Dopo le elezioni provinciali, l'intervista a Francesco Rogoli, segretario provinciale del Pd
Domenica scorsa si so no svolte le elezioni provinciali per l'elezione del nuovo consiglio.
Alla formazione di sinistra sono andati otto consiglieri di cui tre del Pd. Abbiamo voluto conoscere il pensiero del segretario provinciale del Pd, Francesco Rogoli. Ecco l'intervista:
Segretario quale è il suo giudizio sulle recenti elezioni provinciali?
Anzitutto vorrei esprimere la mia soddisfazione per il risultato del Partito Democratico della Provincia di Brindisi, non era affatto scontato, nelle condizioni date, riuscire ad eleggere i nostri tre candidati al consiglio provinciale; abbiamo dato prova di grande compattezza e siamo riusciti anche a raccogliere il consenso di consiglieri non iscritti al PD che hanno gradito le nostre scelte.
Più in generale invece che pensa del risultato della lista “Provincia Unita e Democratica”?
Aver eletto otto consiglieri su dodici è un risultato molto importante, frutto dello spirito di apertura con il quale la lista è stata costruita, per quanto ci riguarda seguendo le indicazioni della direzione nazionale del PD.
C’è chi dice che avete messo insieme tutto e il contrario di tutto al solo scopo di vincere le elezioni.
Sono sorpreso quando leggo che questa alleanza per le provinciali sarebbe una novità. Già nel 2019, infatti, la lista fu costruita dopo un confronto tra il partito democratico e quella parte di liste civiche che nelle consultazioni regionali e nazionali si era schierata con il centrosinistra. In molte Province d’Italia, dopo la riforma Delrio, vengono presentate liste unitarie tra centrosinistra e centrodestra. Noi abbiamo voluto fare una scelta di campo e molte amministrazioni civiche, precisamente tredici su venti, hanno scelto di schierarsi con il centrosinistra, in qualche caso superando posizioni trasversali rispetto agli schieramenti classici e scegliendo di caratterizzarsi politicamente. Lo ritengo un fatto da salutare positivamente, che ha prodotto il risultato di far eleggere alla destra solo quattro dei dodici consiglieri provinciali eletti.
Ma in molti comuni, come a Mesagne, le civiche sono contro il PD. Come farete a gestire questa contraddizione?
Al netto del fatto che ci sono specificità locali e autonomia territoriale che comunque vanno rispettate, è evidente che affinché quella per le provinciali diventi un modello di alleanza per i comuni, sono imprescindibili due fatti: la condivisione di alcuni obiettivi di fondo da raggiungere attraverso il governo della provincia che inevitabilmente impatteranno sulle comunità locali; la necessità che l’arcipelago delle liste civiche superi ogni ambiguità e riconosca l’importanza di costruire il “campo largo” a cui fa riferimento Letta, che, per quanto largo, è nettamente ed inequivocabilmente alternativo alla destra. Abbiamo alle spalle anni di divisioni e di scontri, in alcuni casi anche per responsabilità ed errori del PD, principalmente perché si sono misurate queste due visioni politiche diverse. Ma aldilà del governo Draghi, chiamato per gestire l’emergenza, la politica non è finita e la destra e la sinistra esistono (guardare al Cile per credere!), alle prossime politiche nei collegi maggioritari potremmo esprimere e votare per candidati e programmi comuni, confrontarsi sin da oggi appare, oltre che necessario, doveroso.
Nel “campo largo” della provincia di Brindisi manca il movimento 5 stelle.
Una presenza che bisogna sforzarsi di recuperare. Personalmente mi sono speso affinché i loro candidati entrassero nella lista del centrosinistra, ma in questa prima fase non ci siamo riusciti. A mio avviso, nutrendo io molto rispetto per la loro autonomia, occorre aprire un confronto con loro già in vista delle elezioni per il Presidente della Provincia, anche perché è con l’elezione del Presidente che si discutono e si approvano le linee programmatiche di mandato.
Ma il candidato Presidente è già deciso, sarà Matarrelli.
E’ certamente più di un’ipotesi, ma, come ha dichiarato qualche giorno lo stesso Matarrelli, è giusto discuterne all’interno della coalizione. Siccome io credo che il confronto si debba incentrare soprattutto sulle cose da fare nei prossimi quattro anni, che saranno importantissimi, non vedo perché a questo confronto non debbano contribuire anche i cinque stelle.
Il PD di Mesagne come gestirà la coabitazione con Matarrelli a livello provinciale e il ruolo di opposizione a livello locale?
Nel 2018 il Pd votò insieme a Matarrelli e Vizzino per Riccardo Rossi Presidente della Provincia, nel 2017 la maggioranza, che allora sosteneva l’amministrazione guidata da Pompeo Molfetta, votò e fece eleggere consigliere provinciale il capogruppo del PD, che anche in quella fase era all’opposizione. Anche in questo caso non mi pare che siamo di fronte ad una novità assoluta. Questi eventi però non hanno mai cambiato la situazione locale. Se la domanda è sulla prospettiva la risposta è che dove c’è il PD c’è il centrosinistra e c’è uno schieramento di forze alternative alla destra, noi crediamo ancora nella politica e non ci ha mai convinto l’idea che alla politica si dovesse rinunciare per mettere insieme persone di provenienze non solo diverse ma in qualche caso opposte. E’ su questo punto che le strade si sono divise dal 2015, non su personalismi, pregiudizi o rancori come spesso è stato raccontato. E’ positivo il fatto che loro si siano schierati con il centrosinistra e con il PD in occasione di queste ultime elezioni provinciali, e nelle più recenti consultazioni regionali, nazionali ed europee, nonostante la scelta del civismo trasversale fatta a livello locale. Vedremo se anche a Mesagne, in prospettiva, le posizioni evolveranno coerentemente con le scelte operate sugli altri livelli.