Sulla commemorazione di Elio Bardaro (di Giovanni Galeone)
Si è tenuta martedì 29 dicembre, in un Auditorium molto affollato, la serata per la commemorazione di Elio Bardaro nel ventennale della scomparsa.
Non del tutto convincente l’esito dell’evento ed il tratteggio del profilo dell’uomo politico.
Elio Bardaro è stata una figura cardine della politica mesagnese, amato e combattuto, trionfatore e sconfitto, una personalità complessa non banalizzabile, la rievocazione della sua esperienza politica andava forse organizzata preventivamente con maggiore rigore storico, attraverso una ricostruzione lineare ed oggettiva all’interno della quale inserire i ricordi personali e politici degli interlocutori che a vario titolo sono stati sostenitori, critici ed avversari.
Gli interventi più convincenti in realtà, sono stati quelli che meno hanno toccato l’aspetto politico, Antonio Bardaro che ha ricordato tratti della vita giovanile del fratello, sconosciuti ai più e si è opportunamente fermato alla soglia del suo ingresso nella vita politica e istituzionale e quello di Don Angelo Galeone, che ha tratteggiato i modi di operare dell’amico assieme ad alcuni gustosi aneddoti.
Poco istituzionale e con punte di irriverenza l’intervento del Sindaco che è entrato nel merito della figura politica di Bardaro e del suo seguito senza molta diplomazia e concludendo sibillinamente che dopo Bardaro, tutto è sembrato cambiare perché nulla cambiasse.
Gli interventi programmati hanno tracciato in maniera disorganica e parziale aspetti del vissuto politico ed amministrativo di Bardaro, spesso finendo col parlare più di se stessi che del commemorato, risultandone alla fine un’immagine sfocata ed incompleta che non ha restituito la molteplicità del personaggio.
Dopo 20 anni è giusto ed opportuno uscire fuori dalla logica degli adulatori e dei detrattori e inquadrare storicamente la figura di Elio Bardaro, dai suoi pregi ai suoi limiti e nel contesto del suo tempo. Rispetto a questa esigenza la serata è sembrata un’occasione mancata.
Quella di Bardaro è stata un’esperienza politica complessa, che va sfrondata dal mito nostalgico e dal pregiudizio, il suo ciclo è durato circa 22 anni, per 16 anni è stato sindaco con amministrazioni di vario colore, ha vinto molto ma ha anche perso, fuori dall’agone cittadino non è mai riuscito ad affermarsi, è stato un campione di preferenze ma qualche volta è stato battuto (Graduata nel 1988).
Nel 1970 è diventato Sindaco per la prima volta, più che per i voti conquistati per la scelta di Bruno Volpe (altro personaggio dal vissuto politico che meriterebbe un approfondimento) che tra la Dc e il Pci che avevano preso entrambi 14 consiglieri ciascuno, scelse come Psi (2 consiglieri) l’alleanza non scontata con la Dc e permise l’avvio della carriera politica di Elio.
Quando nel 1975 Bardaro ebbe il suo trionfo elettorale con 6000 voti di preferenza, iniziò il suo declino, fu una legislatura tormentata, dopo un paio d’anni ci furono una giunta minoritaria di sinistra guidata da Giuseppe Cavaliere, il sindaco esploratore Domenico Vella e poi il sindaco di fine legislatura Francesco Di Mida, nel 1980 la sinistra vinse le elezioni e fu eletta la giunta Santacesaria.
Le divisioni della sinistra nel 1983 lo riportarono in sella e guidò per 5 anni con varie maggioranze la città , nel 1988 a sorpresa guidò la giunta anomala Dc-Pci, in una stagione che non fu solo mesagnese e anche questa fu un’esperienza che non si può banalizzare.
La vita amministrativa di Bardaro fu intrisa di passaggi politici complessi e legare queste fasi politiche con le sue modalità operative, il suo carisma e i suoi limiti di politico e amministratore, richiede forse uno studio storico rigoroso ed approfondito per restituire correttamente la memoria storica alla nostra comunità.
Giovanni Galeone