Politica e città si allontanano sempre più (di Carmine Dipietrangelo).
In più occasioni ho sostenuto che le primarie alla lunga rischiavano di stancare e di essere utilizzate per rese dei conti tra presunti gruppi dirigenti per il controllo del territorio,per dimostrare performance da portare all'incasso per ottenere indulgenze o candidature. Penso che anche questa volta,senza negare la loro valenza e riconoscendo l'impegno degli organizzatori oltre che dei candidati,si è assistito in alcune realtà a fenomeni che confermano queste mie preoccupazioni. Parlo per la provincia di Brindisi e per la città.
I risultati delle primarie dovrebbero far riflettere più di qualcuno. Si è assistito ad eccessive contrapposizioni,a qualche partecipazione coatta di clienti senza entusiasmo e convinzione, e all'indomani dei risultati a torte in faccia,rinfacciandosi responsabilità per la scarsa partecipazione come nella città di Brindisi o appropriandosi di quella massiccia dei comuni dove si andrà a votare per le amministrative e dove lo scontro nel centrosinistra è all'arma bianca!
Nei vecchi rituali della politica del passato,quando non si viveva di sondaggi o quando non ci si legava agli ordini del capo di turno,si facevano le analisi del voto per capire e anche per cambiare,quando necessario, gruppi dirigenti,linea,organizzazione. Oggi pretendere questo è come parlare italiano e farsi capire in un villaggio sperduto della Cina.
Ma fare qualche considerazione sulle primarie e la partecipazione,fare riferimento,per esempio,anche agli ultimi risultati elettorali,non è ancora proibito e forse aiuta a non incappare nei luoghi comuni delle superficiali valutazioni sul significato da dare a queste primarie a partire dalla città capoluogo. Può aiutare a fare i conti con la realtà. Quanto sta avvenendo nella città capoluogo può essere utile per tentare di capire ciò che bolle nella società,almeno da queste parti.
Giustamente l'altro giorno, Angelo Sconosciuto, sulla Gazzetta del Mezzogiorno, nell'analizzare i dati di queste primarie, ha parlato di assenza dell'opinione pubblica, di scarso interesse ed entusiasmo a differenza di ciò che si era invece registrato in altre occasioni sottolineando la scarsa partecipazione della città. L'on. Matarelli ha individuato in Consales, nella sua amministrazione ,i responsabili. A queste considerazioni sono arrivate le solite risposte giustificazioniste e la difesa d'ufficio del segretario del PD, sindaco di Francavilla, presidente della Provincia che si è dichiarato soddisfatto perché in Veneto hanno votato meno cittadini!
Le une e le altre non aiutano a capire e soprattutto non contribuiscono a costruire, ma solo a demolire o a rinfacciarsi responsabilità e comportamenti. Per non parlare poi come questa "dialettica" a posteriori diventa poco comprensibile dal momento che riguarda componenti, protagonisti, sostenitori della stessa alleanza o addirittura dello stesso candidato quale è stato per loro Emiliano.
Penso da tempo che in città va messo in discussione il sistema politico e il suo rapporto con le istituzioni. Quanto prima ci si convince meglio è per il futuro di Brindisi. Alcuni dati possono confermare questa mia considerazione.
A partire dalle ultime elezioni politiche, quelle del 2013, quelle svolte dopo la vittoria di Consales del 2012, che fu sostenuto oltre che dal PD, da Sel e dallo stesso deputato Matarrelli e da molte liste civiche composte da quelli che io chiamo "consiglieri itineranti in servizio permanente effettivo", i risultati elettorali del PD e del centro sinistra non sono stati brillanti e in controtendenza a quelli nazionali.
Nel 2013 il PD alla camera, prese 8.800 voti contro gli 13.300 dei grillini e i 10.000 dell'allora popolo della libertà, l'intero centrosinistra arrivò a 12.449 a fronte di un centro destra che si attestò su 13.341. Tutti e due gli schieramenti aldisotto del solo movimento 5stelle.
Nel 2014 nelle elezioni europee in città si determinano due fenomeni in controtendenza a quelli nazionali. L'effetto Renzi si è sentito poco. A Brindisi alle elezioni partecipa solo il 42% dell'elettorato (primato storico e quasi vicino al 37,7% delle ultime regionali dell'Emilia Romagna e che tanto sta facendo discutere e tanto ha scosso). Il PD si attesta al 31% ben lontano da quel 41% che Renzi utilizza per legittimare il suo consenso e quello del suo PD. In città alle elezioni europee i voti del PD e quelli dati a Grillo,malgrado la scarsa partecipazione,quasi si equivalgono.
