Pd: dal finanziamento perso alla vendita di Belloluogo manca una visione per governare la città.

Scriviamo oggi e non lo abbiamo fatto prima,

nonostante le sollecitazioni di quanti volevano capire cosa pensasse il PD della vicenda relativa al finanziamento per la valorizzazione del Castello che il Comune di Mesagne ha perso, perché questioni che in questi giorni hanno guadagnato il centro della scena, dalla chiave accidentalmente sparita, alla scarsa solerzia dei funzionari del Comune, possono finalmente essere riposte sullo sfondo, dove è giusto collocarle, e si può andare dritti al cuore del problema. Ma soprattutto non scriviamo per lanciare uno sterile attacco all’Amministrazione sulla perdita di risorse certamente importanti per la città, anche se rimbombano ancora le parole di indignazione sicuramente giuste dell’on. Matarrelli sul finanziamento relativo al museo perso dall’Amministrazione Scoditti. Verrebbe da chiedersi come mai ora che Scoditti appartiene al passato, quel pericoloso cumulo di conservatori del PD non è più al governo della città, la cinghia di distribuzione tra deputato e consigliere regionale della stessa maggioranza che amministra il Comune che avrebbe dovuto trasformare Mesagne in un centro di gravità permanente di risorse pubbliche è messa alla prova dei fatti, i finanziamenti continuano a non arrivare. Ci sarebbe peraltro da chiedere scusa alla città non fosse altro che nella massima assise comunale l’amministrazione, per voce dell’assessore competente, si è lasciata andare ad annunci trionfalistici che sono l’antitesi, a nostro avviso, dell’atteggiamento necessario per governare bene un comune.

Virtù anti-eroiche e umiltà spesso portano a migliori risultati, dovendo mettere mano a questioni di una certa complessità, anche quando comportano la rinuncia a qualche facile slogan o un utilizzo più razionale della comunicazione sui social. Ma tutto questo può passare in secondo piano se il tema vero è la città e il suo sviluppo economico, sociale e culturale. Il dato che infatti non è emerso nel dibattito su questa vicenda è la totale assenza, ormai strutturale, di una discussione pubblica e di conseguenza un’idea forte di pianificazione strategica del futuro di questa città. La ragione vera, di cui veniamo a conoscenza oggi, per cui il nostro Comune ha perso il finanziamento apre una finestra su questo tema da troppi anni ormai eluso dalla politica mesagnese.

La determina dirigenziale n. 186/2015 del servizio Beni Culturali pubblicata sul sito della regione nella mattinata di oggi, recante le istanze ammesse a verifica, riporta il Comune di Mesagne nell’allegato B cioè tra i comuni non ammessi. La ragione della mancata ammissione è ancora più indicativa: “La relazione è carente di una descrizione della sostenibilità economico-finanziaria di cui all’art. 7 dell’Avviso”. Come a dire che se anche i funzionari, oggi tanto demonizzati, fossero stati impeccabili, se le chiavi del Comune fossero arrivate per tempo, se l’istanza del Comune di Mesagne fosse arrivata per prima (per quanto l’ordine di arrivo fosse importante come ricordato nell’apprezzabile intervento di “Progettiamo Mesagne”) avremmo comunque perso il finanziamento. Mentre il dibattito si è concentrato sulla tecnica, sui tempi ed ha avviato un processo alla macchina amministrativa il problema vero risiedeva e risiede nella qualità del progetto, la cui sostenibilità economico-finanziaria rappresenta uno degli elementi principali sul quale la valutazione circa l’ammissibilità o meno si basa.

Se manca una strategia e una visione per governare la città viene meno anche la possibilità di pensare e realizzare progetti che non abbiano i caratteri dell’estemporaneità e che si inseriscano in una politica chiara di interventi per la città, che collochino il nostro centro nel contesto territoriale più ampio nel quale si trova. Una valutazione più seria e non a se stante per esempio avrebbe forse impedito, mentre si partecipa ad un bando per la rivalutazione del Castello, di mettere in vendita un bene dal valore storico e architettonico notevole come la masseria Belloluogo, nonostante le recenti deliberazioni del consiglio comunale avessero stralciato il bene dal piano di alienazione. Perché ad esempio non si è verificala possibilità di utilizzare lo stesso bando per valorizzare e ridare una funzione a quell’immobile, provando a stare in linea con la politica di sviluppo economico-rurale che sempre più riguarda il contesto territoriale in cui Mesagne si inserisce?

Ad onor del vero il moto di indignazione che ci fu qualche mese fa, che portò l’amministrazione Scoditti a rivedere le sue intenzioni e il consiglio comunale a votare un emendamento che stralciava l’immobile dal piano di alienazione, questa volta non c’è stato. Sarà perché alcuni di quei protagonisti siedono nelle fila dell’attuale maggioranza oppure perché altri sono appagati dalla straordinaria offerta culturale di questi mesi, cosi come descritta da alcuni articoli di stampa dei giorni scorsi, di cui però si fatica a trovare un segno tangibile.

Partito Democratico Mesagne.

 

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