Il saluto del Sindaco Pompeo Molfetta in introduzione alla giornata vissuta stamani a Masseria Canali
con la presidente della Camera on. Boldrini
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Signor Presidente,
a nome della mia città e del territorio dell’Alto Salento qui variamente rappresentato, Le porgo i miei saluti e La ringrazio per l’onore che ci rende con questa visita che ha per noi un valore simbolico che va ben oltre i suoi stessi intendimenti.
La Sua presenza in questo luogo rappresenta per noi il suggello, l’atto finale, il compimento di un percorso lungo e sofferto di resistenza e di lotta dello Stato e della comunità civile contro l’aggressione criminale della SCU che ha lasciato qui una scia di sangue e di dolore. Oggi quella ferita non sanguina più, potremmo dire che è guarita per seconda intenzione, lasciando una cicatrice deturpante nel corpo vivo di un popolo che vanta ben altra storia di cultura e civiltà.
Masseria Canali, una volta era un fortino sacrista, oggi è una masseria didattica che grazie a Libera e alla cooperativa Libera Terra è diventata avamposto di legalità e fulgido esempio di riuso sociale dei beni confiscati. Fra pochi giorni in occasione del ventennale della fondazione di Libera, alla presenza del Viceministro delle Politiche Agricole, del Prefetto di Brindisi e del Procuratore Capo della Delegazione Distrettuale Antimafia sigleremo un protocollo d’intesa con i Comuni limitrofi per una gestione condivisa di altri beni confiscati, proseguendo su questo solco affinché questo territorio sia una volta e per tutte e per sempre un territorio de-mafiosizzato.
In ogni modo Lei è qui per rimarcare la necessità che si intensifichi anche la lotta contro un’altra piaga sociale altrettanto crudele e disumana che non fa più clamore perché si è inabissata nell’indifferenza all’ombra della quotidianità: la piaga del caporalato, dello sfruttamento del lavoro bracciantile di tante donne e di tanti extracomunitari sfruttati e maltrattati, costretti a viver come bestie e talvolta anche a morire come bestie. È un esercito silenzioso di 400.000 lavoratori e lavoratrici che prendono dai 25 ai 30 euro per dieci ore di fatica, di una fatica, che io conosco molto bene, di una fatica che ti spezza le reni e ti toglie il ben dell’intelletto per un tempo che non finisce li nei campi del metapontino perché poi bisogna tornare a casa stivati in vecchi e squinternati pulmini che si mangiano altro tempo e altra vita.
Non basta aver introdotto nel Codice di Procedura Penale art. 603 bis il “reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, bisogna rapidamente approvare in Parlamento il disegno di legge approvato in consiglio dei ministri a novembre per offrire ai territori strumenti operativi di controllo oltre che di repressione, di ristoro economico delle vittime e di incentivazione alle imprese che attuano contratti in chiaro
Ma Lei è anche qui per festeggiare il 1° maggio del lavoro che rende liberi, del lavoro strumento di emancipazione dei popoli, del lavoro che lega i rapporti sociali ma è difficile festeggiare nella terra del lavoro che non c’è, nella terra in cui tanti giovani dispiegano le ali a stormo per un’altra ondata migratoria, dolorosa tanto quanto quella dei loro nonni. Cosa possiamo noi dire a questi giovani e ai loro padri umiliati e disperati.
Qualcuno nelle sedi opportune dovrebbe ricordarsene quando si costruiscono i Piani Strutturali di intervento per il Mezzogiorno quando si enfatizza il così detto “Patto per il Sud” e poi si riducono e si stornano le risorse dedicate, quando il riparto dei Fondi di Sviluppo e Coesione 2014-2020 si assottiglia lungo la Salerno Reggio Calabria e ancor più si sbriciola nella Puglia che oggi sembra quasi abbia qualcosa da cui farsi perdonare.
Bisogna ricordarsi ancora che non c’è sviluppo e non c’è lavoro se non c’è un deciso intervento dello stato e tutto viene lasciato in balia dell’economia di mercato. Ci vuole un piano serio piano di investimenti in infrastrutture, tecnologia ed innovazione nel settore dell’agricoltura, dell’agroindustria, del turismo, delle energie rinnovabili e dell’ambiente. Ma noi siamo un popolo fiero e sapremo certamente trovare le energie e le risorse per riscattare questa terra meravigliosa e amara.
Pompeo Molfetta