Left Brindisi. Batteria Menga non può essere un traino per lo sviluppo turistico.

Non abbiamo le grandi visioni di questa amministrazione e col passare del tempo inesorabile ci sentiamo sempre più terra terra

e non all’altezza dei suoi voli, quasi come dei poveri Fantozzi. Ci permettiamo di fare qualche osservazione sulla candidatura della batteria Menga di punta del Serrone come una sorta di museo del mare. Il nostro ‘profondo giudizio estetico maturato in questi anni’   somiglia molto a quello che il povero ragioniere dava delle visioni del famoso film sulla corazzata Potemkin nel Secondo tragico Fantozzi: ‘una cagata pazzesca’. Costretto a vedere il film ed a commentarlo mentre in Tv davano i mondiali di calcio.

Bellissima idea in astratto un polo culturale, per carità, affascinante e chic, ma davvero si crede che dedicare delle sale ed un "museo del mare"(?), staccate dalla città e da ogni altro centro di aggregazione, senza un progetto complessivo, possa essere un traino per lo sviluppo turistico?

Dopo un po' di "fruscio di scopa nuova" (visite locali ...) cosa si prevede ci sia?

Forse un po' di lavoro temporaneo per qualche cooperativa e per chi deve fare il restauro ... non da buttare, ma poi? Un altro contenitore. Tra un po’ saremo pieni di contenitori senza l’ombra di contenuto. C’è il capannone ex Montecatini, c’è il Castello Alfonsino e tanta altra roba che attualmente genera solo costi. Ma qualcuno degli attuali amministratori sa cosa significa gestire un polo culturale? Qualcuno ha idea dei costi? 

Ecco non riusciamo proprio ad immaginare un gran flusso di turisti in coda per questa destinazione e non riusciamo a intravedere alcun ritorno per il contesto. Ci chiediamo e chiediamo cosa abbia a che fare con l’auspicabile turismo della nostra costa.

Ancora non si è capito cosa vogliano realizzare per la città Sindaco & co e ancor di meno cosa si voglia diventi la nostra costa.

Intuiamo che nelle visioni ci sia una forma di turismo lento, non stile Rimini per intenderci e siamo d’accordo. Però forse prima di proporre candidature per qualsiasi tipo di intervento non sarebbe meglio farsi una idea di dove si voglia arrivare? La pianificazione per gli attuali amministratori è veramente un tabù. Vanno avanti a scandaglio, ogni tanto propongono qualche visione a spot come fosse l’idea del secolo e quanta enfasi per la semplice partecipazione ad un bando! Ma ancora non si è capita bene la trama del film che vogliono produrre. Noi ci sentiamo sempre più prigionieri spettatori della corazzata Potemkin, mentre altrove nella nostra regione si giocano i mondiali. Tra l’altro queste visioni sembrano sempre più disarticolate tra loro e figlie solo di opportunità di finanziamento. Un metodo della vecchia politica che si era proclamato di voler cambiare. Si insegue con affanno e si arraffa quel che si può, non si ha voglia di governare.

Se l’indirizzo è quello del turismo lento occorre infrastrutturare la costa per questo tipo di turismo.

Accogliere la gente che va a piedi o in bici necessita ancor più di attenzione per i servizi che si devono offrire. Chi sceglie di muoversi piano in una zona, vuol starci per un periodo di tempo ed ha bisogno di star bene. Servono i parcheggi, servono gli itinerari, i luoghi di ristoro, punti in cui apprezzare natura e gastronomia. Luoghi dove potersi fermare, riposare e dormire. In una parola occorre avere un progetto complessivo prima di iniziare a parlare di qualsiasi investimento, altrimenti ogni soldo speso è un soldo sprecato.

Ma prima, si è affrontato il discorso con gli operatori turistici? Che è della condivisione e della partecipazione?

Ecco, serenamente, diciamo che di tutto avremmo bisogno per iniziare sulla nostra costa tranne che di un polo culturale del mare che rimane una roba preziosa ma non piazzata a Punta del Serrone come una cattedrale nel deserto. Il ‘sea-museum’ fatelo da un’altra parte!

Viene invece facile pensare ad una connessione del parco con le aree di Giancola, di Apani, Torre Guaceto e Serranova. Il rapporto della città con la campagna ormai è rimasto nelle righe del programma elettorale e mai più ripreso per essere valorizzato ed invece dovrebbe essere la forza di questo territorio, la possibilità di avere una città tra mare e campagna.  Punta del Serrone potrebbe diventare un’area preservata dal punto di vista naturalistico ma non vincolata come l’oasi della Torre e quindi in grado di poter ospitare quei servizi minimi necessari per un turismo lento e in un contesto di sostenibilità ambientale. E se non questo, tanto altro, ma che sia utile. Cari amministratori visionari, occorrono investimenti che siano un volano per produrre economia e posti di lavoro per il territorio, si sa che siete allergici alla pianificazione ed alla condivisione ma con la vostra impostazione si va verso il declino. Il tempo passa, buttato via.

Il coordinamento cittadino

Brindisi Left

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