Ma di questo nessuno ha mai voluto prendere atto e trarne le dovute conseguenze politiche e organizzative. Qualcuno potrebbe dire che una discussione del genere sarebbe stata solo un inutile e noioso rituale del passato.
Ma veniamo alle primarie di domenica 30 novembre che secondo me indicano un problema molto serio,un ulteriore segnale per tutto il centrosinistra e per il PD.
A Brindisi hanno partecipato solo 1.328 cittadini a fronte dei 3046 del 2005,dei 3106 del 2010 e dei 1625, quelle interne al PD del 2013 e dei 2.205 delle cosiddette "parlamentarie" del 2012. Un calo consistente rispetto a tutte le precedenti.
Hanno votato Emiliano solo in 764,un po' più della metà, malgrado il sostegno del PD ufficiale, dei suoi consiglieri regionali e parlamentari, quello del liste civiche vicine al sindaco Consales, quello della lista Fusco e del suo movimento, quello di Sel e dell'on. Matarrelli e dell'UDC. Non va sottovalutato inoltre l'apporto venuto direttamente da Emiliano attraverso amici, conoscenti, estimatori,per i suoi rapporti diretti con la città in cui per anni ha svolto la finzione di magistrato.
Al PD della città di Brindisi risultano nel 2013 ben 1023 iscritti e di questi, non più tardi di un anno fa, ne furono "mobilitati" 950 circa in occasione dell'elezione dell'attuale gruppo dirigente. Di questi iscritti, utilizzati per quell'occasione, pochissimi hanno votato in queste primarie.
Ho voluto sottolineare questi dati solo con l'intento di contribuire a riflettere sulla società brindisina, sul suo rapporto con la politica, con le istituzioni e con questo PD e con questo centrosinistra. Lo faccio da osservatore e commentatore appassionato e da uomo di sinistra consapevole che la politica senza partecipazione e senza pensieri è una altra cosa.
Questi dati sopra richiamati non sono cosa diversa rispetto al malessere, al disagio che la città vive e alla preoccupazione dei tanti, per il clima di insicurezza in cui si è costretti a vivere.
La disoccupazione ha raggiunto livelli ormai impensabili. Su 80.000 abitanti ci sono 20.000 disoccupati. Più del 50% i giovani disoccupati al netto di quelli che se ne sono andati alla ricerca di un lavoro. Imprese che chiudono o falliscono. Negozi chiusi e un commercio che vive l'asfissia economica della città. Una parte del sistema produttivo ormai vecchio, in via di esaurimento e che comunque non ha capacità espansiva di nuovo sviluppo, un porto di cui tanto si parla ma che rimane sempre sottoposto a interessi che ne mortificano potenzialità e polifunzionalita'.
Una città scossa da rapine, da ogni forma di violenza utilizzata come regolatrice di contenziosi, di intimidazioni, di regolamenti di conti.
Una politica sempre pronta a litigare e a rinfacciarsi responsabilità, pronta a rifugiarsi nel palazzo per gestire l'esistente senza un minimo di visione e di senso, preferendo il pettegolezzo delle illazioni e della dietrologia all'impegno nello studio e nella soluzione dei tantitissimi problemi della città.
Per non parlare dello scadimento culturale e della mediocrità che sta prendendo il sopravvento sulla cultura civile, sull'interesse generale e sul corretto uso e funzionamento delle istituzioni.
Insomma argomenti per i partiti e per la sinistra ce ne sono a sufficienza.
Allora non ci si può meravigliare della scarsa partecipazione a delle primarie che a Brindisi sono apparse lontane, forse anche perché organizzate da partiti e movimenti che parlano solo di se stessi, a se stessi, o male degli altri.
Così come non può essere sottovaluta l'assenza della città alla iniziativa dei consigli comunali al teatro Verdi. La distanza tra cittadini e istituzioni sta diventando sempre più ampia. Non la si accorcia con feste,sagre e luminarie. Né tantomeno rimuovendo problemi e accumulando polvere sotto il tappeto. Ci vuole un sussulto,una reazione civile e civica. La città, insisto, deve ritrovarsi e pensarsi come comunità. La politica deve rinnovarsi tornando nei quartieri, nei luoghi di lavoro e di studio per costruire un ponte tra popolo e istituzioni.
La speranza ce la danno quei bambini che a differenza dei grandi hanno avuto il coraggio di manifestare la loro gioia di vivere in quella piazza del quartiere Sant'Elia dove hanno ammazzato una persona per un semplice regolamento di conti di natura familiare.
Carmine Dipietrangelo
Presidente Left