Il testo integrale del discorso pronunciato dalla sen. Liliana Segre davanti al neo eletto Senato della Repubblica.
“Buongiorno a tutti colleghe senatrici e colleghi senatori.
Rivolgo il più caloroso saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Con rispetto rivolgo un pensiero a Papa Francesco. Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’assemblea desidero salutare Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna. Napolitano mi incarica di riportare le sue parole: ‘Desidero esprimere i migliori auguri di buon lavoro a servizio del nostro Paese e alle istituzioni alle quali ho dedicato ampia parte della mia vita'”.
“Come da consuetudine vorrei esprimere alcune brevi considerazioni personali. Incombe su tutti noi l’atmosfera agghiacciante della guerra, tornata in Europa, con tutto il suo carico di morte e distruzione. Mi unisco alle parole di Mattarella. La pace è urgente e necessaria, la via per ricostruirla passa dal un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.
“Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. Nel mese di ottobre, mese in cui ci fu la Marcia su Roma, tocca proprio a me. Il valore simbolico di questa circostanza casuale, si amplifica nella mia mente perché ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre ed è impossibile per me non provare una specie di vertigine, ricordando quella stessa bambina che nel 1938, in un giorno come questo, fu costretta dalle leggi razziali a lasciare vuoto il suo banco della sua scuola elementare. Quella stessa bambina si trova oggi addirittura sul banco più prestigioso del Senato”.
“Il Senato è un’istituzione profondamente rinnovata, non solo nelle persone, non solo perché hanno votato anche i giovani, ma soprattutto perché gli eletti sono ridotti a 200. Il Paese ci guarda, grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso le opportunità di dare l’esempio. Non solo fare il nostro semplice dovere, servendo le istituzioni e non i nostri interessi. Lasciare fuori la politica urlata che tanto ha contribuito ad accrescere la disaffezione dal voto. Bisogna interpretare una politica alta e nobile che dia prova di rispetto per gli avversari. Siate sinceramente all’ascolto, esprimendovi con mitezza”.
“Le elezioni hanno visto com’è giusto che sia una vivace competizione. Il popolo ha deciso, è l’essenza della democrazia. La maggioranza ha il diritto di governare; le minoranze hanno il compito di fare opposizione. L’imperativo è preservare le istituzioni della Repubblica, che non sono proprietà di nessuno ma sono di tutti”.
“In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi tutto ciò è la Costituzione, che non è un pezzo di carta ma testamento di centomila morti di una lotta che non inizia del 1943 ma che vede come capofila Giacomo Matteotti. Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla Costituzione. In ogni occasione i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi”.
“Anche essa è perfettibile. Ma se le energie che sono state spese per cambiare la Costituzione fossero state invece impiegate per attuarla il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice. Il pensiero corre inevitabilmente all’articolo tre, nel quale i padri e le madri costituenti decisero di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione all’organizzazione del Paese. Non è poesia e non è utopia: è la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche con programmi diversi”.
“Le grandi nazioni si ritrovano nelle ricorrenze civili. Perché mai queste dovrebbero essere vissute come divisive anziché vissute con spirito Repubblicano? 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno: anche su questo grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi. Altro terreno nel quale è auspicabile l’assunzione di una comune responsabilità è la lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio nel dibattito pubblico, contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni”.
“Concludo con due auguri: mi auguro che la nuova legislatura veda un impegno concorde di tutti i membri di questa assemblea per tenere alto il prestigio del Senato, tutelare le sue prerogative, riaffermare nei fatti la centralità del Parlamento. Viene lamentata da anni una mortificazione del ruolo del potere legislativo. Nella mia ingenuità di madre di famiglia credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato: occorre una sana e leale collaborazione istituzionale senza nulla togliere alle fisiologiche differenze, che garantisca al tempo stesso tempi certi per le votazioni. Auspico infine che tutto il Parlamento sappia mettere in campo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie. Avremo sempre a nostro fianco l’UE con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace”.
“Non c’è un momento da perdere. Deve venire il segnale chiaro dalle istituzioni che nessuno verrà lasciato solo prima che la paura e la rabbia possano raggiungere livelli di rabbia. Senatrici e Senatori, buon lavoro”.