Trattamento di fine mandato dei consiglieri regionali: il gruppo Forza Italia d’accordo con la modifica della legge regionale
Nota dei consiglieri regionali di Forza Italia Stefano Lacatena, Giandiego Gatta e Paride Mazzotta.
“Registriamo che alcuni esponenti politici, dopo aver sostenuto e votato la legge sul trattamento di fine mandato dei consiglieri regionali, abbiano contestato il loro stesso voto. La coerenza non è un optional, anche se l’opinione pubblica si infiamma, fuorviata da narrazioni non veritiere. Ci vuole il coraggio di assumersi le responsabilità delle proprie scelte. Per quanto ci riguarda, sul trattamento di fine mandato (TFM), abbiamo deciso nelle scorse settimane di aderire alla volontà della maggioranza senza nasconderci dietro un dito: ci hanno proposto e chiesto, in quei giorni, di procedere con l’approvazione della legge per allineare la normativa pugliese a quella delle altre Regioni italiane.
Oggi, sembra che qualcosa sia cambiato e noi, con la stessa elasticità con cui abbiamo condiviso la scelta sul TFM, ci diciamo pronti fin da ora a rinunciarvi, anche se la stessa legge vige per tutti i parlamentari, per i sindaci e per i presidenti di provincia: particolare non irrilevante, abilmente sottaciuto nei vari proclami di diversi parlamentari, che incamerano tale trattamento alla fine del loro mandato elettivo e di chi furbescamente sostiene di non averne saputo nulla, cercando di crearsi un alibi per scaricare ogni responsabilità sull'intero Consiglio regionale, la propria maggioranza e la minoranza.
Da parte nostra, ci dichiariamo disposti senza difficoltà a fare a meno del TFM purché ciò avvenga anche per le altre cariche elettive che ne godono, senza che alcuna voce si sia levata per denunciarlo. Sul vitalizio, la Regione Puglia, tra le prime regioni d'Italia, ha dato un colpo di spugna già da tempo. Sul TFM siamo pronti ad ogni soluzione, ma sentiamo di dire ai cittadini pugliesi: diffidate di chi prima sostiene un’idea e poi fa dietrofront solo per le proteste... chi non ha la forza di ascriversi la responsabilità di una scelta, non può avere il rigore di gestire la cosa pubblica scevro da pressioni, di qualunque fonte e natura esse siano”.