L’invasione degli ultracorpi (di Carlo Ferraro)
L’ennesima richiesta di installazione di una centrale eolica, ha aperto uno squarcio sull’invasione in atto già da tempo
da parte di grosse aziende del settore nei confronti del nostro territorio.
Nell’ultimo consiglio comunale ho chiesto al sindaco di rendere pubblica la mappa elaborata dall’ufficio Ambiente, che fotografa in modo preciso e puntuale quello che sta accadendo, al fine di avviare un dibattito tra i cittadini.
Nella mappa sono segnate le zone in giallo riferite agli impianti fotovoltaici già presenti nell’agro di Mesagne (25 impianti, piccoli e sparsi nell’agro rurale, estese per 235 ettari), e con le zone di diversi colori le nuove richieste di concessione (in numero di 12, ma con dimensioni gigantesche; si arriva all’occupazione di ben 600 ettari). Inoltre con le zone cerchiate si individuano le richieste di 6 centrale eoliche per complessive 23 pale eoliche, dell’altezza di 200 metri, ed una zona di rispetto (entro cui non è possibile coltivare) di 100 metri di diametro. Per avere un’idea dello spazio occupato da questi impianti basterà dire che la nostra città si estende per 400 ettari; questi impianti, tutti assieme, impegneranno uno spazio grande il doppio.
Come se non bastasse risulta che presso l’ufficio tecnico di Brindisi sono arrivate ben 250 richieste di concessione per altrettanti punti di immissione di energia elettrica da impianti eolici e fotovoltaici da allocare nel territorio provinciale.
Infine presso la Regione sono in esame altri 1230 progetti di centrali. In una prospezione condotta da un ingegnere del settore si è cercato di capire quanti di questi impianti servirebbero a rendere il nostro Paese indipendente dal fossile; si dovrebbe arrivare all’installazione di 16.000 centrali eoliche!
Fatte le debite proporzioni, regione per regione, le 1230 centrali in progetto in Puglia corrispondono all’incirca alle prospezioni di quello studio.
La domanda è: davvero vogliamo vedere tutti i crinali collinari d’Italia, il nostro paesaggio, considerato universalmente un’opera d’arte esso stesso, punteggiato da queste pale? È questa la soluzione migliore per abbandonare il fossile?
Questa soluzione è banalmente quella prospettata ed auspicata dalle grandi aziende produttrici di pale eoliche, complice il Piano Energetico Regionale varato con la presidenza Vendola e mai aggiornato. Già in quegli anni furono mosse diverse critiche al Piano, sia perché i terreni agricoli venivano occupati massivamente da questi impianti precludendone la coltivazione futura, sia perché si accentrava nelle mani di poche aziende, spesso non proprio immacolate, la gestione della cosiddetta “green economy”, ed infine perché se ne privatizzava l’uso invece di incentivarne l’adozione da parte dei singoli cittadini. Da allora nulla è stato fatto, e le aziende hanno tuttora davanti a loro una vasta prateria in cui operare. Oramai in Puglia si
produce una quantità di energia elettrica quattro volte superiore all’effettivo fabbisogno regionale.
Sicuramente ci conforta il fatto che le Sovrintendenze per il Beni Culturali e l’ufficio Ambiente di Mesagne abbiano espresso parere negativo a tutti questi impianti, e che il nostro sindaco si sia chiaramente espresso contro l’allocazione di queste centrali; ma il sindaco sa anche che un Comune nulla può fare contro il “nulla osta” da parte del Ministero, stante la legge attuale. Per cui occorre correre ai ripari. Il 15 settembre 2020, il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha firmato il Decreto che dà il via alla perimentazione delle configurazioni di autoconsumo collettivo e delle comunità energetiche.
Si è così proposto un nuovo modo di affrontare la questione energetica; l’idea delle Comunità Energetiche, oltre a prospettare un maggior rispetto del territorio, a salvaguardarlo, al suo corretto sviluppo agricolo, al rispetto degli innumerevoli beni storici, avvia un modo più “sociale” e partecipato del bene “energia”, nell’ottica generale dell’autoconsumo.
L’invito che faccio a tutti noi cittadini, al sindaco ed ai professionisti del settore, è quello di cominciare ad agire questa legge, ad usufruire delle sue competenze economiche, ai suoi finanziamenti. Il nuovo Piano di Rigenerazione Urbana, da poco approvato in consiglio comunale, dovrebbe tener conto di questa ulteriore possibilità di finanziamenti; non basta aggiungere del verde nelle zone periferiche per renderle più vivibili, occorre creare uno spirito di comunità, che dia un volto alle stesse, che renda i cittadini partecipi nel costruire un nuovo modo di stare insieme.
Solo così potremo parlare di rigenerazione urbana, ma soprattutto sociale.
Carlo Ferraro
consigliere comunale Movimento 5 Stelle