Dipietrangelo: “che fine ha fatto il PUG di Brindisi?”

Sarà compito della prossima amministrazione riprendere il filo e il lavoro per la predisposizione del PUG.

Si spera che i futuri candidati alla guida del comune dicano, in campagna elettorale, quale è la loro posizione sul PUG,sul contenzioso in atto con il prof. Goggi e sulle determinazioni a cui sono giunti i lavori coordinati dal nuovo incaricato dalla giunta Consales e sul tempo perso.

“Mai nessuna notte e’ tanto lunga da non permettere al sole di sorgere”, credo che questa considerazione di Paolo Cohelo dia, anche ad una città come la nostra, fiducia e speranza.

Voglio, pertanto, ribadire alcuni punti di vista come contributo per riprendere un dibattito interrotto e mortificato da scelte e atteggiamenti dei maggiori responsabili della vecchia amministrazione.

Le città sono, innanzitutto, di coloro che le vivono, le abitano, le usano. La città e’ il luogo per eccellenza del “noi”, e quindi della partecipazione. Gli studiosi, gli esperti, i decisori pubblici non possono prescindere da questa consapevolezza.

Nelle città convivono le sofferenze umane, le emarginazioni sociali con i luoghi dell’intelligenza, della ricerca, del volere e sapere fare. Sono il luogo più evidente delle diseguaglianze vecchie e nuove, ma sono anche il luogo delle potenzialità e delle opportunità. Le città sono e saranno, sempre più nel futuro, il luogo in cui è possibile ripensare modelli di sviluppo,stili di vita e, sulla base di questo, saranno più o meno attrattive. Anche a Brindisi ne dovremmo essere consapevoli.

Nel mezzo di una crisi economica e sociale la cui entità e’ abbastanza inedita e che consideriamo la più lunga e complicata da oltre mezzo secolo, sapere che un mondo nuovo può nascere a partire dalle città e’ una speranza per tutti.

Il futuro sostenibile, lo sviluppo durevole si realizza prima nelle città; ed è già iniziato nelle città medie e piccole d’Europa e del mondo.

Nelle città e’ più facile trovare le condizioni di necessità e di opportunità, il capitale sociale, l’apertura mentale, per rinnovare l’identità culturale e la libertà per provarci. Ed è proprio la prospettiva delle città che consente di pensare al futuro della propria città mentre la si governa anche in un momento e in un’epoca di crisi.

Si può agire politicamente durante una difficoltà economica e finanziaria senza farsi assorbire dalla contingenza e dall’emergenza. Si può coniugare concretamente la quotidianità con la costante necessità di ripensare il proprio agire ed il proprio futuro. In una parola bisogna avere sempre “una visione”.

Sono, pertanto, in una fase come questa, necessarie pratiche di pianificazione urbana(visione),strumenti urbanistici innovativi e sostenibili, in grado di rispondere ai nuovi bisogni di comunità e del vivere assieme con gli altri. Pianificazione che dovrà integrare infrastrutture materiali e sistemi di relazione immateriale per ridare vita e vivacità alle città in modo da valorizzare le identità, la memoria e la storia dei territori, rispettandone peculiarità e risorse. Una pianificazione di dimensione vasta e che deve saper travalicare le mura cittadine.

A Brindisi il Piano Urbanistico Generale e’ un’occasione formidabile per ripensare la città. In esso è necessario considerare sia la prospettiva di lungo termine sia quella di breve termine,che non devono essere pensate e impostate in alternativa,ma devono essere tenute assieme,distinguendo nel piano la parte strutturale da quella programmatica. La prima deve essere orientata al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale, di salvaguardia e protezione dell’ambiente e della salute e di tutela e valorizzazione delle invarianti strutturali del territorio, alla definizione delle grandi scelte di assetto di medio e lungo periodo e degli indirizzi e delle direttive per la parte programmatica e per la pianificazione attuativa. La seconda,la parte programmatica, invece, deve definire gli obiettivi specifici e disciplina le trasformazioni territoriali e la gestione dell’esistente,in coerenza con le previsioni strutturali e con le capacità operative locali di breve e medio periodo.

