I primi necrologi su Eugenio Santacesaria (di Domenico Urgesi)

Nella prima puntata, abbiamo letto il ricordo che di Eugenio Santacesaria, alias Mario Carloni, ne fece Anilo Giorgi il 1° maggio 1937.

Ma già prima, molti compagni ne avevano ricordato la figura.

Il primo necrologio era apparso sul giornale «Il grido del popolo» del 7/3/1937, p. 3, col titolo:

L’omaggio del Partito comunista e del “Grido del Popolo” all’eroico compagno Carloni.

Il compagno Carloni non è più. La classe operala italiana, il Partito comunista, le organizzazioni degli italiani emigrati in Francia hanno perduto uno dei loro migliori militanti.

Sul fronte di Madrid, baluardo della lotta antifascista mondiale, combattendo nelle file del Battaglione Garibaldi, Carloni è caduto così come è vissuto: da rivoluzionario devoto ed eroico.

Nelle Puglie «rosse» del dopoguerra italiano, negli anni duri della lotta estrema contro la feroce offensiva fascista, nelle tribolazioni dell'esilio, Carloni diede sempre tutto se stesso alla causa della lotta per la libertà dei lavoratori.

Il suo attaccamento appassionato alle grandi masse operaie, che voleva portare unite alla lotta per il socialismo, non potevano non avvicinarlo sempre più al Partito che è stato sempre all'avanguardia della lotta per l'unità del proletariato, al Partito comunista. Il Partito comunista fu ed è fiero dell'adesione datagli da Carloni: e Carloni si dimostrò degno della fiducia testimoniatagli dal Partito chiamandolo a posti dirigenti in organizzazioni importantissime.

Dopo aver organizzato e diretto la magnifica attività di solidarietà verso la Spagna del popolo data dai compagni e simpatizzanti della Regione Parigina, Carloni volle partire lui stesso come volontario per la Spagna. Con le armi in pugno continuò colà la battaglia per la causa fino al momento della sua morte eroica.

La Redazione del «Grido del Popolo», facendosi interprete del Partito comunista, invia il suo addolorato, ardente saluto alla memoria del compagno Carloni.

                                                  LA REDAZIONE DEL «GRIDO DEL POPOLO»

Nella stessa pagina, un altro ricordo compare subito sotto al primo, col titolo:

Saluto del Comitato nazionale di Fronte Unico alla memoria del compagno Carloni

Il Comitato nazionale di Fronte Unico saluta con commozione e con orgoglio la memoria dell’amato compagno Carloni, caduto da eroe a Madrid, sul fronte della libertà, nelle file del glorioso Battaglione Garibaldi.

Il compagno Carloni era membro del nostro Comitato nazionale di Fronte Unico fin dalla sua costituzione, e fu sempre tra gli attivissimi e tra gli entusiasti.

Il Comitato nazionale, mentre decide di promuovere una degna commemorazione del compagno Carloni, in una data prossima da fissarsi, inchina riverente le sue bandiere davanti a questo nuovo caduto che onora il nostro movimento, la sua forte terra di Puglia e tutto il popolo italiano.

IL COMITATO NAZIONALE DI “FRONTE UNICO”

Successivamente, il 14 marzo, Pietro Refolo ne fece una commemorazione più estesa, sullo stesso giornale (correggiamo, per inciso, la convinzione – fondata su un semplice ritaglio – che questo necrologio fosse stato scritto sull’«Avanti!»). Ma chi era Pietro Refolo? Faceva il tipografo, fu il fondatore della CGIL in provincia di Lecce, e ne fu il primo segretario. Fuggito alle persecuzioni fasciste, emigrò a Parigi dove divenne uno dei capi del Fronte Unico Antifascista, insieme a Giorgio Salvi e Raffaele Rossetti. Nel 1937 era Segretario delle associazioni parigine di ex-combattenti. È in questa veste che il 14 marzo vergò il seguente necrologio («Il grido del popolo», 14_3_1937, p. 3), col titolo:

Ricordi su “Carloni”

Ricordo come se fosse ieri il nostro primo incontro. Fu in un convegno del Partito socialista, verso la fine del 1920.

Avevi finito allora, Carloni, il tuo servizio militare nella Marina ed eri entrato nel movimento socialista con tutto l'ardore dei tuoi vent'anni, ma con la convinzione di un uomo maturo.

Eri tornato dal Mar Nero ove avesti occasione – specie ad Odessa – di constatare con quanto entusiasmo si battevano i proletari russi contro le forze organizzate della reazione internazionale e pel trionfo della rivoluzione bolscevica.

