Left: ritorno al passato
Ecco! se un bilancio di previsione potesse avere un titolo quello del Bilancio di Previsione 2021-’23 del Comune di Brindisi sarebbe “ritorno al passato”.
Un passato che anche il sindaco ha condannato ma che ora sembra essere la traccia su cui ricomincia a muoversi questa amministrazione.
Questo bilancio, che verrà portato in Consiglio entro il 31 maggio, sembra non contenere alcuna problematica e questo parrebbe confermato dalla totale assenza di osservazioni da parte del nuovo direttore di ragioneria.
Tutte le osservazioni al bilancio 2020-’22 del precedente Dirigente, confermate poco dopo dal Commissario ad Acta che parlando dello stesso sosteneva la necessità di “mantenere il bilancio in un contesto di legalità”, dunque sarebbero superate?
Come?
Giusto per fare un esempio, la mancata approvazione del bilancio triennale della Brindisi Multiservizi è stata superata, posto che la giunta da regolamento “approva preventivamente la proposta di bilancio di previsione triennale di ciascun organismo controllato elaborato in base agli indirizzi espressi nel D.U.P.”???
Pare proprio di no! Una distrazione??
Ma le anomalie di questo bilancio di previsione non risiedono solo nella mancanza di considerazioni o osservazioni del dirigente .
Prendiamo le entrate: per l’IMU si prevedono per il 2021-’22-’23, 17 milioni di euro per ciascun esercizio; quindi in aumento rispetto al 2019 ed al 2020 senza però chiarire come possa essere certificato l’aumento della base imponibile.
Per la TARI non solo non si tengono presenti le novità legislative ma si prevede un’entrata di 21,6 milioni senza alcuna analisi o simulazione preventiva del piano economico finanziario che dovrebbe essere approvato entro il 30 giugno, come previsto dal Decreto Legge “Sostegni”.
L’addizionale comunale viene stimata a 6,15, 6,2 e 6,4 milioni di euro rispettivamente negli anni 2021-’22-’23; anche in questo caso senza una giustificazione giuridica; anzi no! si trova scritto che prudenzialmente ci si è tenuti al di sotto delle stime del Ministero delle Finanze.
Peccato che la stima dell’entrata dell’addizionale comunale non si misura in base alle previsioni ministeriali bensì è determinata in base ai dati di quanto accertato ed in base ai residui registrati negli anni precedenti e prudenzialmente ridotta; senza contare che non sembra sia stata operata alcuna valutazione degli effetti che sull’imposta hanno avuto ed avranno i minori redditi dei cittadini di Brindisi nel 2020 e nel 2021 a causa della pandemia.
Il nuovo “canone unico” che dal 2021 sostituisce ed assomma TOSAP, imposta comunale sulla pubblicità, diritto sulle pubbliche affissioni e canone per l’installazione di mezzi pubblicitari viene previsto in aumento quando invece la sommatoria dovrebbe essere a parità di gettito.
E poi disinvoltamente si ipotizza un bilanciamento delle minori entrate con ristori futuribili quando già nel 2020 non sono stati sufficienti a coprire le minori entrate.
Facendo poi due conticini sembrerebbe che il disavanzo così come programmato nel piano di riequilibrio anziché diminuire aumenti di circa 5 milioni.
Ma si spera non sia così perché questo potrebbe significare passare dal predissesto al dissesto.
Ma la cosa più eclatante ed al tempo stesso preoccupante è quanto si legge a proposito della gestione dei parcheggi. Non solo si fa una confusione tra problematiche di liquidità e problematiche economiche, inspiegabile con la preparazione che dovrebbe avere l’amministratore di una partecipata, ma si da un bel calcione al principio di congruità che deve essere alla base degli affidamenti che l’ente socio conferisce alla propria partecipata.
Principio che stabilisce che il servizio affidato alla partecipata non deve eccedere il prezzo di mercato e che debba essere quindi congruo rispetto ai prezzi mediamente praticati .
