In ricordo di Enrico Berlinguer. Riflessioni di Palmiro De Nitto.
L’eco della iniziativa del 27 maggio scorso presso l'Associazione Giuseppe di Vittorio di Mesagne non si è ancora spenta nella mia memoria.
Pregevole iniziativa, soprattutto perché rivolta a ricordare uno dei più grandi dirigenti del PCI, forse il più amato dopo Togliatti.
Della figura di Berlinguer hanno egregiamente tratteggiato i lineamenti principali Giovanni Galeone ed Enrico Rossi, risvegliando in ciascuno di noi, credo, non un nostalgico ricordo ma un raffronto impietoso con le condizioni della sinistra oggi (a proposito, qual’è oggi la sinistra?).
Il piacere di rivedere tanti compagni mi ha indotto a rivolgere a me stesso una domanda: ma tutti noi che eravamo impegnati nel partito, nei sindacati, nelle organizzazioni di massa, al di là del trascurabile dettaglio della nostra età, dove siamo andati a finire? Il pensiero, la cultura, i valori della sinistra dove sono finiti?
Negli anni 2000 le stagioni che abbiamo vissuto sono la somma dalle illusioni e delle grandi delusioni, ci eravamo illusi della creazione di una sinistra vera durante la “Primavera Pugliese” con Nichi Vendola che alla fine scelse il privato; finita quella fase, ci eravamo illusi del ruolo del PD quale forza principale di una alleanza di governo “della sinistra” in Puglia; poi il trasformismo di Emiliano, in cui una grande parte del popolo di sinistra non si riconosce più, costituì la fine di ogni illusione.
E molti di noi inerti ad osservare, forse con distacco, ma certamente con tanta malinconia il degrado della politica, il frantumarsi progressivo dei valori della sinistra rimestati nel calderone delle formazioni di ispirazione “democratica” (termine il cui significato viene arricchito ogni giorno di più dalle evoluzioni e dalle giravolte della politica).
Per risvegliare qualche sentimento è giunta l’iniziativa che ci ricorda di Berlinguer e dei suoi principi portanti, non a caso condensati nei termini pace, moralità, lavoro.
Ma è sufficiente il racconto iconografico del compagno Berlinguer per dire che oggi ci sarebbe bisogno di riscoprire i valori portanti della sinistra?
O sarebbe opportuno che il ricordo di Berlinguer oggi, se non può diventare una avventura politica, possa costituire almeno una grande occasione culturale per rilanciare il modello di politica cui lui tanto teneva, in primo luogo la moralità, il destino dei lavoratori e dei ceti produttivi più largamente intesi e la difesa della democrazia, la pace a regolare i rapporti tra i popoli?
Siamo nostalgici? Non credo. Piuttosto penso di non essere l’unico a sentirsi solo, di non essere più parte, di non condividere aspirazioni ed obiettivi di rilancio della politica intesa nel modo più nobile possibile, fatta per qualcosa, per qualcuno.
In sostanza tutto il contrario di quanto oggi la politica rappresenta, intrisa di personalismi e di figure politicamente ambigue, con le sue forme organizzative fin troppo “liquide” e senza identità precise.
Allora rivediamoci, creiamo una rete, riprendiamo la cultura della sinistra che ha in Berlinguer un valore alto, torniamo a parlarci, vederci, ascoltarci.
Tutto questo potrà servire alle nuove generazioni (soprattutto a quelle della politica) a riprendere la barra a dritta di una nave “senza nocchiero in gran tempesta”, per dirla con Dante (sesto canto del Purgatorio, dedicato alle lotte che dilaniavano l’Italia di quell’epoca; quanta attualità c’è in quel canto).
Vi abbraccio.
Palmiro De Nitto
(Fonte facebook)