Pompeo Molfetta rassegna le dimissioni da Consigliere comunale.

Basta così

 

Oggi ho rassegnato le dimissioni dall’incarico di consigliere comunale, poiché ritengo che a Mesagne non ci siano più le condizioni minime di agibilità democratica per svolgere compiutamente il mandato conferitomi dagli elettori.

Ho più volte rilevato che ormai nel nostro comune si è instaurata una sorta di autocrazia populista guidata da un uomo solo al comando che ha, progressivamente, depotenziato le istituzioni democratiche per instaurare un rapporto diretto, umorale e paternalista con i cittadini. La conseguenza più eclatante e drammatica di questa nuova stagione è stato un diffuso ottundimento della coscienza civile. Assistiamo all’omologazione, spesso interessata, di singoli, di gruppi e di larghi settori della società che, in presenza di una grave crisi economica, sanitaria e ora anche energetica ed in assenza di risposte collettive da parte dei partiti, si sono messi alla ricerca di soluzioni individuali sotto le ali del potere.

Reagendo contro questo andazzo, noi del Movimento Libero e Progressista, in questi anni, ci siamo sempre sforzati di manifestare il nostro dissenso nelle Istituzioni e nel paese e abbiamo cercato di costruire un fronte unitario di opposizione alle scelte amministrative compiute dal governo in carica.

La recente decisione del PD di aprire ad una possibile convergenza con l’Amministrazione vanifica definitivamente la possibilità di perseguire quell’alleanza politica omogenea e coerente a Sinistra per la quale avevamo chiesto e ottenuto un larghissimo consenso elettorale. Per inseguire il miraggio del governo, il PD corre il rischio, anche a Mesagne, di stemperare la sua identità politica in un miasma indistinto di un civismo qualunquista dove ognuno pensa a sé e tutti cercano un posto al sole. Il Consiglio comunale è ormai svuotato del suo ruolo di indirizzo e di controllo e appare sempre più come la sala del trono in cui siedono i vassalli del re.

Questo modello di governo “popolar-populista” che macina tutto ha provocato il crollo dell’etica pubblica, ha rigenerato il sistema delle raccomandazioni, ha diffuso la convinzione che i diritti possono trasformarsi in favori ed essere tutelati non dalla legge ma da chi l’amministra, mentre trascura qualsiasi forma di discussione sui piani, sui progetti, sulla visione del futuro. La nostra Città è inondata da interventi frammentati, estemporanei, spesso in deroga agli strumenti normativi e mai partecipati e condivisi nelle sedi istituzionali. Il tutto condito da una fantasmagorica messa in scena comunicativa che abbaglia e stordisce. Le poche voci dissonanti che, ciclicamente si levano in Consiglio comunale, non riescono ad incidere sui processi decisionali e, spesso, sono oggetto di scherno e di offese personali insopportabili.

Lo sbocco trasformistico, che è stato annunciato in questi giorni, corre il rischio di inaugurare una nuova stagione di ambiguità e di compromessi che disorienterà e spingerà ancor più lontano il corpo sociale dagli “intrighi della politica”, lasciando, come ha lasciato, praterie sconfinate all’affermazione della Destra.

In questo contesto mi sento un pesce fuor d’acqua, perciò ringrazio tutti coloro che in questi lunghi anni mi hanno sostenuto, anche in presenza di miei errori, e concludo qui la mia esperienza amministrativa. Non si tratta di una resa, ma di una consapevole denuncia politica verso una deriva che non condivido e che continuerò ad avversare come cittadino, come antifascista e come uomo di Sinistra convinto che la rinascita di quest’ultima debba passare attraverso una sua riforma e non attraverso la sua capitolazione.

Pompeo Molfetta

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.