Studio ricercatori CNR su Cerano, le dichiarazioni della Mariano (PD).
Voglio, innanzitutto, rivolgere i miei complimenti ai nostri ricercatori del CNR per il pregevole studio condotto che ci consegna elementi importanti ed innovativi di carattere generale
in merito ad un questione assai delicata e di complessa misurazione e su cui, per nostra fortuna, la scienza non smette di studiare ed interrogarsi al fine di tutelare al meglio la nostra salute: ossia la valutazione dell’impatto ambientale e sanitario di un impianto industriale. Lo studio infatti, arriva ad affermare che: -“L’indagine condotta, nel caso di studio specifico della centrale di Brindisi, ha evidenziato, infatti, che ignorare il ruolo del particolato secondario conduce ad una sottostima notevole dell’impatto che la centrale ha sulla salute delle popolazioni.” Elemento, questo, a mio avviso, di particolare interesse e su cui sarebbe utile interrogarsi continuando a coinvolgere il mondo della scienza e senza trincerarsi dietro il tema vacuo delle competenze.
Chiunque sia interessato, quindi, ad una valutazione il più possibile completa e realistica dell’impatto sanitario di un grande impianto industriale, come quello della Centrale di Cerano o di qualsiasi altro, non può che accogliere con interesse e favore ogni pezzetto di conoscenza che in quella direzione viene prodotta e ci viene offerta affinchè possa essere poi debitamente valutata e magari assunta, anche nei suoi metodi, da quelle istituzioni, e dagli enti e dagli organismi che a più livelli hanno il dovere di eseguire concretamente questa valutazione.
Per questo motivo faccio davvero fatica a spiegarmi le reazioni quasi irritate di fronte ad uno studio così rilevante. Uno studio che le istituzioni locali hanno il compito non già di respingere o di validare (compito che attiene alla comunità scientifica), ma di accogliere con intelligenza e auspicabilmente interesse insieme al resto delle conoscenze accumulatesi negli anni ad opera di oncologi, epidemiologi e ricercatori. E ancora rimango basita difronte alla immediata reazione di negazione e difesa, quasi un riflesso condizionato, che scatta ogni qual volta una ricerca, uno scienziato, uno studio evidenziano i danni ambientali e sanitari prodotti dall’inquinamento di alcuni grandi impianti industriali in provincia di Brindisi.
Vogliamo davvero credere che aver bruciato per anni sino a otto, dieci tonnellate di carbone, o aver per anni convissuto con un nastro trasportatore ed un parco carbone scoperto sia stato un toccasana per la nostra salute e per l’ambiente? Mi domando sulla base di che cosa si invochi oggi, dunque, la ripresa delle convenzioni con Enel: se la centrale opera nei limiti di legge, se non produce danno sanitario, se in sede AIA le istituzioni non avanzano alcuna richiesta a tutela della salute e dell’ambiente, per quale ragione ENEL dovrebbe “risarcire” la città di Brindisi? In queste condizioni diventa impossibile compiere un passo in avanti in difesa dell’ambiente e della salute, mentre proprio adesso, in sede AIA, avremmo l’occasione di farlo.
Avremmo bisogno di più coraggio ed onestà intellettuale da parte di tutti per spezzare una catena di vera e propria omertà intorno ai danni alla salute ed all’ambiente che questo territorio ha subìto per anni. Ma avremmo bisogno anche di una nuova visione di futuro che non si limiti a subire passivamente i grandi processi che investono anche il nostro polo industriale, come la crisi del mercato termoelettrico, ma immagini nuove opportunità eco-sostenibili di rilancio o riconversione. Purtroppo nessuna di queste esigenze appare oggi appagata e questa provincia rimane paralizzata, ormai, tra un atteggiamento negazionista in merito all’impatto ambientale e sanitario di questi impianti e un esasperato j’accuse nei confronti dell’industria tout court. In questo modo viene meno l’unica cosa che la politica dovrebbe, invece, garantire ad una comunità: la possibilità di essere protagonista del proprio destino conquistando una nuova stagione di progresso che, anche e soprattutto nell’interesse dei lavoratori, dovrebbe vedere come prioritario impegno quello di pervenire ad una sempre maggiore sostenibilità ambientale del nostro polo industriale, stimolando innovazione ed investimenti, salvaguardando la salute e l’industria stessa.