Arneo: non gliene frega niente a nessuno! (di Giuseppe D'Ambrosio)
(In morte delle politiche locali)
Il 20 febbraio 2003 alle 3 del mattino partì da Latiano un trattore con due ragazzi alla guida, scortato dalla Polizia davanti e dietro. Guidava il compianto Armando Ciccarese, con Salvatore Zucchero. Destinazione: il Palazzo della Giunta regionale a Bari.
Nelle stesse ore, da tanti comuni del brindisino, del Salento e del tarantino, i contadini salivano sulle corriere con la stessa destinazione, accompagnati dai sindaci. Erano 5mila, spesso molto anziani, che avevano visto Bari due volte nella vita. Da Latiano partirono 500 persone su 8 corriere e tante auto: una mobilitazione che univa tutti, realizzata con un faticosissimo sforzo organizzativo durato mesi.
Il trattore di Armando era il simbolo della protesta dei contadini contro il Consorzio di bonifica dell'Arneo, precedeva il corteo e aveva il compito di posizionarsi davanti al portone della Giunta e non muoversi da lì. Sul trattore gli organizzatori della manifestazione (tra cui il sottoscritto) urlavano senza sosta i motivi del malcontento popolare.
Il punto di riferimento di tutta la Puglia era il senatore in carica Antonio Gaglione, che organizzava e sosteneva la protesta da due anni, dal 2001, per mezzo di inchieste giornalistiche, centinaia di iniziative pubbliche, mobilitazioni comune per comune. Aderivano sindaci, sindacati, consiglieri regionali, associazioni, partiti.
Sebbene fosse una battaglia che orbitava nel centrosinistra, Gaglione ebbe l'intelligenza di non politicizzare l'iniziativa, coinvolgendo così tantissima gente, anche alcuni coraggiosi e onesti sindaci di centrodestra. Non solo, mise la parola fine a una canèa di parassiti, in ogni comune, che promuovevano ricorsi legali per ogni singola cartella, facendosi pagare dai contadini e speculando sulla questione.
Il nemico era fortissimo: il Presidente Raffaele Fitto, schierato con l'Arneo. Lo rappresentava ovunque l'assessore all'Agricoltura Nino Marmo, all'epoca popolarissimo. Quest'ultimo era un uomo aspro e risoluto, di ammirevole durezza: a Latiano affrontò, nel 2002, oltre mille persone furiose, in un Teatro Olmi che letteralmente tremava, difendendo l'operato dei consorzi e dando l'impressione che non avrebbe fatto mai un passo indietro.
Eppure quel 20 febbraio fu una data memorabile, che segna l'ultima battaglia contadina pugliese: pressati da una folla civile ma determinata, assiepata sotto il Palazzo della Giunta, Fitto e Marmo si piegarono davanti a quei 5mila contadini. Con una legge regionale annullarono le cartelle esattoriali, con effetto retroattivo, dal 2000 al 2003, per gli oltre 200mila consorziati.
Il Tar Lecce, con una sentenza del 25 maggio 2005, sulla medesima scia, bloccherà le cartelle in emissione del 2004 e del 2005: così si è andati avanti fino al 2013. 14 anni di cartelle esattoriali cancellate, che i cittadini non hanno ricevuto né mai riceveranno, in ragione di una protesta che manteneva vivo l'argomento nel dibattito pubblico pugliese.
Da qualche anno il Consorzio ha iniziato a inviare nuovamente le cartelle esattoriali, a partire da quelle del 2014: in questi giorni sta inviando il 2017. La procedura è nota da anni: cartella esattoriale, sollecito di pagamento, preavviso di fermo amministrativo di un mezzo, iscrizione del fermo amministrativo.
E' sconcertante il silenzio della politica locale e regionale, dei sindaci in particolare. Non gliene frega niente a nessuno.
Cosicché, un cittadino vessato dal consorzio di bonifica, si trova solo ad affrontare la Società di gestione dei tributi incaricata.
I sindaci non sono più un riferimento per i cittadini, la politica locale non si occupa dei problemi della popolazione né medita di risolverli, né li ascolta. Anzi, la politica locale non esiste più: c'è gente varia che vince o perde le elezioni, nient'altro. Perché non mobilitarsi contro una simile ingiustizia vuol dire non capire niente di politica, vuol dire coltivare miserande ambizioni che allontanano dai temi più popolari, vuol dire perdere un'occasione per difendere i propri cittadini. Vuol dire schierarsi comodamente dalla parte del potere che, qualche volta, è anche riconoscente.
I sindaci che non si mobilitano contro l'Arneo sono conniventi, sostengono il Consorzio: questo sia ben chiaro. I sindaci che non si mobilitano contro il Consorzio non vogliono fare un torto al Presidente della Giunta regionale Emiliano: anche questo sia ben chiaro. E in ragione di deplorevoli prospettive e visioni politiche, abbandonano i cittadini al proprio destino.
I sindaci che non si mobilitano si devono vergognare, si devono nascondere.
La questione, ora come venti anni fa, è politica e politica deve essere la soluzione; purtuttavia, assistiamo con amarezza a un ribaltamento di posizioni: oggi è il centrosinistra di governo, ad ogni livello, a sostenere e proteggere i Consorzi di bonifica; venti anni fa era il centrodestra di Fitto e Marmo.
Questa è la dimostrazione che il volume di affari che ruota attorno al consorzio incontra sempre la sensibilità e il sostegno di chi governa.
(Fonte Facebook)