Dal campo largo al camposanto (di Pompeo Molfetta)

In un anno e mezzo Draghi è riuscito a polverizzare un parlamento già in stato confusionale.

Con la sua leadership monocratica e professorale lo ha più volte irriso ed irritato. Lo ha fatto quando si è autocandidato alla Presidenza della Repubblica, lo ha fatto presentando le dimissioni senza essere sfiduciato, lo ha detto nel suo sprezzante discorso di commiato quando ha affermato che “ il Parlamento deve accompagnare convintamente l’azione di governo” mentre la Costituzione sancisce l’esatto contrario. Lo ha fatto quando ha deciso che il tempo era scaduto e che la riottosità pre-elettorale dei partiti avrebbe nuociuto all’azione di governo e al suo prestigio internazionale. Ha atteso solo il momento buono. Così quando Conte ha inalberato il forcone per infilzare il Drago questi sdegnosamente si è girato, lo ha sbeffeggiato con un colpo di coda e se ne è andato. E ora? Ora davanti a noi si para il deserto dei Tartari e l’inquietudine di un futuro di sfracelli.

È durato quanto un soffio di vento il miraggio del così detto “campo largo”. Dopo lo sgambetto dei 5-stelle il PD ha sbuffato: mai più con i con quella pattuglia di sprovveduti irresponsabili che rischiano di consegnare il governo e il PNRR alla destra più retriva d’Europa.  In un attimo l’orizzonte faticosamente costruito nel corso della legislatura è andato in frantumi: i progressisti, o quel che e resta, si sono dissolti mentre sono ricomparsi, come beduini in una tempesta di sabbia, le sagome ammucchiate dei neo-centristi. Come sempre, nelle condizioni di crisi, il nostro paese torna ad affidarsi ai Democristiani e alla costellazione delle forze neo-liberali e repubblicane che vi ruotano attorno.

Eccoli li gli oracoli del pragmatismo iper-liberista che sventolano l’agenda di Draghi come fosse il libro rosso di Mao. Si chiamano Calenda, Renzi, Di Maio, Bonino e intorno ad essi si addossano frettolosamente gli ex forzisti Brunetta, Gelmini, Garfagna mentre altri ancora affollano l’astanteria della santa alleanza. Fra questi ultimi si distinguono per attivismo Sala e la sua corte di sindaci illuminati, alcuni governatori forzuti di destra e di sinistra come Toti ed Emiliano e altri singoli parlamentari in cerca di collegi buoni. Il PD, che ha preso in mano il testimone di Draghi, ora guida la costruzione del nuovo campo-santo col suo drappello di fidatissimi democristiani come Letta, Franceschini e Gentiloni. Se dovessero vincere questi saremmo alla riedizione di un pentapartito spurio e la storia si avviterebbe in un triplo salto mortale indietro.

E il campo progressista? Va fuori in gioco. Non se ne deve neanche parlare. Deve essere bandito anche il lessico che rimanda all’idea decadente della sinistra. Che vuoi che gliene freghi ad un lavoratore precario che prende 800 euro al mese degli ideali di libertà, di democrazia se non riesce a pagare le bollette, il mutuo, se non può avvicinarsi ad una pompa di benzina, se non riesce a far studiare i propri figli?. Che vuoi che gliene freghi ad un imprenditore della Costituzione repubblicana, della legge elettorale, degli equilibri istituzionali, se ogni giorno deve combattere contro l’aumento dei costi dell’energia, contro i balzelli di una burocrazia infernale, contro il magna magna dello Stato e la morsa del crimine organizzato? Che vuoi che gliene freghi dei valori della resistenza, dello “ius- scolae”, del “fine vita” ai borgatari delle nostre periferie urbane ormai in mano alle baby gang, agli spacciatori, agli immigrati clandestini giacché le vele di Scampia e l’ombra di Gomorra sono ormai ovunque anche sotto la galleria Vittorio Emanuele II o sotto la mole Antonelliana.

