Riforma portuale: una opportunità per rilanciare e valorizzare il porto di Brindisi. Di Carmine Dipietrangelo
Mentre a Brindisi si continua a chiacchierare sul porto e si convocano comitati portuali per decidere superate e costose piante organiche, in altre parti si discute già sul decreto legislativo recante ” riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le autorità portuali…”
e che nei prossimi giorni il consiglio dei ministri approverà.
Lo schema del decreto, che già sta circolando prima della sua approvazione, prevede la istituzione di 14 Autorità di sistema portuale.
Il porto di Brindisi farà parte, assieme a quello di Taranto, Bari e Manfredonia, dell’autorità di sistema portuale dell’Adriatico meridionale e dello ionio. Lo schema del decreto in circolazione non interviene solo sul numero e sulle sedi delle nuove autorità ma ridefinisce governance, funzioni, poteri, con l’intento di renderli coerenti con il piano strategico nazionale della portualita’ e della logistica, approvato, quest’ultimo, già con un decreto del presidente del consiglio dei ministri il 6 agosto 2015. Il porto di Brindisi avrà solo una direzione di scalo.
Le scelte per Brindisi sono da tempo già fatte. Continuare ad accapigliarsi o discettare con proposte su dove sarà la sede dell’autorità di sistema della portualità pugliese è stravagante e avviene fuori tempo massimo. Ci sono però a Brindisi operatori portuali, rappresentanti istituzionali, appassionati del tema, a cui piace solo lamentarsi, denunciare, parlare.
Per scelte fatte a livello europeo e condivise dai governi nazionali e regionali, per volume e tipologie di traffici, Brindisi non è e non poteva essere sede di autorità di sistema.
Le sedi delle nuove autorità sono quelle dei porti “core” così come sono stati individuati nel regolamento UE n.1315 del 2013. Per quel regolamento il porto di Brindisi, a differenza di quelli di Bari e Taranto, era già fuori dai porti “core”. Se mai, era allora che Brindisi doveva farsi sentire, così come in quello stesso periodo bisognava intervenire per non farsi escludere dai nuovi corridoi europei e soprattutto da quello baltico-adriatico, fermatosi invece a Ravenna.
Il decreto però riorganizza, razionalizza il compito delle autorità portuali dopo venti anni dalla vecchia legge 84 del 1994 il cui bilancio non è certamente esaltante e che per Brindisi si è rivelata un disastro.
Nel decreto, che consiglio di leggere a quanti nei convegni e sugli organi di informazione parlano di porto di Brindisi, si afferma che gli obiettivi dell’autorità di sistema e delle direzioni di scalo portuali (Brindisi) si devono adeguare al piano strategico nazionale della portualità e della logistica. Se capisco bene niente più opere portuali improvvisate o progettazioni allegre e inutili di cui l’autorità portuale di Brindisi ha fatto negli anni incetta!
Al di fuori della strategia nazionale della logistica e della portualita’ non saranno più realizzate o finanziate opere estemporanee o che andrebbero ad aggiungersi ad opere già esistenti o programmate nel sistema portuale delle nuove autorità.
Quale è o sarà il ruolo del porto di Brindisi nel piano strategico nazionale della portualità e della logistica? E, quindi, quale sarà il ruolo del porto, delle sue aree e infrastrutture, nella nuova autorità di sistema dell’Adriatico meridionale e dello ionio?
Nel decreto si stabilisce che sarà questa nuova autorità che definirà e adotterà il piano regolatore di sistema che sarà unico e per tutti i porti. In questo quadro bisogna chiedersi che fine faranno le opere programmate a Brindisi sulle aree portuali e retroportuali. Si può annoverare, tra queste, anche l’ultima arrivata, quella della piattaforma logistica, proposta dal consorzio ASI, progettata con risorse dell’autorità portuale ma non ancora finanziata nè con fondi regionali e nè tantomeno con quelli nazionali?
La discussione allora andrebbe spostata su questi aspetti del decreto altrimenti il porto di Brindisi perderà anche questa occasione e si ridurrà ad una modesta direzione di scalo per i traffici dei combustibili e di qualche crociera o al servizio di qualche grosso armatore con ambizioni monopolistiche.
Quali opere e per quali traffici, natura delle concessioni e ruolo degli operatori privati, complementarietà tra Brindisi e i porti di Taranto e di Bari e di questi ultimi con Brindisi, promozione e rapporto con le modalità di trasporto e interconnessioni con le grandi reti europee, omogeneità dei servizi, delle innovazioni tecnologiche, delle tariffe.
Sono questi i contenuti con cui Brindisi dovrebbe stare nella discussione e nella definizione della nuova autorità di sistema. Se invece ci si limita, con battaglie di retroguardia, alla mera difesa dell’esistente, alla rivendicazione e all’utilizzo delle risorse finanziarie prodotte nel porto di Brindisi, alla definizione di piante organiche pensate o approvate in altre epoche e per altre esigenze, si farà solo un favore a chi vorrebbe rendere marginale, poco attrattivo o asservito solo a qualche grande operatore, il porto di Brindisi.
Nel decreto inoltre fa piacere leggere che, per i punti franchi (o zone economiche speciali), è il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita l’autorità di sistema portuale territorialmente competente, con propria decisione, a stabilire l’organizzazione amministrativa per la gestione dei punti franchi.
Questa parte del decreto che riprende la normativa europea è utile per far capire la materia dei punti franchi a chi è impegnato, a Brindisi come nel resto di tutta la Puglia, a sostenere stravaganti e forse improbabili proposte.
La sterzata manageriale che si vuole dare alla gestione delle nuove autorità anche attraverso un comitato snello e rappresentativo, escludendo i potenziali portatori di conflitti di interesse, è un altro passo in avanti nella direzione della autonomia e degli interessi generali.
Al Comune di Brindisi spetta indicare il proprio rappresentante che dovrà individuarlo tra “soggetti aventi comprovata esperienza e qualificazione nei settori dell’economia dei trasporti e portuale”.
Si spera che non si facciano gli errori del passato soprattutto adesso che a rappresentare Brindisi e il porto, nel comitato dell’autorità di sistema portuale dell’Adriatico meridionale e dello ionio, ci sarà solo un suo e solo componente.
Con le vecchie autorità il porto Brindisi ha sperimentato presidenti avventurieri, tromboni, stranieri, e tutti non brindisini, ha sprecato risorse e occasioni, ha perso traffici e competitività. Con la nuova autorità di sistema deve dimostrare che oltre alla sua millenaria storia, alle condizioni naturali e infrastrutturali che lo caratterizzano, ha anche autorevolezza, progettualità, opportunità e professionalità da far valere per il presente e il futuro.
Carmine Dipietrangelo
Presidente LeftBrindisi