Una intervista a Francesco Rogoli sulle elezioni.
Sulla Gazzetta del Mezzogiorno di oggi trovate questa intervista rilasciata al responsabile della reazione di Brindisi Angelo Sconosciuto. Buona lettura!
Segretario, come considera i risultati del Pd nel Brindisino?
Sta diventando strutturale un dato non all’altezza di un partito nazionale e popolare quale il PD deve essere. Siamo sotto la soglia del 20% dalle elezioni politiche del 2013; nel 2018 abbiamo preso il 12% dei voti alla Camera e il 14,50% al Senato; prendendo in esame il collegio di Brindisi alle elezioni regionali del 2020 e quello maggioritario della Camera alle politiche del 2022, che sono sovrapponibili, abbiamo numeri simili sia in termini assoluti che in termini relativi: 23508 voti alle regionali che equivalgono al 14,81% e 23031 voti alle politiche che equivalgono al 13,93%. Occorre una riflessione seria e senza sconti, che rifugga dalla ricerca di capri espiatori ma indaghi sull’effettivo radicamento del PD nella nostra Provincia. E’ necessario che tutti i nostri circoli riflettano su questo voto e lo facciano nella maniera più aperta possibile, chiamando a raccolta tante energie presenti nella società che negli ultimi anni non hanno trovato ragioni sufficienti per impegnarsi nel PD.
Cosa ha funzionato?
Regge una rete di militanti ed elettori generosi ed encomiabili che, ancora una volta, ha risposto alla chiamata, impedendo che un calo preoccupante si trasformasse in un crollo drammatico, ma mai come questa volta ci ha fatto comprendere la sofferenza che c’è tra la nostra gente. E’ questo il sentimento da cui dobbiamo partire per riflettere su questo voto.
Cosa non ha funzionato?
Su tutto credo paghiamo l’identità ancora irrisolta del PD, l’assenza di un profilo politico e culturale chiaro che indichi inequivocabilmente chi rappresenta e per chi si batte il PD. Un Partito non può esistere soltanto perché assolve ad una funzione di governo, ma deve esistere in quanto espressione di qualcosa che si muove nella società. Altrimenti il rischio è che una buona classe di Ministri e di amministratori, prima o poi, voltandosi, si accorga che dietro è rimasto il vuoto.
Aveva ragione Amati?
Amati ha criticato aspramente le liste del PD in Puglia fino a dichiararle invotabili e illegali. Io penso che le ragioni della nostra sconfitta risiedano altrove, ho già evidenziato come in altre consultazioni più o meno recenti, con altri candidati, non ci siamo allontanati di molto dall’esito di queste ultime elezioni. Magari il tema fosse quello di trovare candidature migliori di quelle presentate questa volta. Personalmente faccio fatica a credere che chi ha votato il M5S o il centrodestra in Puglia e in generale al Sud lo abbia fatto perché considerava quelle liste più presentabili delle nostre, è stato un voto carico di idealità dato da elettori che, magari senza conoscere nemmeno i nomi dei candidati, si sono identificati con alcune battaglie e hanno riposto in questo voto la speranza di una rottura con il passato da un lato, premiando chi da più di dieci anni manca dal Governo, e, dall’altro, il soggetto politico che hanno considerato, a torto o a ragione, più autenticamente di sinistra.
Ora guardiamo alle conseguenze: come ci si prepara al congresso?
L’unico congresso che serve è quello in cui ci impegniamo a ridefinire la ragion d’essere del PD, se ci illudiamo che, chiamati gli iscritti, i simpatizzanti, gli elettori a votare alle primarie e sostituito Letta, abbiamo risolto i nostri problemi siamo, a mio modesto avviso, fuori strada. E poi c’è un tema che, secondo me, il Pd deve affrontare a livello nazionale ed è lo stato del PD nel Mezzogiorno dove le percentuali di voto sono preoccupanti e dove oltre all’ondata della destra subiamo quella del M5S. Occorre ripensare, in questa area del Paese il rapporto tra cittadini, soggetti politici collettivi e Istituzioni facendo del PD il partito del vero cambiamento e del riscatto del SUD.
E a Brindisi dove il Pd è socio di maggioranza nell’Amministrazione?
Valgono per Brindisi le considerazioni fatte per il resto del territorio provinciale, con la consapevolezza che nel Capoluogo abbiamo una responsabilità in più perché tra qualche mese si voterà per le amministrative e bisogna lavorare affinché il centrosinistra continui ad amministrare la città.
E a Mesagne dove il Pd è fuori e in campagne elettorale fa presentare i candidati al sindaco Matarrelli e al presidente Emiliano, principali avversari nella competizione elettorale del 2019?
Il Sindaco di Mesagne, oltre che Presidente della Provincia eletto da una colazione composta da liste civiche e partiti del centrosinistra, non ha presentato i candidati del PD ma ha partecipato ad alcune delle iniziative organizzate dal PD sia per i ruoli istituzionali che ricopre e sia perché ha pubblicamente dichiarato che avrebbe votato PD come hanno fatto tutti i civici che fanno parte della maggioranza che governa la Puglia. Questa era una elezione politica nazionale e la convergenza di più soggetti, tra i quali vanno ricordati anche Art.1, PSI e Demos, è stata dettata dalle scelte che il PD ha fatto a livello nazionale. In questo passaggio elettorale credo che l’obiettivo di creare un fronte ampio per sconfiggere la destra fosse da considerare prioritario rispetto ai problemi di collocazione del PD in una singola amministrazione comunale.