Dipietrangelo: “Il futuro a Brindisi della politica, della sinistra e del centrosinistra”
Nei giorni scorsi Enzo Albano ha chiesto a LeftBrindisi di avviare una riflessione sullo stato politico e amministrativo della città di Brindisi.
Nella prossima riunione dell’associazione,per organizzare questa riflessione, saranno decisi le modalità, i tempi, i protagonisti da coinvolgere. In attesa di questa discussione mi permetto di aggiungere a quelle di Albano alcune mie considerazioni, sollecitando in questo modo e già in questa fase altre riflessioni di quanti hanno a cuore il futuro della politica, della sinistra e del centrosinistra e che Left potrà raccogliere come contributo alla discussione.
La crisi della politica che si riversa sul buon andamento delle istituzioni sta determinando a Brindisi ulteriori confusioni e condizionamenti privandola di qualsiasi orizzonte e senso.
In questa crisi il ruolo dei partiti sembra perdersi, sempre più,tra individualismi e tentativi di accaparramento di postazioni e di potere. Questa crisi riguarda innanzitutto i due principali schieramenti di centrosinistra e di centrodestra(vecchio e nuovo) che in provincia di Brindisi si stanno sottoponendo ad un rimescolamento di ceti politici che con disinvoltura passano da uno schieramento all’altro,privando i cittadini di rappresentanza credibile e affidabile e mortificando idee,visioni,programmi che si perdono ormai in una indistinta omologazione pragmatica,inconcludente e paralizzante. Tutto questo mentre cresce un movimento come quello di cinque stelle che non si limita alla protesta e alla denuncia,ma si sta misurando con proposte interessanti e di vera discontinuità.
Si sconta la mancanza di partiti e il conseguente venir meno di un confronto leale tra gli schieramenti. Una situazione che ha trasferito dentro i partiti tradizionali,ormai diventati comitati elettorali,accampamenti e meri contenitori di ambizioni individuali, la lotta per il potere e la supremazia di gruppi contro altri.
Quanto verificatosi in molti comuni e ultimamente a Ostuni,a Fasano e quanto da tempo si sta determinando a Brindisi con il continuo cambio di assessori indicati da singoli consiglieri comunali, rappresenta l’epilogo di un processo degenerativo che ormai mette in discussione la credibilità delle istituzioni e della funzione disinteressata del governo delle stesse.
Nasce di qua l’urgenza per ridefinire la funzione della politica e dei partiti per sottrarli al continuo ricatto e condizionamento di singoli rappresentanti. La identificazione tra partiti e rappresentanti istituzionali mortifica ormai da tempo l’autonomia delle idee, qualsiasi visione e annulla quelle differenze dei punti di vista,propri dei partiti e che sono alla base della progettualità che chi governa dovrebbe saper realizzare.
Ormai prevale solo la manovra politica finalizzata o a condizionare o a garantire equilibri di mero potere gestionale. E’ una vera e propria deriva che andrebbe contrastata con rigore e fermezza. I più responsabili dei due schieramenti dovrebbero essere impegnati più ad organizzare i rispettivi campi con le proprie visioni,i punti di vista,con una progettualità condivisa, invece di costruire i propri consensi mettendo assieme i portatori di voti che secondo le scadenze elettorali si collocano più per convenienza individuale che per convinzione politica. Solo in questo modo si può sperare in una rivalutazione e in un rilancio della politica dando così’ un colpo a quel ceto politico,privo di visioni,mediocre,”arrapato” di potere”.
Il centrodestra come il centrosinistra in provincia di Brindisi devono sapersi ridefinire sulla base di valori e di visioni che,se pur diversi, rimangono l’unica condizione per legittimarsi agli occhi dei cittadini e degli elettori. Solo così può essere combattuta la trasmigrazione di ceti politici che si collocano più per convenienza che per convinzione e la irresponsabilità e la spregiudicatezza di quanti si cimentano, in questa assenza di politica,in alleanze innaturali finalizzate solo per gestire poteri o per dispetti e rancori personali. Agli uomini e ai dirigenti del centro destra,quello vecchio e quello nuovo,così come a quelli del centrosinistra spetta il compito di fare le proprie valutazioni e le conseguenti iniziative e di promuovere nuove classi dirigenti. Io,che rimango un curioso e disincantato apolide di sinistra,mi permetto di fare alcune libere considerazioni sulla parte a cui mi sento ancora vicino e per la realtà che più conosco.
Il PD, con gli assetti dirigenziali scaturiti nell’ultimo congresso, ha rinunciato a qualsiasi confronto e discussione,rinchiudendosi in se stesso e assumendo un atteggiamento di sufficienza e autoreferenzialita’. Ha rinunciato a costruire,consolidare,con proposte e iniziative, sia il proprio spazio e campo,sia ad “arare” i nuovi campi aperti da una società smarrita. Ha rinunciato a qualsiasi apporto e contributo di idee e proposte, oltre a quello di donne e uomini da sempre impegnati a sinistra e nel centrosinistra. Preferisce privilegiare,sotto il grande ombrello di Matteo Renzi,una degenerazione correntizia,fatta di opportunismi e di contraddittori posizionamenti personali, le cui conseguenze stanno determinando veri e propri guasti non solo alla vita interna del PD ma anche allo stesso corretto e trasparente funzionamento delle istituzioni.