 Ecco! bisogna parlare di queste cose, bisogna dare risposte a questi problemi ed espellere dalla cultura popolare i concetti di libertà, democrazia, uguaglianza, giustizia sociale che tanto hanno nuociuto alla costruzione di un popolo vigoroso e sano. Questo si predica a destra e a manca. Si va così compiendo una strisciante ri-fascistizzazione della società italiana per mano della destra sovranista e delle forze governiste che hanno sostenuto la salvezza nazionale. Ecco il capolavoro tutto italiano che si sta preparando. Nessuno spartiacque ideologico fra centro destra e centrosinistra ma un unico magma impolitico in cui tutti finiscono per somigliarsi e per dire le stesse banalità: che bisogna stare nel cerchio magico dell’atlantismo europeista, che bisogna armare l’Ucraina per ottenere la pace, che bisogna regolare l’immigrazione ed eliminare quella clandestina, che bisogna affermare un nuovo patriottismo, che bisogna sostenere a debito famiglie e imprese, che bisogna costruire lavoro non reddito a gratis e così via magari condendo tutto con un po’ di buonismo ecologista, di welfare e una spruzzata di digitale.

La politica, destrutturata e privata dei suoi contenuti ideali va così a morire lasciando il campo libero ai gruppi di potere che meglio riescono ad orientare l’opinione pubblica  che più e meglio riescono ad incidere la carne e le visceri del corpo sociale. Fine della storia. Con questi chiari di luna si va dritti a sbattere i partiti si sbraneranno sulle loro stesse spoglie e il popolo sovrano tornerà ad invocare un uomo forte al comando.

E i cinque stelle? Finalmente il loro destino si compie e la storia li ricaccia nel girone dei dannati per eccesso di arroganza. Volevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno … sono diventati il tonno. Questo pensano gli uomini colti della sinistra radical chic. Eppure se qualcosa di sinistra in questi anni è stata fatta l’ha fatta proprio Conte che ha strappato il PNRR alle cancellerie d’Europa, ha creato il vituperato Reddito di cittadinanza ed ha messo il rilancio del Mezzogiorno ai primi posti della sua agenda politica. Come si fa a non capire che in un panorama di stagnazione morbosa quel movimento aveva pur sempre rappresentato una ventata di cambiamento. Come si fa a non cogliere che pur tra mille strafalcioni ed errori di grammatica politica ora pian piano stavano virando verso un deciso orizzonte progressista, pacifista ed ecologista. E noi che facciamo? Gli diamo un calcio in culo e li ributtiamo in mare aperto mentre noi andiamo a intrupparci nella scialuppa dei peggiori?!!.

Bersani dove sei? perché ci hai abbandonato?

Questo panorama, descritto con desolante pessimismo, noi lo registriamo da anni nella nostra Regione dove il potere monocratico del governatore Emiliano ha già scombinato il quadro politico, ha già mischiato le carte destre con le sinistre e ha pescato qua e la i  jolly che sorvegliano la sua potestà. Ora aspetta il terzo mandato o chissà cos’altro ma intanto ha fatto terra bruciata intorno.

Nella nostra città sonnecchiante qualcuno ha pubblicato interventi sulla crisi di governo assai giudiziosi ed in controtendenza rispetto alla vulgata dominante, ma la gran parte dell’opinione pubblica, delle forze politiche e dei media ancora tacciono. Poi il boato, il colpo ad effetto del sindaco Matarrelli. “Non mi candido alle elezioni politiche per assoluta dedizione al territorio che servo” e giù e migliaia e migliaia di like, condivisioni e commenti supinamente osannanti che lo vorrebbero Santo subito. Tutto si può dire del nostro sindaco tranne che sia stupido. Ha già calcolato che il potere esercitato da sindaco di Mesagne, Presidente della Provincia di Brindisi e Presidente dell’Autorità Idrica Pugliese (AIP) è incommensurabilmente superiore a quello che potrebbe esprimere come parlamentare semplice. Per altro nella legislatura che lo ha visto in parlamento non ha lasciato una grande eredità di pensiero ne è riuscito a riconfermarsi per un secondo mandato. Oggi, che le sagrestie dei partiti sono sgarrupate e tutti cercano voti “ a secca’d’acqua” , egli, secondo me, non avrebbe alcun problema trovare un collegio sicuro  ma, evidentemente, non gli conviene. Meglio restare nel suo territorio dov’è il suo è il suo nutrimento, il suo tutto politico. E’ il contatto diretto con la gente, è il rapporto di reciproca mutualità che gli dà la forza del comando.  Più avanti si vedrà, quando salta un giro in genere al prossimo gli va meglio.

Questo è quanto. Per il resto non s’ode altro stormir di foglie.

Pompeo Molfetta

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