Movimento La Puglia in più: non sosterremo un Pd che ha abbandonato i valori costitutivi e in puglia si è fatto strumento di Emiliano e del civismo opaco

L’attuale segreteria nazionale del Partito Democratico ha scelto di tenere scientemente fuori dalla competizione elettorale

gran parte della propria componente riformista, tradendo la vocazione maggioritaria e i suoi stessi valori fondativi, sacrificati sull’altare di una coalizione di impronta minoritaria e ideologica.

Già in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, il #PD a guida Letta aveva mostrato segnali preoccupanti facendo emergere l’incapacità di guidare il processo e relegandosi a un ruolo di subalternità rispetto all’iniziativa di Conte e Salvini.

Oggi osserviamo gli stessi interpreti tradurre nel peggiore dei modi gli obiettivi più volte dichiarati di difendere e rilanciare l’agenda #Draghi.

Ne è la prova la rinuncia - dettata forse da sentimento di rivalsa - a un dialogo costruttivo con chi meglio di altri è in grado di interpretare lo spirito riformista, europeista e atlantista.

Ciò che ne viene fuori è una piattaforma politica che tiene dentro chi invece ha sempre avversato Draghi: la sinistra di Fratoianni e Bonelli.

Il protagonismo dei territori da realizzare attraverso le Agorà Democratiche si è rivelato un accenno fugace che ha lasciato presto il posto a scelte calate dall’alto che hanno inviperito la base dei democratici.

Le strategie, disastrose nel metodo e nel merito, hanno portato a decisioni inaccettabili per iscritti e militanti:

- Letta e Boccia hanno tradito non solo la dichiarata volontà di "trasformare un partito maschilista in un partito femminista" ma hanno consegnato alla comunità pugliese del Partito Democratico l’idea di una classe politica femminile non in grado di rappresentare con competenza gli elettori ed i territori.

In testa alle liste dei collegi proporzionali pugliesi sono presenti solo candidati maschili.

- In #Puglia, il PD è stato trasformato nello strumento definitivo delle strategie di Michele Emiliano (non iscritto) e di un gruppo di potere che si cela dietro a un civismo di seconda mano che risponde a logiche opache che hanno costretto il senatore Dario Stefàno alla sofferta decisione di consegnare la tessera e lasciare il Partito. Logiche che hanno sicuramente più a che fare con il trasformismo e il clientelismo che con l’impellente necessità di risolvere i problemi dei cittadini pugliesi che di fatto restano là, pressoché irrisolti, come macigni a ricordarci l’inefficacia di un'azione amministrativa guidata da chi accentra invece di delegare e intende il potere non come servizio ma come esercizio di occupazione delle Istituzioni.

La scelta di appaltare da tempo la governance del PD regionale a Emiliano, con la complicità e la compiacenza dei soliti dirigenti locali, ha azzerato l’entusiasmo, ha prodotto nel tempo una desertificazione nei circoli e aperto grosse ferite nelle realtà locali in cui sempre più spesso è il cosiddetto “civismo di Emiliano” a creare divisioni nelle sezioni o a fare la guerra a quelle liste animate dagli iscritti del PD che sono costruite intorno a una idea sana del centrosinistra. Nardò docet.

Nonostante in Consiglio Regionale, con ben 15 consiglieri rappresenti la componente più numerosa della maggioranza di Emiliano, il PD su tutto il territorio continua a subire mortificazioni sul lato politico, amministrativo e elettorale anche nelle realtà locali, dimostrando nei fatti di aver venduto da tempo la sua autonomia e la capacità di autodeterminarsi a quello che viene definito il “modello Emiliano”.

Ne derivano un'anestetizzazione del dibattito politico al suo interno e l’abdicazione a favore di altri soggetti del ruolo di decisori nell’individuazione dei propri rappresentanti nelle Istituzioni.

Da sud a nord della Puglia la firma sui capilista di Camera e Senato è quella del Governatore.

È dunque comprensibile l’insoddisfazione che, nel partito e da più parti, sta emergendo in queste ore anche attraverso le posizioni pubbliche e meno pubbliche di autorevoli rappresentanti istituzionali e dirigenti.

Siamo stati tra i pochissimi ad affrontare in maniera critica ma sempre costruttiva questo problema e a lanciare alert su questa deriva e abbiamo cercato - in ogni luogo e fino a che è stato possibile - di riportare il centrosinistra in un perimetro credibile per far sì che in esso si potessero riconoscere una visione chiara e sensibilità comuni. Lo abbiamo fatto nel pieno rispetto di un patto federativo siglato con il PD che ci ha portato, nonostante le innumerevoli difficoltà dettate dai soliti atteggiamenti, a offrire sempre un leale sostegno nelle sfide politiche e nelle competizioni elettorali regionali, provinciali e comunali.

La rinuncia da parte del PD a una iniziativa politica libera, chiara e autorevole, con la conseguente consegna delle chiavi del partito a soggetti esterni, fa di fatto venire meno le condizioni per quel patto federativo che abbiamo sempre ossequiato.

Per tutte queste ragioni, nelle prossime elezioni politiche del 25 settembre non daremo il nostro sostegno alle liste di un PD che a livello nazionale ha tradito i suoi valori e a livello locale si è fatto funzionale agli obiettivi di potere di Michele Emiliano e strumento per il civismo opaco.

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