Il PUG, allora, deve essere fondato su una costruzione collettiva di una visione condivisa del futuro del territorio e allo stesso tempo orientato all’azione, cioè basato sulla capacità di rendere praticabili alcune previsioni nel breve e medio termine. Insomma non è pensabile che ad ogni cambio di amministrazione si debba rivederne completamente la visione e iniziare daccapo. Se questo accade significa che non è sufficientemente condivisa la visione. Per costruirla occorre tanta tenacia, pazienza, disponibilità all’ascolto e al confronto. Alla fine, quella visione di futuro, una volta che sarà diventata condivisa, diventerà anche robusta e sarà una visione che tutti porteranno dentro di se. Ma per una visione condivisa bisogna capire di più e per capire di più si ha bisogno di partecipazione.

L’approvazione, a suo tempo, in consiglio comunale, del Documento Programmatico Preliminare con i voti della maggioranza e dell’opposizione rappresento’ certamente un buon inizio di percorso per un PUG condiviso e utile a tutta la città. Purtroppo sono passati quasi 5 anni durante i quali sono stati vanificati tutti i buoni propositi.

L’idea di città e l’idea di comunità devono essere la guida per la futura forma urbana. Bisogna passare dalle politiche espansive che consumano territorio alle politiche rigenerative per indirizzare e stimolare gli investimenti nei nodi di connessione fisica e nella infrastrutturazione tecnologica e materiale, per sostenere l mobilità collettiva e la nuova mobilità (da quella pedonale a quella ciclabile).

Le città del futuro saranno sempre più ecosostenibili, intelligenti, motori di una nuova economia e di nuove opportunità, di nuova edilizia che non dovrà più pensare a consumare suolo e terreno agricolo. Ma la progettazione delle città, anche quelle del futuro, deve misurarsi con la partecipazione che non può essere soltanto metodo, ma anche corresponsabilizzazione sulle scelte e delle scelte. Le città, come ho detto, sono il luogo per eccellenza del “noi”, dell’agire comune.

L’amministrazione pubblica e quella comunale che conosciamo, oggi ancor più in crisi e delegittimata, non può fare tutto da sola, ne’ può imporre dall’alto le proprie scelte urbane e urbanistiche. Ha bisogno, per ben operare e scegliere, di partecipazione e di condivisione. Insomma, un progetto urbanistico e’ sostenibile solo se si realizza in n pubblico confronto, utile a stabilire in modo condiviso gli obiettivi, le misure e le strategie da adottare. Bisogna andare oltre le stesse procedure previste dalle attuali normative per coinvolgere associazioni, quartieri, luoghi, interessi legittimi, per costruire nuove idee e nuovi progetti di città, di vita comune, di spazi necessari a nuovi stili di vita.

Il PUG di Brindisi e’ chiamato, sulla base del documento preliminare, a fare scelte per i prossimi 20/30 anni. Non è per noi e non è per coloro che sperano al ripristino di vecchie logiche e di costituiti o costituendi interessi. Chi pensa a nuove forme di speculazioni edilizie sulla costa o sulle aree che circondano la città deve essere tenuto alla larga! Bisogna valorizzare e migliorare, riqualificare, ricucire il già costruito, rendere vivibile, sostenibile la città attraverso una nuova mobilità, l’uso diffuso di mezzi pubblici anche con il ricorso alle biciclette e alle aree pedonali, attraverso un’efficienza energetica e l’utilizzo di energia rinnovabile per l’autoconsumo. Bisogna portare il verde in città e costruirci attorno una nuova idea di comunità e di identità.

Gli esempi virtuosi su cui questa città ha lavorato e realizzato in questi anni possono aiutarci. Il riferimento è al Parco del Cillarese, al Parco Di Giulio, al recupero di viale regina Margherita ad uso pedonale, al recupero e rifunzionalizzazione di via del Mare. Così come decisiva può essere la riscoperta da parte della città dell’agricoltura e delle sue potenzialità verdi e produttive, dei suoi prodotti e del suo paesaggio.

