Concorso? (di Carlo Ferraro)
A seguito delle osservazioni fatte dall’Ordine degli Architetti della provincia di Brindisi, sul bando di concorso per la definizione di Piazza V. Emanuele,
l’Amministrazione comunale ha deciso che il suddetto concorso è un concorso di progettazione, annullando così qualsiasi speranza di partecipazione dei cittadini sulla scelta della futura configurazione del principale accesso al centro storico. Nonostante questo, bisogna dire che questo concorso, pur proponendosi di progettazione, manca di alcune caratteristiche che lo possano definire tale. Su tutte la totale mancanza di elaborati planimetrici di riferimento, in particolare una planimetria altimetrica, richiesta da più partecipanti al concorso; nel caso di piazza V. Emanuele II° assolutamente necessaria, data la presenza di una gobba centrale, fatta molti anni fa per evitare il ristagno dell’acqua piovana in piazza, e le pendenze che variano da lato a lato. Come faranno i concorrenti a redigere un preciso computo metrico, dal momento che non si sa esattamente quanti movimenti di terra saranno necessari? Come faranno ad azzeccare le pendenze giuste senza creare ostacoli insormontabili ai portatori di handicap?
Un altro dettaglio che pone alcuni dubbi è riferibile alla precisa volontà dell’A
Amministrazione di volere un accesso centrale alla Porta Grande, facendo fuori così qualsiasi altra ipotesi che l’ingegno dei progettisti poteva escogitare. Come riportato nel Documento di indirizzo della Progettazione: “sarà gradita la predisposizione di un nuovo disegno delle piazzole presenti, compresa la parte centrale rialzata in cui dovrà essere ricavata una viabilità che ricostituisca la continuità con l’asse viario di ingresso alle mura storiche cittadine”. Certo, l’Amministrazione può dare delle indicazioni progettuali, e lo fa parlando della “mission” del progetto (sostenibilità, valori simbolici legati al mondo del lavoro, ecc.), e questo va benissimo; non va più bene quando in un concorso di idee (pardon, di progettazione) dà indicazioni sulla stessa soluzione formale, sul mantenimento delle esistenti piazzole e sulla strada di accesso al centro storico, facendo fuori qualsiasi idea alternativa (che sarebbe poi la ragione principale per cui si bandisce un concorso di progettazione). Quindi l’Amministrazione, a quanto pare, ha già un’idea precisa di come vuole modificare quello spazio, (poco, per la verità) e chiude la possibilità di poter pensare quel luogo in maniera totalmente nuova e diversa, e per questo bandisce un concorso di progettazione, in cui i progettisti sono legati ad indicazioni prescrittive ineludibili, e senza che la cittadinanza possa esprimersi su questa scelta. Un bell’esempio di partecipazione. Con un concorso di idee, ed una mostra dei progetti presentati, tutti avrebbero potuto comparare le diverse proposte e, magari, orientare con le loro preferenze la scelta dell’Amministrazione. Così non sarà. Come sempre alle parole non seguono mai i fatti: si parla tanto di partecipazione ma, ancora una volta, questa è solo sbandierata, e mai agìta. Se l’Amministrazione aveva già le idee chiare su come vuole quella piazza, c’era bisogno di un concorso?
Un’ultima nota: l’Ordine degli Architetti, a livello nazionale, ha da tempo predisposto un bando tipo per i concorsi di progettazione, e molte amministrazioni ne hanno fatto uso. Qui a Mesagne invece si è preferito redigere un bando complesso e contraddittorio, rendendo necessario l’intervento dell’Ordine degli Architetti per fare chiarezza, con la conseguenza di una sua riformulazione in maniera restrittiva. Perdendo tempo e perdendo la possibilità di avere il miglior risultato possibile.
Carlo Ferraro
architetto