. I partiti, la politica servono a questo. E come dicevano i latini... “nomina sunt conseguentia rerum”.  

Questo, lo si deve sapere, richiede la fatica del pensare, dell’organizzare e dell’agire con coraggio e coerenza e che assieme a visione, passione e competenza fanno di un partito, alternativo alla destra e a questa nuova destra italiana, un partito utile e attrattivo.

Un partito dalle idee (ideologia come visione del mondo e non come dottrina) e dalla forma nuove, serio, organizzato e popolare, privo di rancori e diretto da dirigenti consapevoli, riconosciuti, competenti, giovani e motivati. E come ci ricordava Alfredo Reichiln: “È una necessità vitale per la sinistra tornare ad impegnarsi per la ricostruzione delle identità collettive. Questa è l’arma senza cui è impossibile vincere la nuova guerra per il controllo di una mutazione che investe il mondo. Non si tratterà di rifare i partiti di prima, ma di creare luoghi in cui sia possibile mettere gli uomini in relazione, vincere l’esclusione, motivare la militanza e organizzare forme di mobilitazione sociale, dare senso e gambe ai progetti “.

La ripresa dell’attività di Left Brindisi per il 2021, l’impegno e il contributo delle sue donne e dei suoi uomini sarà tutto orientato in questa direzione.

Carmine Dipietrangelo presidente Left Brindisi

Alessandra Amoruso vicepresidente Left Brindisi

Carmelo Grassi vicepresidente Left Brindisi

Rosanna Cavallo vicepresidente Left Brindisi

 

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