Liberare la città significa, però, fare scelte coraggiose, a partire da alcuni asservimenti industriali e militari. La chiusura definitiva della centrale di Brindisi Nord e’ una scelta ineliminabile e irreversibile per qualsiasi strategia per il futuro della città. Bisogna destinare quell’area al porto, a interventi leggeri di economia verde e sostenibile. Bisogna ridare alla città quell’area per meglio utilizzarla e per poter utilizzare le stesse aree limitrofe e prospicienti come il castello a mare.

Bisogna, inoltre, valorizzare le infrastrutture cittadine migliorandone l’interconnessione e fruizione per Brindisi e per il Salento. Un nuovo rapporto con Lecce e’ necessario anche dal punto di vista infrastrutturale. Rimango convinto che Lecce e Brindisi non solo possono ma devono diventare poli di uno sviluppo integrato. Il porto, l’aeroporto, la storia, la cultura possono unire sempre di più questi territori anche ricorrendo ad una nuova strumentazione strategica, utile, tra l’altro, per un diverso uso degli stessi fondi europei.

Queste scelte presuppongono un ruolo forte e autorevole del governo della città,intesa come comunità,e che, come tale, e’ chiamata a riprendersi il comando,la regia del proprio territorio. Brindisi deve tornare a essere la città delle persone,deve sentirsi comunità con una identità definita e aperta, e, capace di essere componente importante e qualificata di una governance di un territorio inteso come parte di un’area vasta da mettere in rete e da valorizzare. Mi chiedo, e’ possibile una progettazione del futuro della città senza che le funzioni della programmazione delle infrastrutture risentano e rientrino nelle scelte strategiche del Comune? Il piano regolatore del porto,oltremodo vecchio,ormai incompatibile con la stessa città per come si è venuta a configurare, può non rientrare nell’ambito del nuovo assetto urbanistico così come previsto dal documento preliminare al PUG? Gli interventi sul porto possono ancora essere la sommatoria di convenienze e interessi momentanei di chi presiede l’autorità portuale? E ancora,il consorzio Asi può continuare a programmare e proporre opere pubbliche inutili e contraddittorie,annullando,tra l’altro, la propria funzione di servizio alle imprese e alle infrastrutture esistenti,per ricercare finanziamenti prescindendo da un necessario coordinamento degli interventi e da un loro utilizzo nel territorio della città? E mi chiedo, il consorzio Asi e’ ancora necessario?

Aeroporti di Puglia può consolidare e rilanciare ulteriormente l’aereoporto di Brindisi senza un raccordo con il Comune e l’idea di città prevista dalla pianificazione urbanistica per i prossimi 20/30 anni? La STP può riprogrammare i propri servizi a prescindere dalle competenze del comune in materia di mobilità e della sua organizzazione per una città più sostenibile e più moderna?

Il futuro non si costruisce sommando interventi occasionali e opere pubbliche pensate,progettate e/o realizzate solo per utilizzare fondi pubblici. È stato ed è il limite della nostra città.

Bisogna aiutare invece la città a riprendersi il proprio ruolo di governo per farlo diventare la”governance” del territorio.

E’ giusto, come si dice, fare squadra,ma per fare questo è necessario che qualcuno si occupi della regia e questa non può che essere quella in capo al governo cittadino. A due condizioni,però,la prima:questa regia deve avere autorevolezza,competenza e visione; la seconda: tutti gli enti, devono accettarla riconoscerla e cooperare con essa.

La città ha bisogno di essere riorganizzata e di crescere in un nuovo ordine urbano.Tutte le energie disponibili,libere da dietrologie,le professioni,gli interessi organizzati,gli abitanti dei quartieri e delle periferie,le associazioni,devono cogliere l’occasione del PUG per non farlo diventare atto burocratico e amministrativo e per partecipare alla costruzione della città del futuro. Recita un proverbio:”Non si può pensare di fare cose nuove e diverse quando,si continuano a fare le stesse cose”. Con il PUG siamo chiamati a fare cose nuove per il bene comune e per il bene della città e senza commettere gli errori del passato. I candidati a sindaco si spera che lo tengano presente.

Carmine Dipietrangelo

Presidente LeftBrindisi

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