On. Ciracì (CoR) presenta una Risoluzione a tutela dell’olio di qualità italiano: «Servono precisi impegni, eccoli»

«Oggi è più che mai necessario tutelare le nostre produzioni tipiche di qualità,

con particolare riguardo a quella dell’olio d’oliva vergine ed extravergine». Lo dichiara l’On. Nicola Ciracì (CoR – Conservatori e Riformisti), componente della XIII Commissione Agricoltura della Camera e primo firmatario di una risoluzione parlamentare finalizzata a impegnare il Governo ad adottare ogni più opportuna iniziativa che muova in questa direzione. Il documento, presentato ieri in Aula, prende le mosse dalla Relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, relazione che approderà entro questa settimana a Montecitorio. Lungi dal mantenersi sul generico, l’On. Ciracì e gli altri suoi colleghi firmatari suggeriscono al Governo tutta una serie di misure preventive utili allo scopo.

Nello specifico:

-     - L’indicazione obbligatoria per gli oli d’importazione della classificazione merceologica e delle analisi chimico-fisiche e organolettiche da redigere alla partenza e indicate sul Documento di trasporto, sia in forma cartacea che telematica così che si possa conoscere in anticipo provenienza, modalità di viaggio e destinatario del prodotto;

-     - Un maggiore coordinamento tra le diverse istituzioni – Capitanerie di Porto, Autorità Doganali e Istituto centrale qualità e repressione frodi (ICQRF) – competenti per i controlli in ambito portuale. A tal proposito, si rende opportuno la creazione o comunque l’integrazione del sistema SIAN (Sistema informativo agricolo nazionale) con una certificazione sul “trasporto” dell’olio, sulla falsariga di quella già adottata per il comparto vinicolo;

-       - L’immediata entrata in funzione del RUCI (Registro unico dei controlli ispettivi) sulle produzioni agroalimentari vigilate, la cui adozione era stata già annunciata dal Ministero delle Politiche agricole e forestali lo scorso 7 maggio 2105, e/o in subordine l’istituzione o integrazione al RUCI di un Registro nazionale delle rese produttive degli oliveti, il cui ruolo sarà quello di riportare il valore “teorico massimo” o le “stime” circa le capacità produttive olivicole annuali, anche in funzione delle differenti varietà presenti sul territorio nazionale. Ciò consentirebbe di stabilire la capacità produttiva olivicola nazionale e di valutare l’eventuale autorizzazione all’approvvigionamento di materie prime o prodotti lavorati dall’estero, scongiurando sovrapproduzioni ingiustificabili che potrebbero destabilizzare l’economia del comparto;

-       - L’implementazione della ricerca scientifica e dello studio di soluzioni tecnologiche innovative, che possano realmente essere utilizzate per tutelare il Made in Italy, non soltanto in sede penale, ma pure con analisi di routine per superare la dannosa piaga dell’ “olio di carta”. Ciò, anche partendo dalle attuali conoscenze genomiche sull’olio extravergine d’oliva: nel 2014 si è concluso il progetto “Certolio” (Certificazione della composizione varietale, dell’origine geografica e dell’assenza di prodotti di sintesi negli oli extravergini di oliva), finanziato dal Ministero dello Sviluppo economico, che ha permesso di compilare un database contenente i profili molecolari dell’85 per cento delle varietà di olivo italiane. Codificare attraverso uno strumento legislativo efficace l’utilizzo dell’analisi del DNA quale prassi ordinaria per accertare l’identità degli oli, diventa indispensabile se davvero si vuole tutelare la tracciabilità del vero extravergine d’oliva e contrastare le, purtroppo sempre più numerose, contraffazioni.

Una posizione, quella del deputato Ciracì, condivisa e sottoscritta da altri dieci suoi colleghi di CoR: Rocco Palese, Trifone Alfieri, Maurizio Bianconi, Daniele Capezzone, Gianfranco Giovanni Chiarelli, Massimo Enrico Corsaro, Antonio Distaso, Benedetto Francesco Fucci, Cosimo Latronico e Roberto Marti.

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