I giovani, questi fantasmi (di Maria De Mauro)

Risulta difficile, in questi giorni così drammatici, parlare di ciò che accade nel nostro infinitesimale angolo di mondo

che somiglia a tanti altri infinitesimali angoli di questo Occidente opulento ed egoista che corre veloce verso forme di individualismo e liberismo sempre più sfrenate, che neanche la terribile esperienza del Covid ha ridimensionato, ma sento di esprimere un giudizio sulla candidatura di Mesagne a Città della Cultura.

Una bella e ambiziosa candidatura che inorgoglisce ogni mesagnese.

Nelle sue accezioni più ampie la cultura è produzione e fruizione di infinite declinazioni artistiche e intellettuali oltre che naturalmente conservazione e trasmissione di quanto hanno costruito le società nel loro divenire. Nelle società più evolute, italiane e non solo straniere, i governi si muovono in modo da favorire nei giovani, attraverso proposte culturali, una crescita intellettuale e morale che li aiuti a collocarsi nel mondo degli adulti e a realizzare le loro aspirazioni, perché dire che i giovani rappresentano il futuro e la crescita di una società non è solo una frase fatta. È vero.

A Mesagne però l’argomento giovani è completamente assente dall’agenda amministrativa. Non esiste un progetto di politiche giovanili, i giovani sono ignorati o al massimo considerati dei meri consumatori di cibo ed alcool. E quando si lanciano, coraggiosamente, nell’imprenditoria, lo fanno nel settore dell’enogastronomia, perché è l’unico che va.

Anche i giovani forestieri che riempiono le stradine del centro storico a tarda notte sono frequentatori di locali, non di concerti, cinema, contest letterari e artistici, spettacoli teatrali, che anche in tempo di Covid e con le dovute precauzioni si possono tenere. Non esiste un’offerta culturale e formativa rivolta a loro, un programma che li veda protagonisti attivi o fruitori di eventi culturali.

Molti giovani mesagnesi vogliono andarsene, la disoccupazione registra numeri elevati, è vero che molti di loro sono occupati nella ristorazione, ma si tratta di un lavoro per lo più stagionale e nero. L’abbandono scolastico è alto, molto spesso, stando alle cronache locali, viene arrestato un piccolo spacciatore tossicodipendente ( e questo accade mentre si racconta di una città felice in cui la mafia non esiste più, ma questi spacciatori daranno pur conto a qualcuno!)  In alcune periferie (esistono anche a Mesagne sebbene siano ignorate anch'esse) il divario sociale e il livello basso di istruzione complicano la situazione. Sono loro i giovani più sfortunati e con meno prospettive di riuscita sociale ed economica.

Moltissimi universitari rimangono nelle città in cui hanno compiuto gli studi e i diplomati pensano di andarsene “perché qui non c’è niente”. Quello che di straordinario succede è però poi improvvisamente merito delle loro tenacia e passione, come ci racconta la vicenda di Vito Dell’Aquila che ha portato il nome della nostra città sul podio più alto, ma di certo non ce ne possiamo intestare il merito che è tutto suo, del suo allenatore e della sua famiglia.

C’è stato un tempo in cui i giovani mesagnesi hanno potuto sviluppare delle attitudini straordinarie, espresse ad esempio nella musica e nel ballo, perché c’erano delle innovative e straordinarie politiche giovanili, un progetto che ha fatto scuola, inaugurato con l’assessorato ai Servizi Sociali di Luigi Colelli, che vide nell’esperienza laboratoriale una fucina straordinaria per giovani talenti.

Un tempo che sembra davvero così lontano e che fu una rinascita, come ricordiamo nostalgicamente in tanti.

Chi non si ricorda di Miniera, del Centro d’interesse allo Zecchino, del Collettivo musicale Angolo 20, del Centro di aggregazione giovanile Allegra compagnia?

Quello fu davvero il nobile tentativo di restituire, dopo un periodo molto difficile, spazio e dignità ai giovani.

Oggi quel che rimane dei centri di aggregazione giovanile è in decadenza. La galassia giovanile è un mondo complesso, occorre riprogettare e realizzare delle politiche adeguate alle sfide di un presente sempre più complesso socialmente e culturalmente, in sinergia tra gli Assessorati ai Servizi Sociali e alla Cultura.

A Mesagne non esiste l’assessorato alla Cultura, ma la delega. In tanti dicono che sia la stessa cosa, io penso di no.

E comunque assessorato o delega che sia, una città che si candida a capitale della Cultura deve avere un progetto che coinvolga i giovani, non è possibile che questo non sia, nulla viene pensato per loro, li facciamo vivere in cattività convinti che a loro basti sballarsi, salvo poi condannarli o giudicarli per i loro cattivi costumi e pessime abitudini dando la colpa alle famiglie e alla scuola che non sanno educarli. Mentre è corretto dire che le famiglie e la Scuola sono lasciate sole nella cura e formazione dei giovani da una classe politica rivolta completamente ad altro, come testimonia l’esperienza disastrosa della scuola nell’era del Covid messa in atto dalla nostra Regione e non solo.

Oggi tutto è più complicato di ieri e la società svolge un ruolo importantissimo nella formazione dei ragazzi che non sempre sono capaci di sfuggire alle sue innumerevoli, pericolose seduzioni. Il divario col mondo degli adulti non è più soltanto generazionale, ma culturale appunto, legato principalmente al mondo sconfinato del web.

Renzo Piano ha detto che “ai ragazzi piace capire come vengono le idee e che le idee vengono quando decidi di averle.” 

Possiamo aiutare i nostri giovani ad avere idee e a credere che si possano realizzare?

I governi, ad ogni livello, hanno il dovere di occuparsi, con tutte le difficoltà possibili, di questa questione, di rendere praticabile questa affermazione, né può essere un pretesto l’argomento che altrove è la stessa cosa, perché sono convinta che in ambito locale è più facile e possibile operare virtuosamente, come dimostrano bene altre realtà alle quali si può guardare per imparare.

Maria De Mauro - Movimento Libero e Progressista

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