E viene sfacciatamente cestinato il parere pro veritate chiesto dall’amministratore della BMS ad una professoressa universitaria, pagato oltre 4 mila euro dalla BMS e quindi dai contribuenti brindisini, che ribadisce che anche nel caso della gestione dei parcheggi il principio di congruità non può essere derogato. Parere identico a quelli precedentemente espressi in più occasioni da dirigente, assessore ed altro professore universitario. Chissà cosa ne penserebbe la Corte dei Conti se leggesse nel DUP che “in ordine alla suddivisione degli introiti, il Concessionario avrà l’obbligo di corrispondere al Comune concedente un canone annuale, quale corrispettivo per la concessione, nella misura del 70% degli utili netti rivenienti dall’affidamento in concessione dei parcheggi a pagamento al Comune e risultanti dal bilancio regolarmente approvato della Società fino alla concorrenza dell’utile netto”
Che equivale a dire che se la società incassa, come ha incassato in passato, 1,3 milioni, e realizza un utile post imposte di 100 mila euro al comune spetterebbero al massimo 100 mila euro????!!!!
In palese contrasto con le regole basilari sugli affidamenti alle società in house e contenute nel Testo Unico delle Società Partecipate (TUSP).
Ma c’è di peggio!
Mentre nel DUP la soluzione parcheggi è quella anzidetta, nel bilancio si ipotizzano audacemente entrate, già a partire dal 2021, con la pandemia perdurante, per 1,7 milioni di euro (mai realizzati in passato) ed un aggio riconosciuto di 726 mila euro; due documenti, due previsioni diametralmente opposte; un'unica diagnosi: schizofrenia.
Una follia che non solo mette a repentaglio il piano di riequilibrio ma paradossalmente metterebbe a rischio la continuità della partecipata stessa; sino alla liquidazione.
Forse si vorrebbe utilizzare il servizio parcheggi per coprire in maniera surrettizia gli altri servizi in perdita e costi indiretti abnormi , nonostante sia stata dimostrata, con documentazione alla mano, la convenienza per il Comune a mantenere il vigente regime dell’appalto piuttosto che il vecchio regime della concessione.
E forse è per questo motivo che la giunta ha inteso approvare il bilancio previsionale 2021-2023 senza aver approvato il bilancio triennale della BMS, a dispetto di quanto previsto dal regolamento sul controllo degli organismi partecipati, che avrebbe fatto emergere le contraddizioni.
E quindi, questo bilancio di previsione ancora una volta, come il precedente previsionale 2020-2022, “quello del sindaco” sbugiardato dal Commissario ad Acta, risulta essere un mero esercizio ragionieristico senza cuore e senza sangue, senza anima e senza visione, per il futuro della città .
Un bilancio che tutto è fuorché trasparente, privo com’è di tutti quegli allegati che permetterebbero ai consiglieri di esprimere un voto consapevole ed informato.
Tanto che manca la relazione sul “fondo contenzioso” che spieghi come questo passi da 40 milioni previsti nel piano di riequilibrio approvato nel gennaio 2020 a poco più di 32 milioni. Cosa è successo? Abbiamo letto male? Forse alcune cause importanti pendenti, potenzialmente negative, sono venute meno? Oppure è un artificio contabile degno di quel passato che torna?
E il piano di recupero del disavanzo ventennale proposto alla Corte dei Conti ed al Ministero è stato rispettato per il 2020? Parrebbe di no! E come mai non ne viene previsto il recupero nel bilancio 2021-2023?
Si ha la sensazione che si sia tornati a quella finanza creativa che era stata condannata dal Commissario ad Acta e che prima aveva costretto l’assessore D’Errico alle dimissioni.
La Corte dei Conti non è un organo consultivo ma magari qualcuno potrebbe fare una passeggiata a Bari per fare due chiacchere per capire se i numeri siano o meno coerenti con il piano di riequilibrio e con le norme contabili vigenti e magari diffondere le informazioni ricevute tra i consiglieri che così potrebbero alzare la mano sulla base di informazioni veritiere e super partes.
Ed infine, dopo questo lungo excursus che forse ha tediato i non addetti ai lavori, ci si chiede se ritornare a mettere irresponsabilmente la polvere sotto i tappeti possa essere uno dei modi per “cambiare la storia” rinunciando ad una coraggiosa ed indispensabile spending review che tenga insieme piano di riequilibrio e bisogni della città; magari i bisogni di chi dal Covid ha avuto la peggio.
Purtroppo sembra invece che continui a mancare quella scintilla che animava il programma di governo della città a favore di un miserevole “tiriamo a campare”.