In questo campo, a sinistra, e non solo per ragioni nazionali, c’è una sofferenza e un disagio diffuso,una confusione che spinge militanti ed elettori di sinistra verso quella che si definisce una scissione sentimentale e silenziosa. In città vota ormai solo il 42%! Nelle ultime elezioni amministrative,in provincia di Brindisi, il PD ha subito un vero e proprio tracollo e ha perso la sua attrattivita’ nello stesso campo della sinistra e del centrosinistra. Ci sono le condizioni per una ripresa di un filo,di un pensiero politico,per recuperare impegni e risorse popolari e intellettuali oltreché il consenso perduto? Io comincio a dubitarne, anche se lo spero.
Nei giorni scorsi,a babbo morto,c’è stato un incontro regionale del PD per chiarire e definire una posizione più politica e costruttiva rispetto alla giunta del comune di Ostuni che una parte di quel partito ha contrattato con il centrodestra ostunese,dividendo l’alleanza di centrosinistra. Rimarrà tutto così o ci saranno conseguenze?
Il PD provinciale, dopo un silenzio assordante, con un comunicato, secondo alcuni, sospetto, ha cercato di intervenire sulla situazione interna al PD cittadino e sul riverbero che questa sta determinando sulla attività amministrativa della città. Un ritardo, come denunciato dagli aderenti al gruppo “per la sinistra”, colpevole e che si porta dietro,come si è detto,una contraddizione che non può essere più tollerata e che è rappresentata dal rapporto del PD con il sindaco di Brindisi,sua diretta espressione sin dalla candidatura del 2012.
E’ stata richiesta, giustamente, una chiarezza politica sulla “autosospensione ” del sindaco Consales dal PD e che si è scoperta essere stata imposta o contrattata con gli organismi dirigenti provinciali e regionali. In effetti è difficile conciliare questa autosospensione dal PD del sindaco di Brindisi con l’appoggio che lo stesso PD continua a dare allo stesso per governare la città. Spetta al PD sciogliere questa contraddizione,superare questa ipocrita ambiguità. È stato preannunciato anche sulla situazione brindisina un incontro regionale del PD dal quale sembra sia stato escluso il sindaco(?). Sarà questo, si spera, un passaggio decisivo per ripristinare una agibilità politica e organizzativa, oltreché una serenità e credibilità amministrativa e istituzionale nel governo della città.
Ma i responsabili di questa situazione, in lotta tra di loro, possono essere anche i protagonisti di una fase di chiarificazione e di rilancio del partito? Sarebbero necessarie iniziative coerenti e autorevoli di direzione politica e organizzativa da parte degli organismi dirigenti provinciali e regionali senza escludere atti forti sugli stessi attuali organismi dirigenti cittadini.,ormai divisi e paralizzati da mere logiche di potere.
Per la città di Brindisi e’ urgente chiarire la natura dell’attuale alleanza e il progetto politico per il futuro della città che per una forza come il PD significa coinvolgere innanzitutto le forze, i movimenti, le associazioni politiche e culturali di sinistra e di centrosinistra esistenti, contribuendo a liberare, anche in questo modo, la città dal trasformismo e dal trasversalismo del potere. Iniziative di questo senso non se ne intravedono. Anzi….
Continuare con l’agonia di una amministrazione che tira a campare e che si regge sulla base di consensi frutto di una contrattazione permanente tra sindaco e consiglieri comunali che da soli o in gruppo ottengono assessori indicati non per competenza ma più per amicizia o addirittura per parentela. Un turnover di assessori incomprensibile e inconcludente.Eppure la legge con cui fu decisa la elezione diretta dei sindaci definisce gli assessori collaboratori del sindaco e di sua fiducia. Come si può governare una città cambiando in continuazione i propri collaboratori?
La città, carica di problemi irrisolti e insoddisfatta, vive con profonda e diffusa sfiducia questo andazzo.
Una città/porto che non avrà più l’autorità portuale e oggi, fuori dai collegamenti con le reti transeuropee, che non è più capoluogo di provincia, che,a seguito della recente riforma della pubblica amministrazione perderà la prefettura e vedrà la sua camera di commercio accorpata a Taranto, quando inizia a ripensarsi sia come nuova città attrattiva(il pug può servire a questo e non certamente a sistemare l’utilizzo della costa a nord della città!) e come punto importante di una nuova riorganizzazione territoriale e statuale? E tralascio le problematiche relative alle partecipate e ai vecchi e logori strumenti di sostegno allo sviluppo come il consorzio ASI, al suo apparato industriale, parte del quale, se non ci saranno interventi innovativi e sostenibili dal punto di vista ambientale, e’ destinata ad un progressivo esaurimento.
Mi chiedo allora perché Consales non compie un atto di discontinuità, di autonomia e di dignità nei confronti del suo partito e della sua indistinta alleanza composta ormai da singoli consiglieri che non danno conto a nessuno perché si ritengono rappresentanti solo dei propri voti? E aldilà delle sue situazioni giudiziarie rimarcate, nei giorni scorsi, nel documento del PD e per le quali gli auguro gli esiti positivi da lui sperati,come pensa di governare per i prossimi mesi?
Con chi? Con quale progetto politico per il futuro? Naturalmente le stesse domande sono rivolte al PD e al suo attuale “variegato” gruppo dirigente.
Carmine Dipietrangelo
Presidente LeftBrindisi