Left: urbanistica a Brindisi, oltre la telenovela
Ci eravamo ripromessi di tornare sul tema del PUG (Piano Urbanistico Generale) perché molte cose non tornano e non c’è chiarezza.
La trasparenza e la partecipazione dei cittadini era uno dei punti cardine del programma elettorale di questa amministrazione, a distanza di due anni e mezzo dobbiamo purtroppo constatare che siano rimaste due belle parole ma solo su carta.
Col PUG si era partiti in pompa magna già proprio nel programma di mandato amministrativo:
“La città di Brindisi ha bisogno da molti anni di un nuovo Piano Urbanistico Generale, uno strumento di pianificazione che possa superare il datato e ormai superato Piano Regolatore.
Nostro obiettivo è quello di un PUG fondato su un’idea di città sostenibile, il cui sviluppo non generi ulteriore consumo di suolo ma sia improntato alla riqualificazione dell’esistente, all’integrazione con lo strumento di pianificazione condivisa e partecipata dell’area portuale, della costa e con la realizzazione dei piani di mobilità urbana.”
Così recitava il Sindaco nelle dichiarazioni programmatiche rese in consiglio comunale.
Questo strumento di pianificazione doveva essere una delle priorità del mandato nella consapevolezza che fosse necessario pianificare prima di agire. L’arrivo del Prof. Borri, docente universitario di Urbanistica come assessore sembrava in linea con questa idea e fu indicato dal sindaco per questo obiettivo.
Dal novembre 2018 al gennaio 2019 si sono svolti una serie di incontri tematici aperti a coinvolgere la comunità.
Nell’aprile 2019, senza alcun atto di indirizzo, fu licenziato il DPP, un documento articolato che sarebbe dovuto essere adottato e avrebbe dovuto dare avvio alle consultazioni prima della stesura del Piano Generale. Fu consegnato prima al sindaco nella cui scrivania è stato tenuto “recluso” per mesi e non dato neanche alla sua maggioranza. Dopo fu dato al presidente della commissione, l’ex consigliere comunale del Pd, Carbonella, passato nel partito di Renzi, per avviarne la discussione.
Da allora più nulla, quasi come se tutto si fosse arenato, salvo poi riveder comparire a fine dicembre 2020 l’atto di indirizzo del PUG, ovvero il documento che dà inizio ad una nuova procedura e dove è difficile scorgere qualcosa di urbanistica o qualche riferimento al costruito, al calo demografico e invecchiamento della città, a qualche idea di città dopo la pandemia.
Nessuno ha spiegato alla città cosa sia successo. E’ come se quanto sia stato fatto in precedenza tra lavoro degli uffici comunali ed incontri partecipati fosse da azzerare. Per non parlare della documentazione prodotta dalle precedenti amministrazioni che hanno avuto un costo per le finanze comunali,anche al netto dei contenziosi instaurati. E se sarà possibile, come e cosa si utilizzerà di quella documentazione?
Le perplessità sull’operato sono molte. Prima fra tutte quella di aver impegnato per mesi gli uffici comunali in un lavoro molto oneroso, come se i costi interni non fossero costi. Inevitabilmente tutto questo ha inciso sull’operato dell’Ufficio Urbanistica che si sarebbe potuto dedicare all’attività ordinaria nel rilascio di permessi ed autorizzazioni che costituiscono ricavi per le casse comunali, senza contare che tali ritardi generano una sottoproduzione sull’economia cittadina.
L’azzeramento almeno formale di questa attività inoltre allontana almeno di un paio di anni l’approvazione del PUG con i danni conseguenti ad un investimento notevole in termini di risorse umane che rimane improduttivo per tanto tempo.
Il non chiarire le cause getta un alone di opacità sull’operato perché può essersi trattato di imperizia amministrativa aver dimenticato di redigere un atto di indirizzo ad un provvedimento di vitale importanza , fatto di per sé grave e che denota inadeguatezza ma può far venire il dubbio ai malpensanti che il lavoro svolto non andasse bene a qualcuno che nutrisse interessi speculativi di diversa natura.
Una maggiore chiarezza e trasparenza sarebbe stata auspicabile.
Cosa dire infine dell’atto di indirizzo tardivamente approvato. Molti di noi hanno partecipato agli incontri svoltisi a Palazzo Guerrieri con il Prof. Borri. Viene da pensare che siano state una messa in scena di facciata perché nel documento c’è molto poco della tensione allo sviluppo della città chiesto dai partecipanti.
Nel documento sembra che la città sia assente. In certi punti, specie quando si parla di obiettivi, il documento assume i connotati di un componimento poetico che vagheggia una terra che non c’è. E’ come se la città si fosse dissolta per lasciare il posto ad un luogo incantato fatto di ruscelli, prati e uccellini ma che nulla ha a che vedere con la realtà, con una città che deve riprogrammarsi per affrontare un futuro fatto sì di sostenibilità ma soprattutto di concretezza.
La differenza tra un obiettivo ed un vagheggiamento è nella misurabilità. Un obiettivo si delinea quando si forniscono dei parametri per valutare un avanzamento e il raggiungimento, altrimenti si tratta di fuffa.
La nostra associazione, all’indomani dell’approvazione del Documento programmatico preliminare approvato all’unanimità dal consiglio comunale durante l’ultima giunta Mennitti, organizzò un importante confronto concluso dalla professoressa Angela Barbanente. Gli atti di quel convegno furono pubblicati e riletti oggi hanno ancora tutta la loro attualità. Da allora sono passati 10 anni, tre amministrazioni, sono stati azzerati o revocati incarichi ai professionisti coinvolti. Si è teorizzato che si poteva fare meglio e subito ricorrendo alle risorse interne. La città è stata costretta ad andare avanti con strumenti e logiche datati. È stata paralizzata in attesa di un Pug che anche questa amministrazione non riuscirà a dare alla città. Si vedono le conseguenze sulle opere portuali su cui c’è un perverso tentativo di bloccarne qualsiasi realizzazione pur non avendone i poteri.
Non si può prendere in giro città, imprese, lavoratori, professionisti e loro ordini fornendo un cronoprogramma che prevede l’approvazione del Pug a fine 2022, qualche giorno prima della scadenza del mandato dell’attuale consiliatura. Chi ci crede?
Noi no e continueremo a sollevare dubbi, obiezioni e preoccupazioni per lo stallo urbanistico a cui anche questa amministrazione ha portato la città.
E restiamo fedeli alle dichiarazioni dell’ing. Rossi quando due anni e mezzo fa, all’atto del suo insediamento a sindaco di Brindisi, affermava: “La città di Brindisi ha bisogno da molti anni di un nuovo piano urbanistico generale, uno strumento di pianificazione che possa superare il datato e ormai superato Piano Regolatore”. Siamo ancora lì.
Brindisi Left
Il coordinamento