Embargo russo: quanto costano all’agricoltura pugliese le sanzioni imposte dall’UE
Le elaborazioni Centro Studi Confagricoltura stimano un azzeramento delle esportazioni agricole nel 2015
mentre dall’Ue giungono i primi segnali di accoglimento della riapertura al dialogo richiesta dal M5S.
Mentre giungono le prime rassicurazioni da Bruxelles, l’embargo continua a fare danni al comparto agroalimentare pugliese. Se da un lato il Presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, sta cercando di normalizzare le relazioni commerciali inviando, lo scorso dicembre, una missiva formale a Vladimir Putin per riaprire il dialogo, dall’altro la Federazione Russa ha previsto la fine del divieto di importazioni solo al 5 agosto 2016. Il provvedimento, assunto in risposta alle misure restrittive dell’Ue conseguenti alla “crisi Ucraina”, riguarda le carni bovine e suine, il pollame, gli insaccati, i pesci, il latte ed i prodotti lattiero-caseari nonché frutta fresca e secca, ortaggi, radici e tuberi. Un vero e proprio colpo per l’agricoltura pugliese che commercializzava con la Russia, soprattutto attraverso esportazioni in Polonia.
Dal 2013, ultimo anno prima dell’embargo russo, secondo i dati Istat elaborati dal Centro Studi Confagricoltura, infatti, vedono l’export agroalimentare pugliese crollare del 67% circa. Il solo comparto agricolo cala dai 7,7 milioni di euro (’13), ai 2,6 milioni (’14) per giungere sino al drammatico dato di 5.989 euro: nelle stime Confagricoltura, in pratica, vi è un azzeramento totale con danni consistenti anche per i prodotti elaborati dell’agroalimentare, scesi del 31% circa nell’ultimo anno e approdati a 4,1 milioni di euro.
“Dalle ultime notizie, sembra che l’Ue si sia finalmente ravveduta sulle sue politiche di vicinato fallimentari nei confronti della Russia – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Da tempo ci battiamo, anche in Parlamento dove abbiamo raccolto il no della maggioranza del Partito Democratico, per la riapertura del dialogo internazionale e per l’attuazione di misure eccezionali come l’eventuale acquisto dei prodotti rifiutati, promuovendone l’utilizzo in mercati alternativi, anche al fine di garantire i servizi di ristorazione espletati nelle mense degli enti pubblici o per la fornitura ai servizi riservati ai bisognosi. Ma anche – conclude L’Abbate (M5S) – misure di sostegno aggiuntive rispetto a quelle previste dall’Ue con eventuale differimento, inoltre, di alcune scadenze tributarie e sostegno creditizio delle imprese più esposte. E, infine, l’attenta e scrupolosa vigilanza sull’entità delle richieste di risarcimento provenienti dai Paesi dell’Ue che troppo semplicisticamente dichiarano di aver ritirato ingenti quantitativi di frutta ed ortaggi”.
Valerio L'Abbate