Serbatoio GNL Brindisi, Amati: “Ipotesi Capobianco non è alternativa ma foglio di via a Edison”

“Sulla questione della localizzazione del serbatoio Edison leggo che viene proposta la soluzione alternativa di Capobianco.

E allora mi chiedo: vi pare plausibile che Brindisi rinunci alla Zona franca doganale o che Edison possa attendere almeno cinque anni per la realizzazione di banchine, colmata, e dragaggi, opere allo stato prive dei finanziamenti pubblici stimati per almeno 100 milioni di euro?

Peraltro, l'ipotesi Capobianco si scontrerebbe con la proposta del sindaco di spostare in quei luoghi la Marina. E chi glielo dice ora che è una pessima idea? È evidente a tutti che chi sostiene l'ipotesi Capobianco quale alternativa sta suggerendo, non si sa quanto consapevolmente, un'opzione dall'esito impossibile e un foglio di via a Edison. Ma quando la finiremo di giocare alla politica?”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio a Programmazione Fabiano Amati.

“Il ‘ben-altro-luoghismo’ si è immortalato dunque nell’offrire una soluzione localizzativa diversa per il serbatoio Edison, dimenticando però di avanzarla con le caratteristiche della plausibilità. Un dettaglio non da poco.

Se dunque si analizzassero i fatti e i luoghi, piuttosto che incentrare le osservazioni sulle persone che esprimono idee, forse non ci si ritroverebbe in un vicolo cieco.

I fatti, quindi. Capobianco si compone a grandi linee di due parti. L’una, cioè quella colmata da British gas, è destinata alla Zona franca doganale, così come da decisione adottata dall’Agenzia delle dogane. Qualora la proposta si riferisse dunque a questa parte, bisognerebbe rinunciare alla Zona franca. E non mi sembra una buona idea quella di rinunciare a un grande investimento per accogliere un investimento più piccolo.

La seconda parte di Capobianco, invece, ha bisogno di essere infrastrutturata (banchine e colmata), operazione che allo stato non ha nemmeno la progettazione e che per essere realizzata ha bisogno di 100 milioni d’investimenti pubblici. In altre parole, se ci fossero i soldi e tutto dovesse andare per il meglio, servirebbero almeno cinque anni di tempo per rendere disponibile l’area a ciò aggiungendo, ovviamente, i tempi di realizzazione del serbatoio di gas naturale liquefatto. Un ottimo motivo per convincere Edison ad andare altrove.

In realtà Capobianco non è una soluzione alternativa plausibile ma un rifugio dialettico, per dare a vedere di possedere una soluzione alternativa e non farsi affibbiare il giudizio di ‘non-si-puotisti’, che mi pare invece possa essere confermato, a meno che non passi l’idea, Dio non voglia, che in tanti parlano senza un minimo di approfondimento di merito”.

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