Non volesti restartene appartato e ti lanciasti a capofitto nel movimento con la sicurezza di compiere il tuo dovere.

Ti ebbi cosi, quasi sempre, al mio fianco, il più audace e il più fido, in ogni occasione, in ogni battaglia, circondato sempre dall'affetto e dalla stima dei più vecchi i quali avevano riscontrato in te tutte le qualità di un futuro capo.

Ma tu te la ridevi, sempre indifferente a tutti gli elogi, eri orgoglioso solo della grande opera compiuta, insieme a pochissimi altri nella tua Mesagne (in provincia di Bari) [è scritto proprio così: in provincia di Bari], in quella Mesagne che da feudo riservato a pochi detentori di ricchezze, era diventata una delle città rosse della rossa Puglia.

Passarono alcuni anni..., e quando tutta l'Italia ufficiale era già sottomessa al fascismo, la tua Mesagne non voleva cedere e non cedeva. Così arrivammo all'11 novembre del 1924.

Il fascismo da oltre due anni deteneva il potere, e voleva che anche Mesagne si sottometesse.

L'll novembre, giorno di «festa nazionale», era stato scelto per «fare il colpo», ma tu ed i pochi che erano rimasti fidi lo avevate preveduto ed avevate prese tutte le misure necessarie per contrapporvi con la forza.

Indimenticabile gloriosa giornata. Il suono di Giovinezza si tramutò nel suono di Bandiera Rossa.

La sede del fascio fu invasa; i contadini, da te diretti, erano ridivenuti i veri ed autentici padroni della loro cittadina. Dopo un'ora, a cercarlo con la lanterna di Diogene, in tutta Mesagne non si trovava più un fascista; erano tutti scappati.

Poi... poi non le centurie fasciste, ma a centinaia e centinaia, carabinieri, poliziotti e soldati invasero la tua bella cittadina, e la reazione fu terribile.

Venisti all'estero, ma l'ira della reazione ti perseguitava anche in terra straniera, e fosti espulso da due o tre paesi.

Col nome di Carloni che allora assumesti impararono ad amarti tutti i compagni; con questo nome continuasti a militare nelle file del Partito massimalista fino al giorno in cui, per l'entusiastica adesione data al Fronte unico, non fosti messo alla porta, insieme ad altri compagni i quali come te credevano e credono alla possibilità della unificazione di tutte le forze sane del nostro paese.

Incapace di vivere senza la disciplina ferrea di un partito, ritenesti tuo dovere iscriverti al Partito comunista nel quale in pochissimo tempo non ti fu difficile accattivarti la stima ed il rispetto dei capi.

E quando il popolo spagnolo fu costretto a prendere le armi per la difesa delle sue libertà tu mi dicesti: «Il mio posto è in Spagna».

Non appena arrivato in Ispagna stessa, tu chiedesti, con insistenza, di essere inviato sulla linea del fuoco.

Il tuo desiderio fu soddisfatto, il tuo voto fu esaudito.

E sei caduto, come cadono gli eroi, come seppero cadere nel passato i vecchi garibaldini: con la convinzione che dal tuo sangue versato per difendere la libertà della martoriata Spagna, germoglieranno altri mille e mille eroi che conquisteranno le libertà perdute dal nostro povero paese.

* * *

Eugenio – ti chiamo oggi così come sempre ti ho chiamato –, il vuoto che tu ci lasci è immensamente grande, come grande è il sacrificio che tu hai compiuto. I compagni del Fronte Unico di Montmartre, quelli della Sezione del XVIII dell'A.F.I.A.C. [Associazione franco-italiana antifascisti combattenti], tutti i militanti politici, tutti gli antifascisti oggi hanno scritto il tuo nome nel libro d'oro degli eroi.

Io – pur essendo orgoglioso del tuo sacrificio eroico – trascinerò nei giorni che mi restano quello che è stato e rimarrà il più tremendo dolore della mia vita: il dolore della tua scomparsa.

Eugenio addio!                                                             PIETRO REFOLO

Come si vede, neanche in questo necrologio è specificato il nome completo del Nostro, si invoca soltanto il nome di battesimo (Eugenio). Il nome completo sarà fatto pochi giorni dopo, il 21 marzo 1937, in uno tra i più accorati omaggi offerti a caldo alla memoria di Eugenio Santacesaria, quello che gli dedicò Santo Semeraro, sull’«Avanti!». (continua)

Domenico Urgesi

 

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